Dubai Future Forum 2023: protagoniste le tecnologie scientifiche

Il Dubai Future Forum 2023, tenutosi il 27 e 28 novembre scorsi presso il Museo del Futuro di Dubai, ha riunito oltre 2.500 partecipanti, tra cui funzionari governativi, politici del settore, amministratori delegati e più di 100 importanti organizzazioni globali provenienti da oltre 100 paesi

a cura della Redazione

L’evento è stato caratterizzato dalla presenza di oltre 150 relatori in più di 70 sessioni, affermandosi come un significativo raduno di futuristi e leader di pensiero

Progresso nella tecnologia medica
Uno dei temi cruciali discussi durante il Forum è stato il crescente progresso della tecnologia in campo medico e life sciences.

È stato evidenziato, per esempio, come, molto presto, gli ictus potrebbero essere diagnosticati in soli 10 minuti, una riduzione significativa rispetto alle attuali 10 ore, grazie al progresso tecnologico. Si prevede che questo progresso rappresenterà un punto di svolta nel trattamento di varie malattie attraverso una diagnosi super precoce. Non solo, ma anche le nuove tecnologie ridurranno il costo delle sperimentazioni mediche fino a 10 volte e le tecnologie A.I. potrebbero ridurre significativamente i costi di produzione di medicinali e dispositivi medici.
Il Dubai Future Forum 2023 ha incluso una discussione significativa sul rapido progresso della tecnologia medica, che è un tema cruciale nell’assistenza sanitaria e nella ricerca contemporanee.

Questa discussione può essere suddivisa in diversi punti chiave:
Diagnosi più rapida degli ictus: uno dei punti salienti è stato lo sviluppo della tecnologia che potrebbe potenzialmente ridurre il tempo necessario per diagnosticare gli ictus da 10 ore a soli 10 minuti. Si tratta di un progresso significativo, poiché una diagnosi più rapida può portare a trattamenti più efficaci e tempestivi, con un notevole impatto sui risultati dei pazienti.
Riduzione dei costi delle sperimentazioni mediche: un altro aspetto della discussione era incentrato su come le nuove tecnologie potrebbero rivoluzionare la struttura dei costi delle sperimentazioni mediche. È stato osservato che questi progressi tecnologici potrebbero ridurre i costi delle sperimentazioni mediche fino a 10 volte. Questa riduzione potrebbe rendere la ricerca medica più accessibile ed efficiente, consentendo uno sviluppo e un’implementazione più rapidi di nuovi trattamenti e farmaci.
Produzione di medicinali economicamente vantaggiosa: le tecnologie di intelligenza artificiale (AI) sono state evidenziate come attori chiave nella riduzione dei costi di produzione di medicinali e dispositivi medici. È stato stimato che l’intelligenza artificiale potrebbe ridurre i costi di produzione dei medicinali di circa 1 miliardo di dollari e ridurre i costi dei dispositivi medici fino a 100 milioni di dollari. Ciò potrebbe rendere l’assistenza sanitaria più conveniente e accessibile su scala globale.
Dare potere ai giovani scienziati: il forum ha inoltre sottolineato il ruolo emergente dei bambini come “scienziati cittadini”.

Con l’accesso a tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e l’informatica quantistica, i bambini potrebbero potenzialmente impegnarsi in importanti attività scientifiche.

Questo concetto si basa sullo sfruttamento della naturale curiosità e della natura collaborativa dei bambini, consentendo loro di contribuire a risolvere le principali sfide globali in giovane età.

I concetti espressi nel corso del Dubai Future Forum 2023 riflettono una tendenza più ampia nel campo medico verso lo sfruttamento dei progressi tecnologici per migliorare i risultati sanitari, ridurre i costi e rendere i servizi medici più accessibili a una popolazione più ampia.

Citizen Scientist e il ruolo dei bambini nei progressi scientifici
Il forum si è concentrato anche sul ruolo dei bambini nei futuri progressi scientifici. È stato discusso il concetto di “scienziati cittadini”, sottolineando come i bambini potrebbero utilizzare l’intelligenza artificiale e l’informatica quantistica per avere un impatto significativo sul mondo. Questo cambiamento è visto come un modo per affrontare alcune delle sfide più significative del mondo, riconoscendo il potenziale contributo delle generazioni più giovani.
Questo tema ha approfondito il modo in cui il coinvolgimento dei bambini nella scienza e nella tecnologia non è solo una possibilità ma un elemento cruciale per le innovazioni future e la risoluzione dei problemi.

Ecco alcuni aspetti che ho colto nelle varie discussioni durante i panel a cui ho partecipato:
• I bambini come “cittadini scienziati”: il concetto di “cittadini scienziati” è stato un punto saliente, sottolineando come i bambini, armati di strumenti come l’intelligenza artificiale e l’informatica quantistica, potrebbero contribuire in modo significativo alla ricerca scientifica e all’innovazione. Questa prospettiva vede i bambini non solo come studenti ma come partecipanti attivi alla scoperta scientifica.
• Sfruttare i tratti naturali: la discussione ha riconosciuto la naturale curiosità, la natura collaborativa e le personalità empatiche dei bambini come risorse preziose nella ricerca scientifica. Combinando queste caratteristiche con te all’avanguardia

