FLIR: termocamere A50 e A70 per l’analisi dei dati efficiente

Le nuove termocamere A50 e A70 sono disponibili in tre configurazioni, Smart, Streaming e Ricerca & Sviluppo, per poter soddisfare le esigenze dei professionisti in una vasta gamma di settori, dalla produzione alle utility, fino alle applicazioni scientifiche

Per decidere quali strumenti integrare nel proprio processo di automazione, vengono spesso valutati alcuni particolari fattori: la facilità d’uso, il prezzo, le caratteristiche e la possibilità di impiego in molteplici applicazioni.

Le nuove termocamere A50 e A70 sono disponibili in tre configurazioni, Smart, Streaming e Ricerca & Sviluppo, per poter soddisfare le esigenze dei professionisti in una vasta gamma di settori, dalla produzione alle utility, fino alle applicazioni scientifiche.

Le nuove termocamere offrono una maggiore accuratezza di ±2 °C o ±2% della misura della temperatura rispetto alla precedente accuratezza di ±5 °C o ±5% della misura della temperatura. Queste termocamere con classe di protezione IP66 sono piccole, compatte e con risoluzioni più elevate rispetto alle versioni precedenti.

La risoluzione termica di 464 × 348 (A50) o 640 × 480 (A70) consente di utilizzare la termocamera A50 o A70 in una vasta gamma di applicazioni, tra cui programmi di manutenzione secondo condizione, per massimizzare la continuità operativa e minimizzare i costi attraverso la manutenzione programmata, o applicazioni di rilevamento precoce degli incendi, per salvaguardare la vita dei lavoratori e garantire la redditività aziendale proteggendo materiali e asset.

La maggiore accuratezza delle misurazioni di temperatura pari a ±2 °C fornisce agli operatori letture affidabili nel tempo o in presenza di fattori ambientali variabili, eliminando qualsiasi incertezza nell’analisi dei dati.

I due modelli A50 e A70 sono entrambi protetti contro polvere, olio e acqua in classe IP66, per l’uso in ambienti industriali difficili. Questa robusta protezione è particolarmente utile quando la termocamera viene utilizzata per applicazioni diverse. La termocamera, montata fissa per ispezionare una linea di produzione o usata per le prove al banco, esprime sempre al meglio le sue doti di versatilità.

A50/70 Smart

Progettate per l’uso in programmi di manutenzione secondo condizione per ridurre i tempi di ispezione, migliorare l’efficienza della produzione e aumentare l’affidabilità dei prodotti, i modelli A50 e A70 Smart introducono le funzionalità intelligenti “a bordo della termocamera”. Questo significa che la misurazione e l’analisi della temperatura possono essere eseguite direttamente sulla termocamera in modo semplice ed efficace, senza richiedere l’uso di un PC. La facilità e la rapidità di aggiunta, configurazione e impiego in sistemi HMI/SCADA di queste termocamere è un grande vantaggio competitivo per i fornitori di sistemi di automazione (con funzionalità REST API, MQTT e Modbus master).

A50/70 Image Streaming

Costruite per il controllo dei processi e della qualità, le termocamere A50/A70 Image Streaming migliorano il rendimento e la qualità della produzione, riducendo al tempo stesso i costi operativi. Grazie alla compatibilità GigE Vision e GenICam, gli operatori possono semplicemente collegare la termocamera al proprio PC e utilizzare il loro software preferito. Nella maggior parte dei casi, l’aggiunta delle termocamere A50 o A70 Image Streaming completa i sistemi di visione artificiale impiegati per la rilevazione di difetti anche delle più piccole dimensioni, integrando la verifica della distribuzione del calore.

Kit di Ricerca & Sviluppo A50/A70

Utilizzato principalmente come soluzione per la ricerca e sviluppo, questo kit fornisce un semplice strumento per l’analisi di immagini termiche per applicazioni nel mondo accademico, studi sui materiali e studi su elettronica e semiconduttori. Il kit di Ricerca & Sviluppo è composto dalla versione avanzata Image Streaming delle termocamere A50 e A70, e dal software FLIR Research Studio, utilizzato per il controllo della termocamera, la visualizzazione delle immagini dal vivo, la registrazione e la post-elaborazione a sostegno del processo decisionale.

Le termocamere A50 e A70 in versione Smart, Streaming o Ricerca & Sviluppo forniscono ai professionisti operanti in diversi settori una soluzione chiavi in mano per ispezionare e analizzare i dati in modo efficiente ed efficace, risparmiando tempo e denaro.

