EMERSON: processi Oil & Gas più sostenibili

impianto oil&gas

Nel 2020 si è registrato un abbassamento significativo delle emissioni di anidride carbonica, in buona parte però dovuto ai lockdown generali, la prima parte di una trasformazione digitale nel settore Oil&Gas

Chi opera in settori ad alto impatto ambientale, come l’Oil & Gas, sa bene che la produzione sostenibile passa attraverso lo sviluppo e l’impiego di tecnologie avanzate e non può prescindere da scelte strategiche coraggiose per avviarsi alla trasformazione digitale.

In base a uno studio pubblicato sulla rivista Nature e condotto da un team internazionale di scienziati, nei primi sei mesi del 2020 le emissioni di anidride carbonica mondiali sono calate dell’8,8%, che corrisponde a circa 1,5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica in meno rilasciate nell’atmosfera.

Il mondo però si è rimesso in moto e ridurre le emissioni nocive rimane obiettivo prioritario per il settore produttivo, soprattutto per i comparti a maggior impatto ambientale.

L’evoluzione tecnologica degli ultimi anni ha fornito un grande contributo ai processi produttivi e operativi nel mondo dell’Oil & Gas. Oggi i fornitori sono tenuti a rispondere alle nuove esigenze operative legate alle sfide ambientali. In questo contesto opera anche Emerson, che propone ai clienti del settore Oil&Gas una chiara visione degli scenari tecnologici più congeniali allo sviluppo di una produttività altamente sostenibile.

L’Industrial Internet of Things sta attivamente accompagnando la trasformazione digitale degli impianti.

I protocolli di comunicazione wireless, affidabili, pervasivi e scalabili, permettono il monitoraggio degli impianti e della produzione in tutti i suoi aspetti.

I dati raccolti, analizzati con piattaforme software che utilizzano modelli di analisi sia di tipo fisico sia algoritmi di intelligenza artificiale, restituiscono direttamente all’utente le informazioni utili nel momento in cui sono più necessarie, facilitando e ottimizzando il lavoro di chi deve garantire l’efficienza e la produzione.

L’utilizzo delle ultime tecnologie in termini di dispositivi mobili, dagli smartphone e dai tablet industriali fino alle soluzioni indossabili di realtà aumentata, permettono una interazione con gli impianti immediata, efficace come mai prima era stato possibile.

I dispositivi di realtà aumentata, inoltre, permettono la collaborazione diretta in audio e video con gli specialisti, sia interni che esterni, garantendoci così il pieno supporto mentre continuiamo ad operare a mani libere sul nostro impianto.

A complemento di tutte queste tecnologie digitali, e con l’obiettivo di migliorare la produttività e la collaborazione grazie a un efficace collegamento tra persone e tecnologie, Emerson ha lanciato la nuova piattaforma digitale MyEmerson e i servizi di collaborazione da remoto Connected Services.

MyEmerson è una piattaforma digitale che migliora la collaborazione tra i reparti all’interno dell’intera organizzazione e permette di connettersi in maniera rapida ed efficace, offrendo visibilità delle informazioni critiche in modo da poter lavorare in modo più efficiente.

La varietà di strumenti inclusi in MyEmerson consente di progettare rapidamente soluzioni, gestire software e risorse installate, collaborare con esperti e ottimizzare i processi di approvvigionamento per ottenere miglioramenti misurabili in termini di velocità e produttività.

MyEmerson, infine, grazie all’accesso immediato alla documentazione dei dispositivi, ai manuali per le installazioni, agli elenchi dei pezzi di ricambio e ricambi consigliati, aiuta il personale di impianto a svolgere il proprio lavoro in modo più rapido, pianificare attività e manutenzioni, tenere sotto controllo e gestire al meglio il ciclo di vita dei dispositivi.

Per quanto riguarda i Connected Services, Emerson propone soluzioni in grado di sfruttare tutti i vantaggi che la trasformazione digitale mette a disposizione, riducendo le tempistiche di intervento, sia per quanto riguarda le attività di manutenzione periodiche, sia per quanto riguarda la gestione e manutenzione ottimale degli asset di processo e di sistema

Le applicazioni di Connected Services targate Emerson sono già operative nel settore Oil&Gas, in particolare su impianti offshore e raffinerie in Italia e in Europa.

Si tratta di sistemi di Rotating equipment, ovvero monitoraggio e analisi dati per la predizione e la protezione dei dispositivi, sistemi di Static equipment, ovvero monitoraggio da remoto per ridurre i rischi di corrosione ed erosione, Steam System per il monitoraggio energetico e identificazione perdite, e Sistemi di controllo, valvole e strumentazione di campo per il monitoraggio da remoto, gli interventi di manutenzione e calibrazione, l’ottimizzazione e la gestione degli allarmi

Termocamera testo 883 per la manutenzione predittiva

Testo presenta la nuova termocamera testo 883, ideale per la manutenzione predittiva e il facility management

Grazie ad una migliore qualità d’immagine e a report professionali, la termocamera testo 883 interamente sviluppata e prodotta in Germania, riduce il carico di lavoro quotidiano degli esperti nel funzionamento efficiente degli impianti ed è ideale per la manutezione predittiva e il facility management

Gli operatori della manutenzione e del facility management possono fare la differenza tra una giornata riuscita con obiettivi di produzione raggiunti e perdite causate da tempi d’interruzione imprevisti.