CRS4: Giacomo Cao confermato alla guida, per altri 3 anni

Il prof. Giacomo Cao, docente del dipartimento di ingegneria meccanica, chimica e dei materiali dell’Università di Cagliari e presidente del distretto aerospaziale della Sardegna (DASS), è stato confermato amministratore unico per ulteriori 3 anni alla guida del CRS4

Nel corso dell’assemblea, l’amministratore unico ha riassunto i principali risultati raggiunti del mandato conferitogli il 9 luglio del 2021: 47 accordi di collaborazione sottoscritti a titolo non oneroso, tra questi anche quello stipulato con l’Associazione “La Sardegna verso l’UNESCO” per il riconoscimento dei nuraghi quale patrimonio dell’umanità; 61 contratti stipulati per progetti e servizi, per un valore complessivo di 4.252.810 euro; 98 articoli scientifici, atti di congresso e capitoli di libro pubblicati o in corso di pubblicazione di cui 8 a firma dello stesso amministratore, su prestigiose riviste scientifiche internazionali; 2 domande di brevetto depositate, di cui uno vede tra gli inventori l’amministratore; 2 marchi depositati; 32 comunicati stampa; 875 uscite sui media locali, nazionali e internazionali; 16 precari storici assunti a tempo indeterminato; implementazione del primo piano della performance nella storia del CRS4 a partire dall’annualità 2022; ristrutturazione dell’organigramma aziendale per migliorarne l’efficacia e l’efficienza gestionale; analisi professionale del fenomeno di stress da lavoro correlato; partecipazione all’Expo di Dubai 2021-2022 con una parete interattiva di proprietà del Centro dislocata nel padiglione Italia; investimento da 5 milioni di euro per il rinnovo dell’infrastruttura computazionale; attivazione di un programma di ricerca e sviluppo nel campo dei computer quantistici; attivazione del settore di ricerca “aerospazio e tecnologie digitali”; creazione di un advisory board (comitato consultivo) di alto profilo tecnico e scientifico a livello internazionale.

Giacomo Cao, amministratore unico del CRS4 ha dichiarato: “Ringrazio sentitamente il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas e Sardegna Ricerche per aver apprezzato il lavoro svolto in questo primo biennio. Sono contento di poter proseguire nel mandato per raggiungere importanti traguardi con particolare riferimento alle tecnologie legate ai computer quantistici e all’esplorazione dello spazio profondo che avranno una crescita esponenziale nei prossimi decenni. Vorrei sottolineare inoltre che negli ultimi mesi il CRS4 ha partecipato alla sottomissione di progetti di ricerca e sviluppo per un valore complessivo di oltre 550 milioni di euro, che potranno dare un significativo contributo alla crescita del Centro”.

FLIR: termocamere A50 e A70 per l’analisi dei dati efficiente

Le nuove termocamere A50 e A70 sono disponibili in tre configurazioni, Smart, Streaming e Ricerca & Sviluppo, per poter soddisfare le esigenze dei professionisti in una vasta gamma di settori, dalla produzione alle utility, fino alle applicazioni scientifiche

Per decidere quali strumenti integrare nel proprio processo di automazione, vengono spesso valutati alcuni particolari fattori: la facilità d’uso, il prezzo, le caratteristiche e la possibilità di impiego in molteplici applicazioni.

Le nuove termocamere A50 e A70 sono disponibili in tre configurazioni, Smart, Streaming e Ricerca & Sviluppo, per poter soddisfare le esigenze dei professionisti in una vasta gamma di settori, dalla produzione alle utility, fino alle applicazioni scientifiche.

Le nuove termocamere offrono una maggiore accuratezza di ±2 °C o ±2% della misura della temperatura rispetto alla precedente accuratezza di ±5 °C o ±5% della misura della temperatura. Queste termocamere con classe di protezione IP66 sono piccole, compatte e con risoluzioni più elevate rispetto alle versioni precedenti.

La risoluzione termica di 464 × 348 (A50) o 640 × 480 (A70) consente di utilizzare la termocamera A50 o A70 in una vasta gamma di applicazioni, tra cui programmi di manutenzione secondo condizione, per massimizzare la continuità operativa e minimizzare i costi attraverso la manutenzione programmata, o applicazioni di rilevamento precoce degli incendi, per salvaguardare la vita dei lavoratori e garantire la redditività aziendale proteggendo materiali e asset.

La maggiore accuratezza delle misurazioni di temperatura pari a ±2 °C fornisce agli operatori letture affidabili nel tempo o in presenza di fattori ambientali variabili, eliminando qualsiasi incertezza nell’analisi dei dati.

I due modelli A50 e A70 sono entrambi protetti contro polvere, olio e acqua in classe IP66, per l’uso in ambienti industriali difficili. Questa robusta protezione è particolarmente utile quando la termocamera viene utilizzata per applicazioni diverse. La termocamera, montata fissa per ispezionare una linea di produzione o usata per le prove al banco, esprime sempre al meglio le sue doti di versatilità.

A50/70 Smart

Progettate per l’uso in programmi di manutenzione secondo condizione per ridurre i tempi di ispezione, migliorare l’efficienza della produzione e aumentare l’affidabilità dei prodotti, i modelli A50 e A70 Smart introducono le funzionalità intelligenti “a bordo della termocamera”. Questo significa che la misurazione e l’analisi della temperatura possono essere eseguite direttamente sulla termocamera in modo semplice ed efficace, senza richiedere l’uso di un PC. La facilità e la rapidità di aggiunta, configurazione e impiego in sistemi HMI/SCADA di queste termocamere è un grande vantaggio competitivo per i fornitori di sistemi di automazione (con funzionalità REST API, MQTT e Modbus master).