Le opinioni degli esperti:

“Oltre al formato piccolo e compatto che facilita il montaggio di queste termocamere all’interno di macchinari in spazi ristretti, siamo entusiasti della classificazione IP66 delle A50/A70, una caratteristica che elimina la necessità di alloggiare l’unità all’interno di una custodia quando viene impiegata in ambienti difficili. Un altro vantaggio è la possibilità di ispezionare e analizzare i dati collegandosi alla termocamera via Wi-Fi, eliminando la necessità di stendere un cavo nell’impianto di produzione tra un computer e l’attrezzatura da ispezionare”.

– Roy Ray, Vice Presidente, Emitted Energy

“Il lancio della nuova termocamera A50/A70 è una notizia entusiasmante per i clienti FLIR. Le sue nuove funzionalità software, permettono un doppio controllo: termico per il monitoraggio della temperatura e visivo per le ispezioni, il tutto con un’unica termocamera. Questa innovazione aggiunge un ulteriore livello di funzionalità ai sistemi FLIR integrati, sia nuovi che esistenti. Ora è possibile combinare la funzionalità termica, per controllare ad esempio i sigilli delle confezioni, con l’ispezione visiva della confezione stessa. Il tutto con un’unica termocamera e senza la necessità di hardware aggiuntivo, solo una semplice modifica del software”.

– John Dunlop, fondatore e direttore tecnico di Bytronic Vision Automation

“Siamo entusiasti del lancio della nuova termocamera FLIR A50/A70 e del valore aggiunto che apporterà ai nostri clienti. Grazie alle sue capacità di comunicazione estese, ViperVision può sfruttare al meglio le informazioni prodotte dalla termocamera. È sempre un vantaggio per i clienti poter disporre di una maggiore quantità di dati e metodi di accesso. Ora siamo in grado di prendere gli stessi dati critici che sono sempre stati forniti dalle termocamere FLIR e renderli ancora più disponibili e quindi più utili ai nostri clienti”. Sia che si tratti dell’integrazione con VMS e sistemi di sicurezza o di più reti di controllo dell’impianto (DCS, PLC, SCADA), ora siamo in grado di svolgere più attività contemporaneamente e in modo più efficiente”.

– Andy Beck, co-fondatore e comproprietario, Viper Imaging

FLIR A50 e A70 sono disponibili in tutto il mondo presso i distributori autorizzati FLIR, con consegna durante il Q2 2021.

Per ulteriori informazioni sulle nuove termocamere FLIR A50 e A70, visitate:

https://www.flir.com/products/a50_a70-smart-sensor/
https://www.flir.com/products/a50_a70-image-streaming/
https://www.flir.com/products/a50_a70-research-amp-development-kits/

Teledyne FLIR

Teledyne FLIR, una società di Teledyne Technologies, è leader mondiale nelle soluzioni di rilevamento intelligenti per applicazioni industriali e di difesa, con circa 4.000 dipendenti in tutto il mondo. Fondata nel 1978, l’azienda crea tecnologie avanzate per aiutare i professionisti a prendere decisioni migliori e più rapide, che possano salvare vite e preservare i mezzi di sostentamento. Per maggiori informazioni, visitate: www.teledyneflir.com o seguiteci su @flir.

La vera impresa sostenibile del futuro

La pandemia ha costretto molte aziende a ripensare a come misurare successo e risultati e reinventarsi impresa sostenibile

Nel periodo pre-Covid, la maggior parte delle imprese era concentrato soprattutto sulla gestione della redditività e della crescita. Quello che questa crisi ha rivelato è l’importanza della flessibilità, della resilienza e della sostenibilità nel suo senso più ampio. Diventare quindi sempre più impresa sostenibile.

La prossima “normalità”

Mentre le aziende si adattano alle dinamiche di mercato di quella che molti definiscono la “nuova normalità”, è anche tempo per loro di considerare il futuro che le attende in uno scenario che si sta delineando molto diverso da quello in cui viviamo oggi: un futuro che sarà la nostra “prossima normalità”.

Conosciamo tutti le enormi sfide legate al cambiamento climatico. Secondo le Nazioni Unite, siamo entrati nel “decennio dell’azione”.

Una finestra di otto-dieci anni in cui, come individui e organizzazioni, possiamo ancora apportare i cambiamenti necessari per mitigare gli effetti negativi sul cambiamento climatico.

La sostenibilità, tuttavia, va oltre le questioni ambientali. Ha a che fare anche con la creazione di luoghi sani e sicuri in cui vivere, la riduzione delle disuguaglianze e la garanzia di un’educazione accessibile a tutti, come definito dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS/SDGs) delle Nazioni Unite.