Inoltre, il loro lavoro è reso più arduo da costanti pressioni temporali, oneri amministrativi e di documentazione tutt’altro che produttivi e, a volte, anche da strumenti inadeguati.

A tal fine, la termocamera testo 883 offre una risoluzione a infrarossi di 320 x 240 pixel, espandibile anche a 640 x 480 pixel con la tecnologia testo SuperResolution incorporata. E con la messa a fuoco manuale gli utenti hanno il pieno controllo dell’immagine termografica in ogni momento.

Gestione automatica delle immagini

Un tipico problema nella manutenzione: tanti oggetti di misura simili – per esempio quadri elettrici – significano tante immagini termografiche simili.

Prima, per poter assegnare chiaramente le immagini dopo un’ispezione, era necessario creare elenchi complessi o aggiungere un commento vocale a ciascuna immagine termografica.

La tecnologia testo SiteRecognition risolve questo problema riconoscendo automaticamente la locazione di misura e salvando e gestendo automaticamente le immagini termografiche. Ciò impedisce di far confusione, evita gli errori durante la valutazione e fa risparmiare molto tempo eliminando la necessità di assegnare manualmente le immagini.

Lavorare in rete

La termocamera testo 883 si integra senza soluzione di continuità nella gamma di tecnologia di misura digitale di Testo. Con la termocamera testo Thermography App è possibile analizzare rapidamente le immagini termografiche su uno smartphone/tablet o condividerle con colleghi e superiori. I valori misurati dalla pinza amperometrica testo 770-3 sono inoltre integrati direttamente nell’immagine termografica.

Ad esempio, quando si controllano quadri elettrici è possibile registrare lo stato di carico direttamente nell’immagine termografica per valutare in modo affidabile le condizioni dell’impianto.

La termocamera testo 883 è disponibile in una configurazione standard o sotto forma di kit avanzato con teleobiettivo, batteria aggiuntiva e stazione di carica da tavolo. 

Terranova: interruttore di livello in veste digitale

misuratore di livello digitale

Lo storico interruttore di livello a ultrasuoni ASL, è stato presentato in una nuova veste interamente digitale

L’ultra-collaudato principio tecnico di misura a ultrasuoni, sul mercato ormai da oltre 20 anni con decine di migliaia di installazioni nei vari settori industriali, viene integrato a un’elettronica completamente digitale.

I vantaggi che ne derivano sono un miglioramento della flessibilità di calibrazione, una più semplice e aumentata gestione delle uscite di corrente e/o relay e una diagnostica estremamente rafforzata.

Questo nuovo sviluppo permetterà all’interruttore di livello di affacciarsi verso nuove possibili applicazioni con limiti estremi di pressione e temperatura, che vanno al di là delle consolidate applicazioni industriali.

La serie ASL si presenterà sul mercato forte delle certificazioni CE, ATEX, IEC-Ex, PED, SIL nonché Type Approvals per applicazioni navali e Offshore oltre a RINA e DNV.

Il continuo impegno nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni innovative accompagnati da quasi 100 anni di esperienza (dei brand proprietari Spriano, Valcom & Mec-Rela fanno di Terranova il partner ideale nella fornitura di strumentazione per la misura e il controllo di livello, pressione, temperatura, portata, peso specifico e presenza di liquidi nei processi industriali.

L’azienda

TERRANOVA, gruppo che riunisce i più antichi e storici marchi italiani di strumentazione di processo: Spriano (1923), Valcom (1974) e Mec-Rela (1976), vanta un vasto portafoglio di esperienze e soluzioni per tutte le Industrie di Processo e si impegna a portare avanti la grande tradizione manifatturiera italiana attraverso un’ampia offerta di soluzioni.

Spriano® inizia la sua attività nel 1923 producendo manometri e termometri.

Nel 1936 è la prima azienda in Italia a produrre un controllore pneumatico modulante, contribuendo a un consistente miglioramento tecnico nell’Automazione e Controllo Industriale nei settori della gomma, Oil&Gas e Alimentare.

Fondata a Milano nel 1974, Valcom ha iniziato con la progettazione e produzione di strumenti di misura e controllo con competenze specifiche nel settore della cellulosa e della carta. Nei primi anni ’90 entra in modo significativo nel settore Marine con una selezione dei materiali adatti per applicazioni marine e offshore.