A50/70 Image Streaming

Costruite per il controllo dei processi e della qualità, le termocamere A50/A70 Image Streaming migliorano il rendimento e la qualità della produzione, riducendo al tempo stesso i costi operativi. Grazie alla compatibilità GigE Vision e GenICam, gli operatori possono semplicemente collegare la termocamera al proprio PC e utilizzare il loro software preferito. Nella maggior parte dei casi, l’aggiunta delle termocamere A50 o A70 Image Streaming completa i sistemi di visione artificiale impiegati per la rilevazione di difetti anche delle più piccole dimensioni, integrando la verifica della distribuzione del calore.

Kit di Ricerca & Sviluppo A50/A70

Utilizzato principalmente come soluzione per la ricerca e sviluppo, questo kit fornisce un semplice strumento per l’analisi di immagini termiche per applicazioni nel mondo accademico, studi sui materiali e studi su elettronica e semiconduttori. Il kit di Ricerca & Sviluppo è composto dalla versione avanzata Image Streaming delle termocamere A50 e A70, e dal software FLIR Research Studio, utilizzato per il controllo della termocamera, la visualizzazione delle immagini dal vivo, la registrazione e la post-elaborazione a sostegno del processo decisionale.

Le termocamere A50 e A70 in versione Smart, Streaming o Ricerca & Sviluppo forniscono ai professionisti operanti in diversi settori una soluzione chiavi in mano per ispezionare e analizzare i dati in modo efficiente ed efficace, risparmiando tempo e denaro.

Le opinioni degli esperti:

“Oltre al formato piccolo e compatto che facilita il montaggio di queste termocamere all’interno di macchinari in spazi ristretti, siamo entusiasti della classificazione IP66 delle A50/A70, una caratteristica che elimina la necessità di alloggiare l’unità all’interno di una custodia quando viene impiegata in ambienti difficili. Un altro vantaggio è la possibilità di ispezionare e analizzare i dati collegandosi alla termocamera via Wi-Fi, eliminando la necessità di stendere un cavo nell’impianto di produzione tra un computer e l’attrezzatura da ispezionare”.

– Roy Ray, Vice Presidente, Emitted Energy

“Il lancio della nuova termocamera A50/A70 è una notizia entusiasmante per i clienti FLIR. Le sue nuove funzionalità software, permettono un doppio controllo: termico per il monitoraggio della temperatura e visivo per le ispezioni, il tutto con un’unica termocamera. Questa innovazione aggiunge un ulteriore livello di funzionalità ai sistemi FLIR integrati, sia nuovi che esistenti. Ora è possibile combinare la funzionalità termica, per controllare ad esempio i sigilli delle confezioni, con l’ispezione visiva della confezione stessa. Il tutto con un’unica termocamera e senza la necessità di hardware aggiuntivo, solo una semplice modifica del software”.

– John Dunlop, fondatore e direttore tecnico di Bytronic Vision Automation

“Siamo entusiasti del lancio della nuova termocamera FLIR A50/A70 e del valore aggiunto che apporterà ai nostri clienti. Grazie alle sue capacità di comunicazione estese, ViperVision può sfruttare al meglio le informazioni prodotte dalla termocamera. È sempre un vantaggio per i clienti poter disporre di una maggiore quantità di dati e metodi di accesso. Ora siamo in grado di prendere gli stessi dati critici che sono sempre stati forniti dalle termocamere FLIR e renderli ancora più disponibili e quindi più utili ai nostri clienti”. Sia che si tratti dell’integrazione con VMS e sistemi di sicurezza o di più reti di controllo dell’impianto (DCS, PLC, SCADA), ora siamo in grado di svolgere più attività contemporaneamente e in modo più efficiente”.

– Andy Beck, co-fondatore e comproprietario, Viper Imaging

FLIR A50 e A70 sono disponibili in tutto il mondo presso i distributori autorizzati FLIR, con consegna durante il Q2 2021.

Per ulteriori informazioni sulle nuove termocamere FLIR A50 e A70, visitate:

https://www.flir.com/products/a50_a70-smart-sensor/
https://www.flir.com/products/a50_a70-image-streaming/
https://www.flir.com/products/a50_a70-research-amp-development-kits/

Teledyne FLIR

Teledyne FLIR, una società di Teledyne Technologies, è leader mondiale nelle soluzioni di rilevamento intelligenti per applicazioni industriali e di difesa, con circa 4.000 dipendenti in tutto il mondo. Fondata nel 1978, l’azienda crea tecnologie avanzate per aiutare i professionisti a prendere decisioni migliori e più rapide, che possano salvare vite e preservare i mezzi di sostentamento. Per maggiori informazioni, visitate: www.teledyneflir.com o seguiteci su @flir.