Oggi per molte aziende, questo concetto esteso di sostenibilità ha assunto un significato più profondo. Già prima della pandemia, le imprese venivano incoraggiate a misurare la sostenibilità e il successo aziendale, in modo da collegare i classici tre ambiti: impatto economico, sociale e ambientale.

Imprese Intelligenti

Le conversazioni con molti business leader si concentrano su come le imprese possono superare l’incertezza sviluppando maggior resilienza e modelli veramente sostenibili adatti per ripartire nell’economia post-pandemia.

L’emergenza Covid-19 ha non solo accelerato in modo significativo il percorso di molte aziende verso la sostenibilità, ma le ha anche portate a comprendere i vantaggi che potrebbero ottenere. E in futuro saranno indubbiamente le imprese sostenibili ad attrarre maggiori finanziamenti, migliorare il business e conquistare l’attenzione dei consumatori.

In che modo le organizzazioni possono realizzare nuovi vantaggi in termini di sostenibilità?

Claudio Muruzabal, SAP President for Southern Europe, Middle East and Africa, afferma di aver creduto a lungo – e di averne molto discusso con clienti e partner – nel ruolo fondamentale che la tecnologia ricopre per le aziende nell’aiutarle a raggiungere i propri obiettivi e creare un valore che rimane nel tempo.

E l’unico modo per ottenerlo è semplificare i processi aziendali sfruttando le tecnologie emergenti per creare una piattaforma operativa e gestionale integrata e basata sui dati. Le aziende che raggiungono questo livello di semplificazione diventano vere imprese intelligenti.

La capacità di riconvertirsi

Durante i momenti più difficili dei numerosi lockdown che ognuno di noi ha vissuto, abbiamo visto case automobilistiche iniziare a produrre respiratori, aziende vinicole realizzare disinfettanti per le mani di alta qualità e produttori di filati convertire i loro impianti per confezionare dispositivi di protezione individuale.

Certamente non era il loro core business. Ma hanno capito che era in linea con il loro purpose, hanno compreso le aspettative dei loro clienti e come potevano agire per aiutare chi ne aveva bisogno. Sono stati in grado di reinventarsi per adattarsi alle condizioni di mercato ed esplorare nuovi modelli di business, scalando verso l’alto o il basso a seconda delle esigenze, rimanendo, al contempo, concentrati sui propri clienti e dipendenti.

Nel bel mezzo della pandemia, abbiamo visto Al Dahra, azienda agroalimentare degli Emirati Arabi Uniti, centralizzare i propri processi di approvvigionamento per garantire forniture e consegne in tempi più rapidi, e individuare nuovi fornitori per soddisfare l’aumento della domanda. Abbiamo visto il leader italiano dell’ingegneria industriale De Nora implementare da remoto in pieno lockdown il nuovo sistema gestionale nella sua consociata statunitense. E ancora, il Ministero della Sanità del Marocco ha allestito una SAP Digital Boardroom in due sole settimane per fornire il monitoraggio e il tracciamento in tempo reale del contagio da Covid-19.

Queste aziende non sono state fortunate né si sono trovate nel posto giusto al momento giusto. Sono state capaci di prendere decisioni basate su dati contestuali e in tempo reale riguardo alle loro operation e di combinarle con le richieste e le esperienze dei clienti e dei dipendenti per raggiungere grandi risultati.

Ciò che questa pandemia sta dimostrando è che le imprese intelligenti sono, per definizione, sostenibili e resilienti. Questa resilienza permette loro di affrontare le sfide in modo olistico, pur continuando ad avere un impatto positivo all’interno delle loro comunità e, più in generale, nel mondo.

Anche con l’ampliamento della definizione di sostenibilità dell’UNDP, le imprese intelligenti hanno la capacità unica di diventare organizzazioni sostenibili, perché sono in grado di prendere decisioni rapide e guidate dai dati lungo l’intera catena del valore.

La sostenibilità, tuttavia, va oltre le questioni ambientali: ha a che fare anche con la creazione di luoghi sani e sicuri in cui vivere, la riduzione delle disuguaglianze e la garanzia di un’educazione accessibile a tutti.