Infine, nel 1976, fu progettata e prodotta una linea completa di Valvole di Controllo con il nome di Mec-Rela, fornendo soluzioni efficaci ed efficienti per applicazioni industriali anche in condizioni estremamente difficili.

Oggi Terranova si presenta al mercato con una rinnovata grafica del brand e dei marchi con l’esigenza di raccontarsi al mercato, riscoprendo valori, storia e specificità che la contraddistinguono dal 1974.

www.terranova-instruments.com

ENEA Energie Rinnovabili: bioidrogeno dal nuovo impianto ad alto rendimento

Alimentato sino ad oggi con gli scarti alimentari della mensa del Centro Ricerche Casaccia, in futuro produrrà anche bioidrogeno e sarà implementato con pannelli fotovoltaici.

ENEA ha realizzato presso il Centro Ricerche Casaccia un nuovo impianto sperimentale per produrre biogas e bioidrogeno in grado di aumentarne resa e contenuto in metano oltre il 70%, riducendo volumi, tempi e costi di produzione rispetto agli impianti “tradizionali”.

Parimenti al gas naturale, il biometano può essere usato nei trasporti e per produrre sia calore che energia elettrica.  

Nel prossimo futuro, l’impianto verrà ampliato e dotato di altri componenti per sperimentare su scala pilota, anche in collaborazione con l’industria del settore, una serie di innovazioni tecnologiche e di processo molto promettenti per la produzione di biometano e bioidrogeno.

In particolare, si prevede di realizzare una copertura con pannelli fotovoltaici, che serviranno sia per alimentare le utenze dell’impianto che per produrre, mediante elettrolisi dell’acqua, una corrente di idrogeno che verrà impiegata in processi innovativi di bioconversione della CO2 contenuta nel biogas in metano.

L’impianto si compone di un digestore pilota del volume di 1 m3 e di un dispositivo innovativo a campi elettrici pulsati – di taglia ridotta rispetto a quelli in commercio – che incrementano la resa di conversione in biogas, accelerando la degradazione della cellulosa, la componente più rilevante delle biomasse utilizzate.

Adatto per essere alimentato con biomasse cosiddette “povere”, come canne, paglia, residui agricoli o rifiuti organici, al momento funziona con gli scarti provenienti dalla mensa del Centro.

“La produzione di biogas da impianti di digestione anaerobica è considerata una tecnologia matura ampiamente diffusa sul territorio nazionale, in particolare nel Nord Italia, ma presenta delle criticità, specie nel caso di utilizzo di una percentuale rilevante di biomasse povere”, evidenzia Vito Pignatelli, responsabile del Laboratorio ENEA di “Biomasse e Tecnologie per l’Energia”.

In questo caso, infatti, la ridotta efficienza di conversione della biomassa, pari a circa il 50-60%, e il ridotto contenuto in metano, intorno al 50%, fanno aumentare i costi per l’eventuale immissione in rete del biogas che per legge deve avere un contenuto minimo di metano del 97%.

“Grazie alle innovazioni sviluppate nei laboratori dell’ENEA, come ad esempio l’impiego di miscele selezionate di funghi e batteri e la separazione dei diversi stadi del processo di digestione anaerobica in due diversi reattori (processo bistadio), oltre ad aumentare le rese di conversione di biomasse povere, siamo anche in grado di prevenire perdite di produttività in quanto, se si verifica un problema nel primo reattore, mentre si interviene su questo, il secondo continua a produrre metano regolarmente”, aggiunge Pignatelli.

Un elemento importante e innovativo rispetto ad altre infrastrutture di ricerca in ambito nazionale è la grande flessibilità, con la possibilità di verificare su scala pilota l’efficacia di diverse opzioni e configurazioni di processo, applicate separatamente o in modo combinato, testando soluzioni tecnologiche che possano essere proposte sul mercato per l’eventuale potenziamento ed efficientamento degli impianti già esistenti.

“I benefici sono comunque anche altri e di carattere più generale: utilizzando scarti alimentari contribuiamo alla riduzione dei rifiuti e con l’impiego di biomasse povere siamo in grado di valorizzare economicamente scarti dell’agricoltura, che rimangono in gran parte inutilizzati o, in prospettiva, recuperare a fini produttivi terreni degradati o comunque non utilizzabili per l’agricoltura convenzionale, come le aree in prossimità delle discariche”, conclude Pignatelli.

L’intero processo di produzione del biogas nell’impianto sperimentale è inoltre gestito da un sistema di controllo basato su un software dedicato che consente di programmare le operazioni, misurare “in continuo” il volume e la composizione del biogas prodotto e i principali parametri di processo quali temperatura, pH e livelli.