Biomateriali per energia e salute e robotica per il benessere dei lavoratori

robotica

Regione Lombardia finanzia infrastrutture e laboratori innovativi per i progetti di produzione di biomateriali delle due Università di Pavia e Bergamo per 3,4 milioni di euro

Ci sono energia sostenibile e salute al centro dell’intesa tra Regione Lombardia e l’Università degli Studi di Pavia, per rendere l’ateneo da un lato un centro Europeo di eccellenza su nanomateriali e biomateriali, dall’altro per avviare approcci innovativi allo studio del cancro e del cervello

Robotica e benessere dei lavoratori nell’Industria 4.0 sono protagoniste di un’analoga intesa tra Palazzo Lombardia e l’Università degli Studi di Bergamo.

Si tratta di due iniziative approvate dalla Giunta regionale su proposta dell’Assessore a Istruzione, Università, Ricerca, Innovazione, Semplificazione Fabrizio Sala nell’ambito degli ‘Accordi di collaborazione per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico’, sottoscritti da Palazzo Lombardia con 8 università pubbliche lombarde.

“Le nostre Università – ha detto l’assessore Sala – rappresentano centri importanti per favorire le ricadute che ricerca e innovazione possono avere sul tessuto produttivo lombardo, sulla ripresa economica post pandemia ma anche sulla qualità della vita dei cittadini”.

Università di Pavia: un progetto di respiro europeo

L’Accordo con l’Università degli Studi di Pavia consiste in un progetto articolato in due direzioni principali, finanziato con quasi 1,7 milioni dai Regione e la conclusione è prevista per giugno 2023.

La prima linea di azione permetterà all’ateneo e al suo Centro Grandi Strumenti di posizionarsi tra i primi cinque istituti italiani di nanoscienza e tecnologia e inoltre di diventare un vero e proprio centro Europeo specializzato su bio-nanomateriali sostenibili.

Nel dettaglio, la prima parte del progetto ‘Bio/nano-tech @UniPV per Energia Sostenibile e Salute’ prevede lo sviluppo di una piattaforma di eccellenza per la caratterizzazione di materiali sintetici e biologici, materiali nano-strutturati e compositi.

L’Accordo consentirà anche all’ateneodi sviluppare due microscopi unici in Europa (per l’elevata risoluzione ottica, ‘light-sheet’ a campo largo) per la caratterizzazione di nanomateriali biologici e sintetici.

La seconda linea d’azione del progetto riguarda invece un avanzamento della ricerca biomedica verso la Medicina di Precisione e Personalizzata, attraverso studi interdisciplinari sulla biologia del cancro e del cervello, un cluster innovativo ad alte prestazioni per i calcoli richiesti dai moderni algoritmi di apprendimento automatico, la progettazione di nuovi farmaci.

A Bergamo tecniche e servizi della fabbrica digitale

Smart Living in Manifacturing” è il progetto dell’Università di Bergamo. Finanziato con quasi 1,7 milioni di euro (pari al 49% del costo complessivo previsto di oltre 3,4 milioni di euro), prevede due realizzazioni: quella di linee manifatturiere in scala ridotta, con unità automatiche di ultima generazione e robot in parte anche collaborativi; e quella di un ambiente sensorizzato, dove testare e sviluppare nuove tecnologie e nuovi servizi: ad esempio dispositivi per il tracciamento dei movimenti della persona ed elaborazione dati con tecniche di data security, per prevenire l’insorgere di malattie professionali ed eventuali infortuni nel rispetto della privacy del lavoratore.

In particolare, le linee manifatturiere saranno tre: una per tecnologie additive e stampa 3D, una per il packaging e una focalizzata al controllo qualità.

“Il sostegno di Regione Lombardia all’Università di Bergamo – spiega l’Assessore regionale a Infrastrutture, Trasporti e Mobilità sostenibile Claudia Maria Terzi, coordinatrice del ‘Tavolo territoriale’ di Bergamo – è tangibile e risponde alle esigenze di un ateneo che, sotto la guida del Rettore Remo Morzenti Pellegrini, prosegue sulla strada dell’innovazione, diventando sempre più attrattivo per gli studenti non solo lombardi.

Da parte nostra non mancherà mai il supporto necessario, penso per esempio ai finanziamenti messi in campo per il recupero delle Ex caserme Montelungo-Colleoni”.

L’Emergenza Covid spinge la scelta su temi “green”

L’economia è sempre più green. Si tende a puntare sui Megatrend, ossia fenomeni di lungo periodo destinati a trasformare il mondo che conosciamo, dall’Ambiente al Digitale

L’Ambiente e le risorse naturali, le energie rinnovabili, i cambiamenti sociali e demografici con l’invecchiamento della popolazione, ma anche la tecnologia e l’energia pulita, e ancora la salute, la ricerca e il benessere delle persone.

L’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, ha cambiato profondamente le abitudini e gli interessi del mondo intero, anche in campo economico, e sui risparmi della popolazione. Questi i temi a cui è rivolta oggi più che mai l’attenzione e l’interesse. Si sta spingendo sempre più ad investimenti sostenibili, e a tutti quei “Megatrend” ovvero quelle tematiche che consentono di investire sui fenomeni di lungo periodo, destinati a trasformare il mondo in cui viviamo, lavoriamo, consumiamo.

Un investimento oculato quindi sul nostro futuro e soprattutto su quello dei nostri figli e nipoti.