La vera sostenibilità

Realizzare la vera sostenibilità nello scenario post-pandemia significa sapere dove si trovano i clienti e gli stakeholder, di cosa hanno bisogno in questo momento e come servirli al meglio con prodotti e servizi per loro rilevanti. Vuol dire sapere dove si trovano le materie prime ed essere in grado di orientarsi verso nuove fonti di approvvigionamento quando una non è più disponibile. Vuol dire creare un pool di talenti all’interno dell’organizzazione che sappia affrontare situazioni di lockdown improvvise e adottare un nuovo approccio efficace e chiaro ai viaggi quando le limitazioni per gli spostamenti iniziano ad aumentare.

Soprattutto, si tratta di utilizzare la tecnologia per creare resilienza, innovazione e sviluppo. In questo modo, se dovesse arrivare una prossima crisi, la vostra azienda non solo sarà meglio preparata a superare la tempesta, ma identificherà e trarrà vantaggio dalle nuove opportunità. Questa è la “prossima normalità” con la quale tutti noi dovremo imparare a convivere. 

BEA Technologies filtrazione per uno sviluppo sostenibile

BEA Technologies è impegnata a studiare soluzioni innovative di filtrazione da applicare alle nuove tecnologie di riciclo e di recupero delle plastiche per uno sviluppo sostenibile

L’emergenza ambientale chiede di elaborare nuovi schemi di sviluppo più sostenibili (in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030) e di essere consapevoli del cambiamento per dare risposte alle richieste di una società sempre più attenta.

Ci sono fattori in evoluzione che oggi stanno cambiando i mercati e le modalità di produzione, influenzando soprattutto le giovani generazioni che vogliono essere parte di questo nuovo percorso.

Tutte le aziende sono chiamate a dare una risposta a queste richieste per rimanere presenti in un mercato a tutti i livelli in termini di sostenibilità ambientale e sociale. Qui risiede il bisogno di ripensare i processi di produzione sia in una prospettiva a breve sia a lungo periodo.

 BEA Technologies S.p.A è impegnata nello studio di soluzioni di filtrazione da applicare ai nuovi processi che sono allo studio per il recupero e il riciclo dei vari tipi di plastica.

La necessità è sempre più quella di ridurre la dispersione della plastica nell’ambiente e nei mari e consentire un recupero e riciclo (almeno un parziale) delle tonnellate di plastica che spesso finiscono negli “inceneritori” oppure nelle discariche.

In questo scenario si è venuto a configurare, già da tempo, un approccio di economia circolare che dovrebbe puntare a un maggior recupero e riciclo di molte materie prime da articoli e manufatti che sono stati usati e che  non sono più funzionali. La circolarità può dare risultati molto interessanti soprattutto se applicata, attraverso un corretto utilizzo di tecniche di raccolta differenziata e selezione, al recupero e riciclaggio di specifici classi e tipi di polimeri come potrebbe essere il PET, usato per lo stampaggio delle bottiglie di plastica, o le fibre sintetiche utilizzate nelle fodere dei capi di abbigliamento, oppure il polistirolo usato nelle vaschette dei prodotti alimentari o anche il polietilene degli imballaggi alimentari.

Recentemente alcuni scienziati impiegati presso le università inglesi hanno scoperto una nuova tecnica per il riciclaggio chimico della plastica riportandola quasi allo stato iniziale. Questo metodo è in sperimentazione per migliorare la qualità della plastica riciclata al fine di renderla ancora adatta allo stampaggio o alla formatura di nuovi prodotti e nuovi imballaggi chimicamente inerti e puliti.

BEA Technologies è coinvolta nelle fasi inziali di questo processo dal momento in cui è necessario separare dalla platica frammentata una quantità di materiali estranei che potrebbero inquinare il prodotto finale da riutilizzare. Dato che le quantità di questi residui inquinanti può essere consistente, occorre assolutamente adottare dei sistemi di filtrazione in grado di pulirsi e rigenerarsi facilmente dopo aver separato e accumulato tutti i residui che devono essere separati dalla plastica destinata a ridiventare “quasi vergine”. 

Il sistema di filtrazione proposto, che è completamente chiuso per evitare il rilascio di eventuali vapori e odori nell’ambiente di lavoro, si basa su più contenitori filtranti collegati in parallelo e con alta capacità di accumulo, in modo da poter iniziare il ciclo di scarico e pulizia di un filtro mantenendo gli altri in linea senza interrompere la filtrazione. I residui separati dalla plastica, che rappresentano soltanto una frazione minore di quella che viene riciclata, vengono scaricati in un sistema di convogliamento che li può scaricare in un compattatore o in un sistema alternativo di stoccaggio. Aspettiamo di vedere questa tecnologia passare dalla fase sperimentale all’applicazione su scala industriale per dare maggiore impulso al riciclo. 