SICK: lettori a camera per codici in miniatura

SICK Lector61x

Con il Lector61x, SICK amplia la sua gamma di lettori di codici a camera. Il dispositivo compatto rileva codici 1D, 2D e Stacked per identificare, ispezionare o monitorare i processi di produzione

La tendenza a produrre lotti costituiti da un solo pezzo (batch size 1) guida lo sviluppo di nuovi processi produttivi nel settore dell’automazione.

Per garantire tempi di produzione brevi, nonostante la continua richiesta di personalizzazioni e per rimanere competitivi nella produzione, SICK fornisce soluzioni specifiche basate su sensori come il nuovo Lector61x.

Riconosciuto come “il più piccolo lettore 1D/2D a camera”, il Lector61x misura appena 30 mm x 40 mm x 50 mm e va ad integrare la serie Lector per il rilevamento di codici 1D, 2D e Stacked.

Oltre al settore logistico e automobilistico viene utilizzato soprattutto per la tracciabilità di delicati componenti miniaturizzati, specialmente nell’industria elettronica e solare per l’identificazione di componenti, dispositivi elettronici e circuiti stampati, nonché per l’ispezione di date di scadenza, serializzazione e identificazione del contenuto di imballaggi nel settore dei beni di consumo.

Grazie alla custodia compatta e al sistema di montaggio ad innesto rapido può essere installato senza problemi su linee di produzione con spazio limitato.

Il Lector61x si distingue per le sue eccezionali caratteristiche di lettura di codici molto piccoli, di scarsa qualità e con distanze di lettura brevi.

E’ in grado di leggere persino codici non visibili dall’occhio umano.

Il suo potente decoder DPM permette inoltre la lettura di codici laserati o punzonati tramite algoritmi di decodifica intelligenti, anche in caso di basso contrasto, sporco o bassa qualità di stampa del codice.

L’illuminazione flessibile con 8 LED e due set di colori può essere personalizzata a piacimento e consente un’identificazione affidabile dei codici, indipendentemente dalla superficie o dal colore del codice.

Infine la nuova funzione di messa a fuoco graduale con LED di feedback e LED di puntamento permette una messa in servizio semplice e immediata. Immagine: SICK_Lector61x_0085363

Rockwell Automation, con LifecycleIQ™ Services un nuovo valore industriale

nuovo brand LifecycleIQ Services

Il portafoglio esteso di servizi professionali associa conoscenza e tecnologia finalizzate a costruire partnership a lungo termine e rispondere alle esigenze dell’intera catena del valore industriale

Rockwell Automation, per aiutare le aziende a innovare più velocemente e in modo più sostenibile, in particolare in contesti difficili come quelli attuali, evolve le proprie capacità di servizio e soluzioni e lancia un nuovo marchio: LifecycleIQ Services.

Il nuovo marchio, tramite l’estensione delle modalità di interazione dei clienti con la tecnologia Rockwell Automation e con professionisti altamente qualificati, aiuta le aziende a incrementare le proprie prestazioni e a individuare nuovi spunti di miglioramento lungo l’intera catena del valore industriale.

LifecycleIQ Services rappresenta per i clienti la partnership trasformativa per rispondere ai loro attuali bisogni e alle loro aspettative.

I servizi, combinando le tecnologie digitali con un esteso patrimonio conoscitivo, aiutano le aziende a lavorare più velocemente, in modo più intelligente e con maggiore agilità, in ogni fase del loro ciclo di business.  

I LifecycleIQ Services aiutano le aziende ad esprimere la potenza di una Connected Enterprise nella progettazione, nelle operation e nella manutenzione, sia in contesti greenfield che brownfield.

I LifecycleIQ Services sono stati illustrati nel corso dell’evento Automation Fair At Home. Una registrazione della loro presentazione è disponibile qui.

“LifecycleIQ Services crea un modello di engagement più stretto con i clienti che, non solo può aiutare le aziende a risolvere i problemi, ma anche a vedere opportunità inesplorate nell’ambito della produzione e a trasformarle in realtà”, afferma Frank Kulaszewicz, senior vice president, Lifecycle Services di Rockwell Automation. “Stiamo investendo per poter offrire un’ampia gamma di servizi olistici finalizzata ad aiutare le aziende ad essere più produttive, sicure e protette in qualsiasi fase del ciclo di vita di un prodotto, di un processo o di un impianto”.

Le aziende industriali possono utilizzare LifecycleIQ Servces per raggiungere obiettivi diversi.

Estrapolare maggior valore dalle iniziative di trasformazione digitale

Talvolta, le iniziative digitali fanno fatica a decollare perché le aziende non sanno quali passi intraprendere o da dove iniziare. Utilizzando la conoscenza e l’esperienza messe a disposizione dai LifecycleIQ Services, le aziende possono pianificare, implementare e far evolvere strategicamente le proprie iniziative digitali.

Il supporto può iniziare dalla definizione degli obiettivi strategici, dall’identificazione di casi d’uso e dalla quantificazione del valore aziendale.