I Megatrend sono alla base di numerosi fondi, attivi e passivi, di gestioni assicurative e di piani pensionistici che combinano in genere varie tematiche e puntano su molteplici aziende per ridurre il rischio. Tra le società di gestione italiane che stanno maggiormente premendo l’acceleratore sul fronte Megatrend vi sono realtà come Fineco Bank, che propone il fondo dei fondi, FAM Megatrends con cinque tematiche di base, cioè: invecchiamento della popolazione, crescente scarsità d’acqua, veicoli elettrici, cambiamenti climatici e cure oncologiche. L’Associazione ANIMA invece punta in particolare sulla cosiddetta “Silver Economy” ovvero il cambiamento dei modelli di consumo e di trasformazione digitale. Sul fronte delle formule assicurative di investimento ci sono poi alcuni interessanti prodotti come GeneraValore del gruppo Generali Italia che propone di cogliere le opportunità del Megatrend demografici, di business, e investimenti sostenibili.

Le imprese, aziende e industrie, gli investitori in tutto il mondo, chiedono sempre di più sostenibilità per i propri investimenti, e anche in Italia si punta sempre più al risparmio gestito e in generale alle aziende a cui dare fiducia e denaro. Tra i fondi a cui si guarda con interesse, per esempio, c’è ESG- ENVIRONMENTAL (rispetto per l’ambiente) SOCIAL (attenzione al sociale) GOVERNANCE (buon governo) con una gestione aziendale in linea con i principi economici ma soprattutti con quelli etici.

Anche in Italia cresce l’offerta di prodotti sostenibili. Il Gruppo Poste Italiane, ad esempio, integra i principi ESG nei processi di investimento e di assicurazione. con il Fondo Poste Investo Sostenibile socialmente responsabile, che investe in un paniere di titoli selezionato con attenzione specifica ai fattori ambinetali, sociali e di governance e con un benchmark composto da indici che sono essi stessi sostenibili.

E ancora, si chiama Diamond Eurozone Office il fondo immobiliare tutto “green” che ha ottenuto la massima valutazione internazionale Gresb.

Anche il Mediolanum Flessibile Globale è diventato Flessibile Futuro Sostenibile e al tradizionale approccio gestionale affiancherà anche un approccio ESG con l’obiettivo di contribuire alla riduzione delle emissioni di carbone.

A ottobre scorso è stato lanciato inoltre il Best Brands Global Impact da Mediolanum International Funds, soluzione di investimento azionario globale che investe in aziende in grado di generare un impatto positivo in termini sociali e ambientali.

Nasce “Hi – Healthtech Innovation Hub” dall’Università Federico II di Napoli e Medtronic

healthcare

Promuovere l’innovazione e la crescita nel settore Healthcare in Italia per migliorare la salute delle nostre comunità e creare opportunità per i giovani e per le imprese

Nasce con quest’obiettivo HealthTech Innovation hub (HI), un polo dedicato allo sviluppo di Tecnologie per la salute presso il Centro Servizi Metrologici e Tecnologici Avanzati (CeSMA) del Complesso Universitario San Giovanni a Teduccio.

Grazie alla collaborazione tra l’Università Federico II di Napoli e Medtronic Italia, azienda di riferimento nel campo dei servizi e delle tecnologie per la salute, prende il via una collaborazione che intende promuovere le competenze e le esperienze del territorio a livello nazionale e internazionale.

L’invecchiamento della popolazione e le malattie croniche causano, ormai da anni, un aumento dei costi sanitari, minando la capacità di fornire cure adeguate a milioni di persone. La pandemia Covid-19 ha accelerato tutte le trasformazioni in atto, ribadendo l’importanza della centralità della cura e dell’assistenza come temi chiave per lo sviluppo del Paese.

Per rispondere a queste sfide, HealthTech Innovation hub intende creare un ecosistema di conoscenza aperta e condivisa che includa i giovani neolaureati, i centri di ricerca, le imprese e il territorio con l’obiettivo di accelerare l’innovazione al servizio della salute delle comunità creando opportunità e occupazione.

Tra i primi progetti di HI, il Master Make Napoli | Medtronic Advanced Knowledge Experience, un percorso formativo destinato a studenti laureati in materia scientifiche ed economico sociali, residenti nel Sud Italia.

ll nuovo Master Make Napoli pone particolare attenzione all’area delle tecnologie per la salute ed è fortemente integrato con il contesto produttivo e industriale nazionale e internazionale.

Gli studenti potranno approfondire temi e contenuti di frontiera che la pandemia in corso ha reso ancor più attuali e fondamentali per la crescita del nostro Paese. Vogliamo così sviluppare le competenze necessarie per comprendere, interpretare e guidare il futuro post-Covid.

Il Master postuniversitario Make rappresenta il primo passo di un più ampio e ambizioso progetto del HealthTech Innovation hub che intende promuovere la collaborazione con altri attori già presenti all’interno del Campus.

“L’Ateneo Federico II aggiunge un nuovo tassello al suo palmares di iniziative di promozione dell’innovazione e del trasferimento tecnologico a beneficio del tessuto industriale, economico e sociale del nostro Paese”, spiega Matteo Lorito, Rettore Università degli Studi di Napoli Federico II.

“Il nuovo Hub HI Healthtech Innovation Hub, in sinergia con un grande player di levatura internazionale come Medtronic, mira ad essere una fucina di nuove soluzioni tecnologiche in ambito Healthcare, per meglio coniugare un nuovo paradigma di prossimità dei percorsi terapeutici, di interesse strategico se relazionato al corrente scenario emergenziale.