AZIENDE FARMACEUTICHE: gli investimenti nell’ultimo decennio arrivano al 97%

Le aziende farmaceutiche in Italia che nel 2011 investivano in ricerca e sviluppo, e in particolare nelle biotecnologie, 9 anni fa erano soltanto il 30%, ma negli anni a seguire la crescita è stata esponenziale

Appena 5 anni dopo, il numero di aziende farmaceutiche era già arrivato al 78% e 3 anni dopo lievitava del 24,4%, toccando quota 97%. In generale, le aziende del settore che hanno deciso di investire in ricerca e sviluppo in Italia erano 1.650 nel 2018 e 1.530 nel 2017. La crescita è stata progressiva: nel 2016 erano 1.470, nel 2015 erano 1.415 e nel 2012 se ne contavano 1.230 in tutta Italia.

Ricerca & Sviluppo

Gli investimenti in ricerca e sviluppo delle imprese a capitale italiano che fanno parte di Farmindustria hanno superato un miliardo di euro nel 2018. In questo elenco di aziende farmaceutiche ci sono Abiogen Pharma, Alfasigma, Angelini, Chiesi, Dompé, I.B.N. Savio, Italfarmaco, Kedrion, Mediolanum, Menarini, Molteni, Recordati e Zambon.

Tutte loro hanno aumentato gli investimenti in ricerca e sviluppo del 39% nel corso del 2018.

L’export invece ha toccato i 24,8 miliardi di euro nell’anno precedente, con una crescita del 106,9% negli ultimi 10 anni.

La percentuale di prodotti farmaceutici esportati dall’Italia nel 2018 è arrivata all’80%: 10 anni prima il dato era al 51%. Nel primo semestre del 2019, inoltre, l’export è aumentato del 28% in più rispetto allo stesso periodo del 2018.

Uno sguardo all’import italiano

Il nostro Paese importa 13,5 miliardi di euro di miscele di medicinali già dosate e 8 miliardi di euro in sangue umano e animale.

Sono le due voci più significative dell’import delle case farmaceutiche in Italia. Al terzo posto troviamo i prodotti farmaceutici, ma il valore dell’importazione crolla a 452,3 milioni di euro.

Seguono le miscele di medicinali non dosate (281,3 milioni di euro), medicazioni confezionate per uso medico (146,4 milioni di euro) e infine ghiandole ed estratti per un valore di 134,2 milioni di euro.

Complessivamente, nel primo semestre del 2019 l’import è cresciuto come l’export ma in misura ridotta, cioè del 10,5%.

Tecnologie abilitanti emergenti nel panorama italiano

tecnologie abilitanti

HORIZON 2020 è stato lo strumento che ha permesso un adeguato livello di sviluppo delle Tecnologie abilitanti (KET) nei Paesi Europei, soprattutto in Italia

In riferimento al settore delle KET tecnologie abilitanti emergenti, la spinta di HORIZON 2020 ha aiutato a superare parzialmente questa criticità, generando collaborazioni pubblico-privato di particolare rilevanza.

Ciò grazie anche ad alcune iniziative nazionali che hanno appunto accolto le KET nella programmazione e allineato gli obiettivi strategici a quelli di HORIZON 2020.

Sotto la spinta complessiva di queste azioni, il Sistema italiano della Ricerca e Innovazione si è sviluppato sostanzialmente lungo tre direzioni:

1. Adeguamento del percorso educativo dei laureati e formazione permanente dei lavoratori;

2. Sviluppo della competitività del Sistema industriale. Se consideriamo ad es. l’Area dei Trasporti, gli obiettivi fondamentali possono essere raggiunti solo attraverso un’appropriata combinazione delle tecnologie abilitanti.

3. Assicurare l’impatto sociale dei risultati della R&I. Secondo l’ISTAT, su un campione di 400.000 aziende, il 52.3% può essere definito non sostenibile, il 15% leggermente sostenibile, il 15.1% mediamente sostenibile e il 17.6% altamente sostenibile

Risulta molto interessante la considerazione riguardo la produttività: in rapporto alle aziende con sostenibilità zero, prese come riferimento, si osserva un aumento della produttività all’aumentare della sostenibilità.

Questo risultato è dovuto anche alla significativa partecipazione delle organizzazioni italiane, sia pubbliche che private, ai temi di HORIZON 2020, tra i quali NMBP e Science with and for Society.