Rockwell Automation può quindi continuare a supportare i clienti attraverso l’implementazione, la manutenzione continua e l’innovazione senza limiti.

Riduzione del rischio grazie al supporto globale per la sicurezza informatica

Oggi la cybersecurity è una priorità assoluta, ma sono poche le aziende che dispongono di specialisti con conoscenze in materia di sicurezza sia nell’ambito informatico che operativo (IT/OT).

Rockwell Automation si distingue nettamente per la propria capacità di far fronte a complesse sfide di sicurezza negli ambienti IT/OT.

L’azienda oltre a conoscere a fondo l’ambiente OT e le modalità del suo interfacciamento con l’IT, è in linea con gli standard di sicurezza del settore.

I LifecycleIQ Services supportano le aziende nell’adozione di un approccio proattivo alla sicurezza informatica e nell’affrontare gli attacchi nel loro continuum – prima, durante e dopo un evento.

Inoltre, in considerazione del fatto che un numero sempre crescente di aziende connette i propri impianti a operatori remoti e a partner come i costruttori di macchine (OEM), Rockwell Automation si è strutturata al fine di aiutare queste realtà nel proteggere tali connessioni tramite servizi di accesso remoto sicuro e valutazione della vulnerabilità della sicurezza.

Migliorare il supporto della forza lavoro

Le aziende necessitano di nuove modalità per offrire un supporto alla propria forza lavoro poichè devono far fronte a sfide globali in materia di salute e alla carenza di competenze causata dal pensionamento di lavoratori qualificati e dall’introduzione di nuove tecnologie. Oltre a ciò le aziende hanno bisogno di supportare il proprio personale per poter sfruttare al meglio le tecnologie IIoT.

I LifecycleIQ Services possono aiutare le aziende a far fronte a tali sfide e nel colmare le carenze della propria forza lavoro, identificando le priorità e creando programmi ad hoc di sviluppo del personale.

Rockwell Automation sfrutta anche le capacità di supporto da remoto e le tecnologie di realtà aumentata per aiutare le aziende ad interagire virtualmente con i tecnici, per rafforzare le competenze attraverso la formazione virtuale e per fornire servizi di sicurezza e protezione senza dover inviare personale presso gli impianti.

Per migliorare la customer experience, i LifecycleIQ Services stanno anche introducendo nuove modalità contrattuali che inglobano più servizi in un unico accordo.

Un Integrated Service Agreement consente infatti alle aziende di selezionare un pacchetto di offerte per semplificare le loro esigenze di supporto ed avere un solo numero da chiamare per accedere agli esperti e per ricevere un servizio prioritario.

Le aziende possono ottenere assistenza tecnica 24×7, servizi di riparazione, report e analisi, servizi in loco e altro ancora.

Il tutto previsto da un unico contratto integrato.

Energia termica industriale: recupero e conversione

Il progetto I-Therm di Synesis ha concepito due tecnologie di recupero del calore per temperature di esercizio comprese tra i 200 e i 1.350 °C e ha sviluppato due tecnologie per la trasformazione del calore in elettricità

L’obiettivo del progetto I-Therm di Synesis, lanciato nel 2015 e nella sua fase conclusiva allo scorso dicembre, era quello di dimostrare tecnologie e processi orientati ad un efficiente e conveniente recupero di calore negli impianti industriali, nel range di temperatura tra 70°C e 1000°C, nonché l’integrazione ottimale di tali tecnologie con sistemi di generazione di energia esistenti o con elettricità generata dal recupero di calore in eccesso.

Il progetto ha ricevuto fondi dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea.

Synesis dunque ha partecipato al progetto con il ruolo di system integrator, focalizzandosi su aspetti relativi al controllo e al monitoraggio dei sistemi sviluppati.

I sistemi di controllo e monitoraggio sono stati sviluppati adottando la tecnologia IEC-61499, uno standard in continua evoluzione che Synesis supporta dalla sua prima comparsa, collaborando con attori della ricerca e dell’industria durante numerosi progetti di ricerca e implementazioni pilota.

A seguito delle severe condizioni di lavoro caratteristiche di questi contesti industriali, e funzionalità di monitoraggio remoto sono considerate un requisito essenziale, in quanto permette l’osservazione continua del comportamento del sistema e la possibilità di intercettare, o talvolta anche di prevedere, possibili anomalie.

Per questo, Synesis ha sviluppato un duplice sistema in grado di monitorare i segnali a livello di driver, memorizzarli in un database locale e pubblicarli su un ulteriore sistema remoto, accessibile attraverso una interfaccia grafica basata su tecnologie web.

Tale disaccoppiamento dei differenti sottosistemi consente di controllare possibili criticità, causate da un lato dalle avversità degli ambienti industriali, dall’altro dalla latenza e possibile indisponibilità della connessione internet.