L’iniziativa è pensata in ottica ‘Open Innovation’, per attrarre altre imprese che credono e vogliono investire nell’iniziativa, e per stimolare e promuovere, grazie anche ad azioni formative mirate, nuove idee imprenditoriali…… Napoli è uno dei quattro Laboratori italiani con Milano, Mirandola e Lecce per lo sviluppo, la connessione e la libera circolazione delle idee e del talento al servizio dell’innovazione biomedicale”.

“Come tutti gli eventi traumatici, la pandemia rappresenta un grande acceleratore di processi in atto”, dichiara Gaetano Manfredi, Ministro dell’Università e della Ricerca.

“Il Covid ha fatto emergere punti di forza e di debolezza dei vari sistemi e ha fatto capire a tutti che ci sono delle priorità, come quella di mettere al centro la competenza come motore economico e di benessere collettivo.

Il campo della medicina ben si presta a questa percezione da parte della società, tutti ne comprendono il valore”.

La trasmissione di coronavirus nell’aria: fenomeno “airborne”

virus nell'aria

Il ruolo della trasmissione airborne dipende da diverse variabili, come la concentrazione e la distribuzione dimensionale delle particelle virali in atmosfera e le condizioni meteorologiche

Queste variabili poi, si diversificano a seconda che ci considerino ambienti outdoor e ambienti indoor”, sottolinea Marianna Conte, ricercatrice Cnr-Isac

Uno studio multidisciplinare, condotto a maggio 2020, analizza le concentrazioni in atmosfera di SARS-CoV-2 a Venezia e Lecce, evidenziandone le implicazioni per la trasmissione airborne.

La ricerca, pubblicata su Environment International, è stata condotta da Cnr-Isac, Università Ca’ Foscari Venezia, Cnr-Isp e Istituto zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata

La rapida diffusione del Covid-19, e il suo generare focolai di differente intensità in diverse regioni dello stesso Paese, hanno sollevato importanti interrogativi sui meccanismi di trasmissione del virus e sul ruolo della trasmissione in aria (detta airborne) attraverso le goccioline respiratorie.

Mentre la trasmissione del SARS-CoV-2 per contatto (diretta o indiretta tramite superfici di contatto) è ampiamente accettata, la trasmissione airborne è invece ancora oggetto di dibattito nella comunità scientifica.


Grazie ad uno studio multidisciplinare, condotto dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Lecce, dall’Università Ca’ Foscari Venezia, dall’Istituto di scienze polari del Cnr (Cnr-Isp) di Venezia e dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata (Izspb), sono state analizzate le concentrazioni e le distribuzioni dimensionali delle particelle virali nell’aria esterna raccolte simultaneamente, durante la pandemia, in Veneto e Puglia nel mese di maggio 2020, tra la fine del lockdown e la ripresa delle attività.

La ricerca, avviata grazie al progetto “AIR-CoV (Evaluation of the concentration and size distribution of SARS-CoV-2 in air in outdoor environments) e pubblicata sulla rivista scientifica Environment International, ha evidenziato una bassa probabilità di trasmissione airbone del contagio all’esterno se non nelle zone di assembramento.
“Il nostro studio ha preso in esame due città a diverso impatto di diffusione: Venezia-Mestre e Lecce, collocate in due parti del Paese (nord e sud Italia) caratterizzate da tassi di diffusione del COVID-19 molto diversi nella prima fase della pandemia”, spiega Daniele Contini, ricercatore Cnr-Isac.

Durante la prima fase della pandemia, la diffusione del SARS-CoV-2 è stata eccezionalmente grave nella regione Veneto, con un massimo di casi attivi (cioè individui infetti) di 10.800 al 16 aprile 2020 (circa il 10% del totale dei casi italiani) su una popolazione di 4,9 milioni. Invece, la regione Puglia ha raggiunto il massimo dei casi attivi il 3 maggio 2020 con 2.955 casi (3% del totale dei casi italiani) su una popolazione di 4,0 milioni di persone.

All’inizio del periodo di misura (13 maggio 2020), le regioni Veneto e Puglia erano interessate, rispettivamente, da 5.020 e 2.322 casi attivi.

“Il ruolo della trasmissione airborne dipende da diverse variabili quali la concentrazione e la distribuzione dimensionale delle particelle virali in atmosfera e le condizioni meteorologiche. Queste variabili poi, si diversificano a seconda che ci considerino ambienti outdoor e ambienti indoor”, sottolinea Marianna Conte, ricercatrice Cnr-Isac.

La potenziale esistenza del virus SARS-CoV-2 nei campioni di aerosol analizzati è stata determinata raccogliendo il particolato atmosferico di diverse dimensioni dalla nano-particelle al PM10 e determinando la presenza del materiale genetico (RNA) del SARS-CoV-2 con tecniche di diagnostica di laboratorio avanzate.