Il programma di finanziamento NMBP ha generato un cambiamento nella cultura degli attori italiani nella Ricerca e Innovazione, promuovendo sia una crescita di competenze specifiche, che una soddisfacente consapevolezza della necessità di indirizzare e integrare gli aspetti economici, ambientali e sociali dell’Innovazione.

Tale patrimonio di competenze e approcci potrà essere valorizzato e capitalizzato nell’ambito del prossimo Programma Horizon Europe e nello specifico nell’area del Pillar 2: Digital, Industry and Space.

Considerando gli orientamenti prioritari della R&I nel nuovo programma, la risposta può solo essere affermativa.

Nello specifico, due sono i temi di particolare rilevanza per l’Italia:

a) Il primo riguarda le tecnologie digitali e in particolare lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, che nella visione italiana è comunque sempre approcciata con una visione antropocentrica. I principali interessi industriali riguardano i seguenti settori:
Industria Farmaceutica (Drug Discovery, Drug Delivery and Clinical Applications);
Industria Automotive (Autonomus Driving, Predective Maintanance, Cyber Car, Connected Supply Chain);
Microelettronica (Smart Driving, Smart Industry, Smart Home and Smart Things);

b) Il secondo è relativo alla buona posizione Italiana nel campo dei Materiali Avanzati. Partendo dalla considerazione che lo sviluppo di tecnologie abilitanti per le energie rinnovabili e sostenibili dipende in maniera critica dall’abilità di disegnare e realizzare materiali con proprietà ottimali, la realizzazione di materiali adatti allo scopo non può prescindere dalla connessione tra predizione, sintesi e caratterizzazione dei materiali stessi.

L’emergente transizione economica e sociale rende consapevole il sistema italiano della R&I dei vantaggi che possono derivare dal valore della sostenibilità. Per le aziende gli impegni verso questa direzione sostenibile si muovono lungo due traiettorie principali:

a) Essere consapevoli dell’impatto delle attività;

b) Fare un uso responsabile delle seguenti sei forme di Capitale:
– Il capitale NATURALE fornisce risorse alle attività produttive industriali e alimenta la disponibilità di scarti generati;
– Il capitale UMANO, con la conoscenza e le competenze degli addetti per portare a compimento le attività di business in modo efficiente e concreto;
– Il capitale INTELLETTUALE, ovvero brevetti, tecnologie, know-how, informazioni sui client, che contribuiscono alla creazione di valore per l’azienda;
– Il capitale MANIFATTURIERO, composto da asset tangibili che, assieme a quelli intangibili, contribuiscono alla creazione di valore per l’azienda;
– Il capitale SOCIALE, cioè il sistema di relazioni dell’azienda con gli stakeholders inclusi i propri dipendenti;
– Il capitale FINANZIARIO che fornisce all’azienda le risorse necessarie per i bisogni del business.

Il sistema italiano della R&I è pronto quindi a inserirsi nella prossima programmazione europea, consapevole che una partecipazione adeguata non potrà che tradursi in molte opportunità:

• Un Sistema di eco-innovazione più flessibile e dinamico
• Una migliore cooperazione pubblico-privato (ridotta frammentazione)
Trasferimento tecnologico (migliorare il trasferimento dei risultati della ricerca)
Partecipazione di PMI e Grandi Imprese e Programmi nazionali
• Migliore accesso alla finanza per la R&I
• Disponibilità di venture capital
• Infrastrutture di Ricerca e, quindi, miglior accesso a competenze e strumentazioni

Digital Trasformation – I numeri dell’Industria 4.0

I numeri dell’Industry 4.0

Secondo quanto emerge dal recente studio dell’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano, nel 2019 si sono sfiorati i 4 miliardi di euro (oltre 1.100 i progetti attivi) nel comparto della trasformazione digitale.

Se il mercato dell’Industria 4.0,  in Italia  (nell’epoca pre-Covid ) era in forte espansione, già da qualche anno, ora si tratta di ripartire (alcuni settori non si sono mai fermati, anzi hanno avuto un aumento di produzione) e guardare al futuro con ‘resilienza’, flessibilità, per una cosiddetta ‘nuova normalità’.

E, soprattutto, facendo molta innovazione.

Secondo Marco Bentivogli, segretario generale della Fim-Cisl nel settore metalmeccanico – non a caso già definito il leader di un nuovo ‘sindacato Smart’ – ci attende un ‘autunno caldo’, che prevede per dopo l’estate “una poderosa corsa all’innovazione”, per “guadagnare maggiore produttività e avere aziende più sicure rispetto all’emergenza sanitaria”.