Tutte e quattro le tecnologie sono coadiuvate dal monitoraggio continuo dei parametri chiave di prestazione e dalla regolazione automatica in tempo reale. Il progetto ha inoltre aggiornato la serie di strumenti Einstein, che permette l’analisi rapida della fattibilità e degli aspetti economici del recupero e dell’utilizzo del calore residuo per l’inclusione delle tecnologie di I-Therm.

L’economizzatore a condensazione con tubi di calore (200-500 °C) del progetto è studiato per aumentare l’efficienza del recupero del calore proveniente da caldaie o altri fumi di combustione. Il dispositivo è in grado di recuperare il 10-25% in più di energia rispetto agli economizzatori senza condensazione ed è particolarmente adatto a scarichi “sporchi” acidi  presenti nell’industria petrolchimica, cementiera, vetraria, siderurgica e alimentare.

L’industria siderurgica potrebbe trarre enormi vantaggi dal sistema a tubi di calore piatti (Flat Heat Pipe System, FHPS), concepito per recuperare il calore radiante dal raffreddamento di prodotti su un nastro trasportatore a partire da una temperatura di 1.350 °C fino ad arrivare a 300 °C.

Il sistema a ciclo flash trilaterale (Trilateral Flash Cycle, TFC) è adatto alla conversione calore-elettricità da flussi di calore residuo a bassa temperatura (70-200 °C), presenti soprattutto nell’industria petrolchimica, metallurgica, della carta, della pasta di carta e di alimenti e bevande. Il sistema TFC favorisce un maggiore potenziale di recupero del calore e una produzione energetica superiore per unità di calore immessa rispetto ai sistemi tradizionali a ciclo Rankine a fluido organico. Infine, il ciclo di trasformazione calore residuo-elettricità a CO2 supercritica (sCO2) è una tecnologia unica, nonché il primo sistema completo a essere funzionante in Europa. Questa tecnologia interviene sul calore residuo ad alte temperature (400-1.000 °C) nell’industria siderurgica, cementifera, vetraria e petrolchimica. La produzione di energia elettrica delle tecnologie a TFC e a CO2 supercritica ammonta rispettivamente a 100 kilowatt elettrici (kWe) e 50 kWe.

Tre delle quattro tecnologie sono state selezionate dal Radar dell’innovazione della Commissione europea, che individua le soluzioni innovative più promettenti e le menti innovatrici che le hanno create, fornendo loro la consulenza di esperti affinché approdino sul mercato. Il suo obiettivo è quello di “creare un flusso constante di aziende tecnologiche promettenti capaci di trasformarsi nei futuri campioni industriali”. 

La tracciabilità dei rifiuti di plastica nell’ambiente

plastica e inquinamento

IBM The Alliance to End Plastic Waste hanno annunciato che IBM entrerà a far parte di Alliance come Membro Sostenitore della value chain dei beni di consumo e della plastica


Alliance è un’organizzazione no-profit nata per riunire in un’unica comunità tutti i membri della value chain dei beni di consumo e della plastica per combattere la sfida globale relativa ai rifiuti.

IBM collaborerà con Alliance per progettare una nuova piattaforma dati ospitata su IBM Cloud con l’obiettivo di tracciare i rifiuti plastici e contribuire al loro recupero a livello globale.

Chiamata Plastics Recovery Insight and Steering Model (“PRISM”) la piattaforma servirà come unica fonte di dati coerenti che forniranno informazioni sulle azioni intraprese da ONG, membri della value chain, comunità, autorità di regolamentazione e altre organizzazioni per migliorare le decisioni e i programmi di gestione dei rifiuti.

La piattaforma sarà progettata per consentire alle parti interessate di far confluire e unire vari set di dati in modo utili a collaborare e affrontare la sfida dei rifiuti plastici.

Le principali aree di intervento comprendono: il consumo e la raccolta della plastica, i rifiuti plastici generati e dispersi nell’ambiente, la gestione dei rifiuti e le soluzioni di riciclo in atto. Ulteriori set di dati verranno inclusi man mano che lo strumento verrà ampliato.


Un ostacolo molto significativo che dobbiamo affrontare nel combattere la sfida dello spreco di plastica è come riunire la moltitudine di dati esistenti in modo verificabile, flessibile e operativo“, ha detto Nick Kolesch, Vice Presidente per i Progetti, Alliance to End Plastic Waste. “IBM Cloud offre la flessibilità a tutti gli stakeholder e i partecipanti di contribuire in modo sicuro fornendo i propri dati, attraverso un percorso facile per la migrazione, l’hosting e l’accesso. Siamo lieti che IBM si sia unita ai nostri sforzi e siamo emozionati per il contributo in termini di soluzioni, tecnologie avanzate e capacità che IBM potrà apportare nel perseguimento della nostra missione“.


La plastica gioca un ruolo essenziale nella nostra economia globale, dal semplice imballaggio per la spedizione, ai materiali critici e salvavita per gli ospedali e gli operatori sanitari“, ha detto Manish Chawla, Global Industry Managing Director, Energy, Resources, and Manufacturing di IBM.