AZIENDE FARMACEUTICHE: gli investimenti nell’ultimo decennio arrivano al 97%

Le aziende farmaceutiche in Italia che nel 2011 investivano in ricerca e sviluppo, e in particolare nelle biotecnologie, 9 anni fa erano soltanto il 30%, ma negli anni a seguire la crescita è stata esponenziale

Appena 5 anni dopo, il numero di aziende farmaceutiche era già arrivato al 78% e 3 anni dopo lievitava del 24,4%, toccando quota 97%. In generale, le aziende del settore che hanno deciso di investire in ricerca e sviluppo in Italia erano 1.650 nel 2018 e 1.530 nel 2017. La crescita è stata progressiva: nel 2016 erano 1.470, nel 2015 erano 1.415 e nel 2012 se ne contavano 1.230 in tutta Italia.

Ricerca & Sviluppo

Gli investimenti in ricerca e sviluppo delle imprese a capitale italiano che fanno parte di Farmindustria hanno superato un miliardo di euro nel 2018. In questo elenco di aziende farmaceutiche ci sono Abiogen Pharma, Alfasigma, Angelini, Chiesi, Dompé, I.B.N. Savio, Italfarmaco, Kedrion, Mediolanum, Menarini, Molteni, Recordati e Zambon.

Tutte loro hanno aumentato gli investimenti in ricerca e sviluppo del 39% nel corso del 2018.

L’export invece ha toccato i 24,8 miliardi di euro nell’anno precedente, con una crescita del 106,9% negli ultimi 10 anni.

La percentuale di prodotti farmaceutici esportati dall’Italia nel 2018 è arrivata all’80%: 10 anni prima il dato era al 51%. Nel primo semestre del 2019, inoltre, l’export è aumentato del 28% in più rispetto allo stesso periodo del 2018.

Uno sguardo all’import italiano

Il nostro Paese importa 13,5 miliardi di euro di miscele di medicinali già dosate e 8 miliardi di euro in sangue umano e animale.

Sono le due voci più significative dell’import delle case farmaceutiche in Italia. Al terzo posto troviamo i prodotti farmaceutici, ma il valore dell’importazione crolla a 452,3 milioni di euro.

Seguono le miscele di medicinali non dosate (281,3 milioni di euro), medicazioni confezionate per uso medico (146,4 milioni di euro) e infine ghiandole ed estratti per un valore di 134,2 milioni di euro.

Complessivamente, nel primo semestre del 2019 l’import è cresciuto come l’export ma in misura ridotta, cioè del 10,5%.

SUM 2020, Simposio sull’urban mining e la circular economy

Quinto Simposio SUM 2020

Si terrà in modalità on line dal 18 al 20 novembre SUM 2020, il Quinto Simposio sull’Urban Mining e la Circular Economy,  organizzato dall’IWWG – International Waste Working Group con il supporto scientifico dell’Università di Padova, di Bologna e di altre prestigiose università italiane e straniere

La conferenza si focalizzerà sui concetti di Urban Mining e Circular Economy e sulla necessità di guardare oltre la raccolta differenziata e l’attuale approccio basato sulla responsabilità del consumatore, puntando a minori costi per la collettività, maggiore recupero di risorse, maggiore tutela dell’ambiente e crescente coinvolgimento della  responsabilità dei produttori.

 La struttura del Simposio includerà 6 sessioni parallele di presentazioni orali, NetWorking Sessions (NeWS), poster e visite tecniche virtuali.

Le sessioni orali, in maniera simile alle sessioni tradizionali, saranno composte da una serie di presentazioni orali. A seguire, verrà lasciato ampio spazio per la discussione, trasmessa in diretta streaming, in cui i relatori potranno rispondere alle domande inviate dai partecipanti nella sezione Q&A.

Le NetWorking Sessions si concentrano principalmente sulla discussione aperta tra i partecipanti su un determinato argomento, quindi saranno sessioni altamente interattive trasmesse in diretta streaming, durante le quali i partecipanti potranno unirsi al dibattito tramite videocamera e microfono. Le sessioni avranno in apertura delle brevi presentazioni introduttive che daranno il via alla discussione.

poster saranno resi disponibili ai delegati come file PDF, accessibili da un’apposita sezione in ogni momento della conferenza.

I partecipanti potranno commentare e inviare domande agli autori tramite il box Q&A e la chat.

Come da tradizione, anche quest’anno il Simposio includerà anche due visite tecniche (al Termovalorizzatore di Bolzano e all’Impianto Dismeco) che quest’anno si svolgeranno virtualmente. 

Economia circolare: sostenibilità e simbiosi industriale

simbiosi industriale e economia circolare

L’economia circolare rappresenta un modello economico in cui il valore dei materiali viene il più possibile mantenuto o recuperato e dove gli scarti sono ridotti al minimo. E’ stato valutato inoltre che se le industrie europee riuscissero a implementare un sistema produttivo di tipo circolare, si potrebbe realizzare un risparmio complessivo di quasi 500 miliardi di euro l’anno

Sempre più spesso viene individuato come un approccio indispensabile ad ottenere migliori performance in termini di sostenibilità.

A un esame più approfondito, però, dal punto di vista accademico il legame tra economia circolare e sostenibilità rimane ancora sfuggente.

Per questo Cercis (Centro per la ricerca sull’economia circolare, l’innovazione e le Pmi) e il Centro di ricerca interuniversitario Seeds (Sustainability, environmental economics and dynamics studies) hanno organizzando un whorkshop per passare dalla teoria alla pratica.