Le imprese che avevano già sviluppato la Digital transformation nell’epoca pre-Covid si sono dimostrate meno vulnerabili agli effetti nefasti della pandemia, mentre “per chi non ha investito e non investirà in innovazione ci sarà una selezione terribile”, rimarca Bentivogli.

“In questa nuova fase ci sarà un’accelerazione tecnologica ancora più forte”, rileva il segretario generale della Fim-Cisl, “che creerà fortissime discontinuità rispetto al passato”, ovvero, chi non sta al passo del cambiamento resterà irrimediabilmente indietro, per cui “ci dovrà essere un grande lavoro di accompagnamento all’innovazione”, da parte delle istituzioni, imprese, parti sociali.
Per questo Bentivogli auspica “un grande piano di re-skilling delle persone e dei lavoratori” – le macchine, purtroppo o per fortuna, imparano molto più in fretta degli umani –, facendo in modo che “il territorio sia la dimensione in cui connettere l’innovazione a tutte le imprese, comprese quelle più piccole”.

A dimostrazione della reattività imprenditoriale delle aziende italiane, a seguito dell’emergenza oggi quasi un terzo delle imprese sta riconvertendo la sua produzione o sta valutando di farlo (rispettivamente il 12% e 19%), e per il 25% di queste sono state fondamentali tecnologie 4.0 come l’IoT e il Cloud computing.

Il nuovo Report dell’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano, fornisce i nuovi dati sul settore presentando un’analisi appunto a metà del guado tra le epoche pre e post Coronavirus.

Il mercato dell’Industria 4.0 in Italia (nell’epoca pre-Covid)

Il mercato dell’Industria 4.0 in Italia nel 2019 aveva raggiunto un valore di 3,9 miliardi di euro, in crescita del 22% rispetto all’anno precedente, e quasi triplicato in 4 anni.

Il mercato è misurato dall’Osservatorio del politecnico milanese come il valore (al netto dell’Iva) dei progetti di Industria 4.0 realizzati da imprese con sede operativa in Italia, e realizzati presso imprese manifatturiere e industriali, sia italiane sia estere.

Fonte: Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano.

Questo volume di affari è in gran parte (2,3 miliardi di euro, il 60%) dedicato a progetti di connettività e acquisizione dati (Industrial IoT) e poi suddiviso tra Analytics (630 milioni), Cloud Manufacturing (325 milioni), Advanced Automation (190 milioni), Additive Manufacturing (85 milioni) e tecnologie di interfaccia uomo-macchina avanzate (55 milioni). A cui si aggiungono le attività di consulenza e formazione per progetti Industria 4.0: circa 255 milioni di euro, +17% rispetto al 2018. Insomma, un settore – prima dell’avvento della pandemia – che cresceva a ritmo sostenuto, anche se spesso spinto e sospinto, un po’ a intermittenza, dai vari incentivi statali per l’innovazione.

Incertezza, flessibilità, cambiamento

Per il 2020, originariamente si prevedeva una crescita in linea con il trend 2019, con un incremento compreso tra il 20 e il 25%, ma per effetto della pandemia si prospetta uno scenario di grande incertezza, le cui previsioni variano da uno scenario ottimistico di chiusura dell’anno quasi in linea con il budget iniziale a uno pessimistico di contrazione del fatturato 4.0 nell’ordine del 5-10%.

“Nel medio-lungo termine, in ogni caso, il sentiment verso l’industria 4.0 rimane positivo, rafforzato dalla considerazione che l’emergenza abbia accelerato la trasformazione digitale”, sottolinea  Marco Taisch, responsabile scientifico dell’Osservatorio Industria 4.0. Che rileva: “le imprese che avevano già investito in precedenza ne hanno tratto grande beneficio, ma questa è una occasione per tutte per compiere un passo avanti nel digitale. In questo senso è positivo l’impegno del Governo nel dare stabilità al piano Trasformazione 4.0”.

Un terzo delle imprese rivuole Super e Iperammortamento

Per innovare serve disponibilità di risorse, e invece nei prossimi mesi gli investimenti si preannunciano ridotti: il 26% delle aziende posporrà almeno metà di quelli originariamente pianificati, circa un quarto si concentrerà su Industrial IoT e Analytics.

Nell’incertezza del prossimo futuro, le imprese auspicano incentivi per non fermare la trasformazione digitale, in particolare una riduzione delle imposte sui prossimi esercizi contabili (33%) e una diminuzione del costo del lavoro per operatori di fabbrica (per il 30%). Ma un terzo (31%) chiede anche di rilanciare il Super e Iperammortamento per beni strumentali, di gran lunga più desiderato rispetto al credito d’imposta per ricerca e sviluppo (17%), agli incentivi per beni immateriali (18%) o a quelli per assunzione e formazione (8% e 11%).