Sfruttando la potenza del cloud e dell’intelligenza artificiale possiamo riunire dati preziosi e disparati in un ambiente sicuro e flessibile dove tutti, dai membri dell’Alleanza ai governi e alle autorità di regolamentazione, possono collaborare per affrontare questa sfida globale“.


La piattaforma sarà progettata per consentire agli utenti di integrare e scalare facilmente set di dati diversi senza compromettere la loro sicurezza. Il progetto è già in fase di sviluppo con il supporto di IBM Garage – un luogo in cui le organizzazioni possono lavorare con IBM per accelerare l’innovazione e i risultati attesi combinando tecnologia, design e strategia aziendale.


La collaborazione con l’Alleanza si basa sulla lunga esperienza di IBM nell’aiutare le aziende ad operare in modo più sostenibile.

Le tecnologie IBM, tra cui cloud, AI e blockchain, sono utilizzate dai clienti per sostenere i loro obiettivi ambientali.


L’impegno di IBM per l’ambiente risale al 1971, quando pubblicò la sua prima dichiarazione di politica ambientale. Oggi, IBM continua ad impegnarsi per una buona gestione delle risorse del pianeta e ha compiuto notevoli progressi nella gestione dei rifiuti, nella conservazione dell’energia, nell’utilizzo di fonti rinnovabili e nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Il rapporto annuale IBM sull’ambiente descrive nel dettaglio come IBM smaltisce i prodotti e come si adopera per fare in modo che oltre il 95% (in peso) degli scarti venga riutilizzato, rivenduto o riciclato.


L’Alleanza è stata costituita nel gennaio 2019 e comprende più di 50 aziende associate, partner di progetto, alleati e sostenitori con l’impegno di contribuire a porre fine alla dispersione dei rifiuti plastici nell’ambiente.

L’obiettivo è quello di investire 1,5 miliardi di dollari in cinque anni per finanziare e incubare progetti e programmi pilota che creino valore dai rifiuti di plastica e, in ultima analisi, sostengano la realizzazione di progetti di economia circolare. Ad oggi, l’Alleanza ha attivato 14 programmi e iniziative globali e prevede di raddoppiare questo numero nel prossimo futuro.

BEA Technologies filtrazione per uno sviluppo sostenibile

BEA Technologies è impegnata a studiare soluzioni innovative di filtrazione da applicare alle nuove tecnologie di riciclo e di recupero delle plastiche per uno sviluppo sostenibile

L’emergenza ambientale chiede di elaborare nuovi schemi di sviluppo più sostenibili (in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030) e di essere consapevoli del cambiamento per dare risposte alle richieste di una società sempre più attenta.

Ci sono fattori in evoluzione che oggi stanno cambiando i mercati e le modalità di produzione, influenzando soprattutto le giovani generazioni che vogliono essere parte di questo nuovo percorso.

Tutte le aziende sono chiamate a dare una risposta a queste richieste per rimanere presenti in un mercato a tutti i livelli in termini di sostenibilità ambientale e sociale. Qui risiede il bisogno di ripensare i processi di produzione sia in una prospettiva a breve sia a lungo periodo.

 BEA Technologies S.p.A è impegnata nello studio di soluzioni di filtrazione da applicare ai nuovi processi che sono allo studio per il recupero e il riciclo dei vari tipi di plastica.

La necessità è sempre più quella di ridurre la dispersione della plastica nell’ambiente e nei mari e consentire un recupero e riciclo (almeno un parziale) delle tonnellate di plastica che spesso finiscono negli “inceneritori” oppure nelle discariche.

In questo scenario si è venuto a configurare, già da tempo, un approccio di economia circolare che dovrebbe puntare a un maggior recupero e riciclo di molte materie prime da articoli e manufatti che sono stati usati e che  non sono più funzionali. La circolarità può dare risultati molto interessanti soprattutto se applicata, attraverso un corretto utilizzo di tecniche di raccolta differenziata e selezione, al recupero e riciclaggio di specifici classi e tipi di polimeri come potrebbe essere il PET, usato per lo stampaggio delle bottiglie di plastica, o le fibre sintetiche utilizzate nelle fodere dei capi di abbigliamento, oppure il polistirolo usato nelle vaschette dei prodotti alimentari o anche il polietilene degli imballaggi alimentari.

Recentemente alcuni scienziati impiegati presso le università inglesi hanno scoperto una nuova tecnica per il riciclaggio chimico della plastica riportandola quasi allo stato iniziale. Questo metodo è in sperimentazione per migliorare la qualità della plastica riciclata al fine di renderla ancora adatta allo stampaggio o alla formatura di nuovi prodotti e nuovi imballaggi chimicamente inerti e puliti.