Il workshop “Making the Circular Economy work for Sustainability: From theory to practice”, ha avuto come partecipanti  studenti, studiosi, professionisti e stakeholder che hanno interesse all’economia circolare.

L’obiettivo è stato quello di stimolare il dibattito sui quei meccanismi che consentono di stabilire un legame effettivo tra economia circolare e sostenibilità, caratterizzandone con più precisione la natura. Si tratta di un dibattito fondamentale per acquisire una conoscenza più approfondita di come i responsabili politici possano utilizzare al meglio l’economia circolare per promuovere la sostenibilità, e verrà esplorato sotto molteplici aspetti.

Durante il workshop è stato presentato il Rapporto di sostenibilità 2020 realizzato dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), cui hanno contribuito anche i membri di Seeds, per poi proseguire con un ampio ventaglio di tematiche: i dividendi economici, gli impatti ambientali e le ricadute sociali dell’economia circolare, passando dal ruolo di famiglie e imprese in questo contesto all’approccio politico necessario per veicolare la sostenibilità.

Verso un’economia circolare nella UE: la simbiosi industriale

Nell’ambito della strategia Europa 2020, l’UE ritiene che la transizione verso un’economia circolare sia di fondamentale importanza per il raggiungimento di una maggiore efficienza complessiva delle risorse.

Ciò rappresenta uno dei principali volani della competitività delle imprese europee, tenuto conto dell’alta incidenza che le materie prime hanno sui costi complessivi dell’industria manifatturiera; al riguardo si ritiene che, nel vecchio continente, tale incidenza si aggiri mediamente attorno al 40% e che possa raggiungere il 50% se si sommano anche i costi per l’energia e l’acqua.

E’ stato valutato, infatti, che se le industrie europee riuscissero a implementare un sistema produttivo di tipo circolare si potrebbe realizzare un risparmio complessivo di quasi 500 miliardi di euro l’anno, cui si ricollegherebbe una minore necessità di input materiali (riduzione del 17%-24% entro il 2030) e un incremento del Pil della UE prossimo al 4%.

Mentre in un’economia lineare si configura un sistema economico in cui le risorse naturali sono utilizzate come input nei processi di produzione e di consumo, per poi essere reimmesse, in parte, nell’ambiente come rifiuti, in un’economia circolare i processi di produzione e di consumo devono essere in grado di riutilizzare, riparare, riciclare e rimettere a nuovo i materiali e i prodotti esistenti, al fine di limitare al minimo l’utilizzo di nuove risorse naturali.

Sistema Economico Circolare

Per realizzare gli obiettivi proposti per il 2030, bisogna agire da subito per accelerare la transizione verso un’economia circolare e sfruttare le opportunità commerciali e occupazionali che offre”. Nell’ultimo periodo, l’UE ha presentato numerose iniziative per la transizione verso questo nuovo paradigma e, nella sua strategia per passare a un’economia circolare a rifiuti zero, ha individuato diversi strumenti fra i quali vi è quello di favorire l’implementazione di percorsi di simbiosi industriale.
La simbiosi industriale è una branca di un nuovo campo di studi interdisciplinare, denominato, ecologia industriale. Considerata come la scienza della sostenibilità, l’ecologia industriale trova le sue origini nel 1989, anno in cui Frosh e Gallopoulos con l’articolo Strategies for Manufacturing, affermano che “il modello tradizionale di attività industriale – in cui i singoli processi produttivi prelevano materie prime e generano prodotti da vendere più rifiuti da smaltire – deve essere trasformato in un modello più integrato: un ecosistema industriale”.

All’interno dell’ecologia industriale, la simbiosi industriale indaga le relazioni esistenti tra i sistemi industriali e il loro ambiente naturale. In particolare, con il termine simbiosi industriale si identificano gli scambi di risorse tra due o più industrie dissimili, intendendo con risorse non solo quelle materiali (sottoprodotti o rifiuti), ma anche energia termica di scarto, servizi, competenze.

Si tratta cioè di una strategia per la chiusura dei cicli delle risorse e l´ottimizzazione del loro uso all’interno di uno specifico ambito economico territoriale attraverso la collaborazione tra le diverse imprese basata sulle possibilità sinergiche offerte dalla loro prossimità geografica/economica. I principali mezzi con cui si realizza la simbiosi tra imprese sono:

  • la condivisione di utility e infrastrutture per l’utilizzo e la gestione di risorse, come il vapore, l’energia, l’acqua e i reflui;
  • la fornitura congiunta di servizi per soddisfare bisogni accessori comuni alle imprese connessi alla sicurezza, all’igiene, ai trasporti e alla gestione dei rifiuti;
  • l’utilizzo di materiali tradizionalmente intesi come scarti o sottoprodotti in sostituzione di prodotti commerciali o materie prime.

In analogia a quanto avviene negli ecosistemi, attraverso la riduzione dei rifiuti alla fonte e la creazione di legami di chiusura dei cicli, la simbiosi industriale cerca di disegnare un sistema industriale caratterizzato da rapporti di interdipendenza funzionale in cui i prodotti di scarto di una linea di lavoro diventano un prezioso input per le altre linee. In questo modo, si viene a configurare un sistema produttivo circolare, in cui scompare il tradizionale concetto di rifiuto, poiché “i materiali oggetto di scambio… non sono mai rifiuti in nessun momento della loro esistenza, ma sempre beni economici”.