BEA Technologies è coinvolta nelle fasi inziali di questo processo dal momento in cui è necessario separare dalla platica frammentata una quantità di materiali estranei che potrebbero inquinare il prodotto finale da riutilizzare. Dato che le quantità di questi residui inquinanti può essere consistente, occorre assolutamente adottare dei sistemi di filtrazione in grado di pulirsi e rigenerarsi facilmente dopo aver separato e accumulato tutti i residui che devono essere separati dalla plastica destinata a ridiventare “quasi vergine”. 

Il sistema di filtrazione proposto, che è completamente chiuso per evitare il rilascio di eventuali vapori e odori nell’ambiente di lavoro, si basa su più contenitori filtranti collegati in parallelo e con alta capacità di accumulo, in modo da poter iniziare il ciclo di scarico e pulizia di un filtro mantenendo gli altri in linea senza interrompere la filtrazione. I residui separati dalla plastica, che rappresentano soltanto una frazione minore di quella che viene riciclata, vengono scaricati in un sistema di convogliamento che li può scaricare in un compattatore o in un sistema alternativo di stoccaggio. Aspettiamo di vedere questa tecnologia passare dalla fase sperimentale all’applicazione su scala industriale per dare maggiore impulso al riciclo. 

L’Emergenza Covid spinge la scelta su temi “green”

L’economia è sempre più green. Si tende a puntare sui Megatrend, ossia fenomeni di lungo periodo destinati a trasformare il mondo che conosciamo, dall’Ambiente al Digitale

L’Ambiente e le risorse naturali, le energie rinnovabili, i cambiamenti sociali e demografici con l’invecchiamento della popolazione, ma anche la tecnologia e l’energia pulita, e ancora la salute, la ricerca e il benessere delle persone.

L’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, ha cambiato profondamente le abitudini e gli interessi del mondo intero, anche in campo economico, e sui risparmi della popolazione. Questi i temi a cui è rivolta oggi più che mai l’attenzione e l’interesse. Si sta spingendo sempre più ad investimenti sostenibili, e a tutti quei “Megatrend” ovvero quelle tematiche che consentono di investire sui fenomeni di lungo periodo, destinati a trasformare il mondo in cui viviamo, lavoriamo, consumiamo.

Un investimento oculato quindi sul nostro futuro e soprattutto su quello dei nostri figli e nipoti.

I Megatrend sono alla base di numerosi fondi, attivi e passivi, di gestioni assicurative e di piani pensionistici che combinano in genere varie tematiche e puntano su molteplici aziende per ridurre il rischio. Tra le società di gestione italiane che stanno maggiormente premendo l’acceleratore sul fronte Megatrend vi sono realtà come Fineco Bank, che propone il fondo dei fondi, FAM Megatrends con cinque tematiche di base, cioè: invecchiamento della popolazione, crescente scarsità d’acqua, veicoli elettrici, cambiamenti climatici e cure oncologiche. L’Associazione ANIMA invece punta in particolare sulla cosiddetta “Silver Economy” ovvero il cambiamento dei modelli di consumo e di trasformazione digitale. Sul fronte delle formule assicurative di investimento ci sono poi alcuni interessanti prodotti come GeneraValore del gruppo Generali Italia che propone di cogliere le opportunità del Megatrend demografici, di business, e investimenti sostenibili.

Le imprese, aziende e industrie, gli investitori in tutto il mondo, chiedono sempre di più sostenibilità per i propri investimenti, e anche in Italia si punta sempre più al risparmio gestito e in generale alle aziende a cui dare fiducia e denaro. Tra i fondi a cui si guarda con interesse, per esempio, c’è ESG- ENVIRONMENTAL (rispetto per l’ambiente) SOCIAL (attenzione al sociale) GOVERNANCE (buon governo) con una gestione aziendale in linea con i principi economici ma soprattutti con quelli etici.

Anche in Italia cresce l’offerta di prodotti sostenibili. Il Gruppo Poste Italiane, ad esempio, integra i principi ESG nei processi di investimento e di assicurazione. con il Fondo Poste Investo Sostenibile socialmente responsabile, che investe in un paniere di titoli selezionato con attenzione specifica ai fattori ambinetali, sociali e di governance e con un benchmark composto da indici che sono essi stessi sostenibili.

E ancora, si chiama Diamond Eurozone Office il fondo immobiliare tutto “green” che ha ottenuto la massima valutazione internazionale Gresb.

Anche il Mediolanum Flessibile Globale è diventato Flessibile Futuro Sostenibile e al tradizionale approccio gestionale affiancherà anche un approccio ESG con l’obiettivo di contribuire alla riduzione delle emissioni di carbone.

A ottobre scorso è stato lanciato inoltre il Best Brands Global Impact da Mediolanum International Funds, soluzione di investimento azionario globale che investe in aziende in grado di generare un impatto positivo in termini sociali e ambientali.