Le smart technologies nelle aziende

A livello internazionale, nel 2019 l’Osservatorio ha censito circa 300 nuove applicazioni di smart technologies, che raggiungono complessivamente quota 1.100 (considerando anche quelle precedenti), l’88% rilevato in grandi aziende e il 12% in Pmi. L’Industrial IoT rimane la tecnologia basilare (circa 300 applicazioni, +42% in un anno), spesso abbinata all’Industrial analytics (circa 150, +39%) per prevedere il comportamento dei sistemi, gli eventi futuri. Il Cloud manufacturing (+27%) si focalizza su accessibilità, visibilità e collaborazione nei processi di supply chain.

L’additive manufacturing (più di 100 applicazioni, +34%) si consolida grazie alla flessibilità di produzione. Crescono anche le applicazioni di advanced human-machine interface nei processi di manutenzione, sviluppo prodotto e training (+20%); tra queste il 70% sono soluzioni di realtà aumentata e il 15% di realtà virtuale (15%). Crescono le applicazioni di Advanced Automation (+15%), in assemblaggio, saldatura, pressofusione, avvitatura, levigatura, lucidatura, logistica, ma anche sicurezza sul lavoro.

Innovare guardando al futuro

Secondo Alberto Dossi, vice presidente alle Politiche industriali di Assolombarda, occorre “definire un nuovo piano industriale nazionale, con un’ottica sia di breve sia di medio e lungo periodo, basato proprio sull tecnologie Smart”. Spinte dall’emergenza, molte aziende “sono riuscite a remotizzare velocemente gran parte dei processi produttivi”, fa notare Marco Stangalino, specialist IoT di Cisco, “la risposta al cambiamento dal nostro punto di osservazione è stata molto positiva”, mentre Raffaella Cagliano, docente di People Management and Organization del Politecnico di Milano, fa notare che “per innovare occorre una visione strategica e una direzione di sviluppo molto chiare, che devono portare al coinvolgimento di molti ruoli e funzioni aziendali, non solo tecnologici ma anche molte risorse umane”. E sottolinea: “l’approccio al cambiamento deve essere partecipativo all’interno dell’impresa, con una stretta collaborazione tra Project management e Change management”, in modo da unire innovazioni di processo e cambiamento dei modi e sistemi di lavoro da parte delle persone.

L’IMPRESA GREEN NEL DOPO-COVID

L’IMPRESA GREEN NEL DOPO-COVID

#AMBIENTE, #COGENERAZIONE, #ECOLOGIA, #ENERGIA; #RISPARMIOENERGETICO, #ECOSOSTENIBILITA‘, #ZEROEMISSIONI, #EFFICIENZAENERGETICA, #RINNOVABILI

Ecco le parole chiave del dopo-Covid, perchè sembra proprio che combacino perfettamente con altre tre parole: Ripresa, Sviluppo, Salute che riguardano da vicino il nostro futuro.

L’impresa GREEN

Sono sempre di più quelle imprese che puntano ad alcuni obiettivi “verdi” importanti, ovvero, la riduzione delle proprie emissioni del 75% entro il 2030, e del 100% entro il 2040 (rispetto al 2019).

E ancora la vendita esclusiva di energia rinnovabile entro il 2050.

Accanto a ciò anche le campagne per le spiagge pulite e quelle contro la plastica, e gli incentivi verdi.

Per rimettere in moto l’economia dunque sono in molti a scommettere sull’impresa green e su una direzione aziendale sempre più sostenibile.

Gli investimenti in efficienza energetica, specialmente in ambito commerciale e industriale, possono veramente aiutare l’economia dei paesi europei.

In che modo? Creando posti di lavoro, riducendo i costi di gestione, e offrono un enorme contributo alla difesa dell’ambiente e del clima.

L’energia rinnovabile è altrettanto apprezzata e conquista fette di mercato più ampie. L’impresa green è attenta all’impiego di fonti rinnovabili per poter usufruire di energia prodotta da impianti per esempio a pannelli fotovoltaici, ma anche vento e acqua stanno crescendo nel panorama dell’energia pulita.

Si punta ad una maggiore sensibilità e responsabilità ambientale coinvolgendo l’intera filiera. Insomma, la sfida è tutta in discesa, l’impresa green è la carta vincente per il futuro dei nostri figli.

Credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design

Credito di imposta

La misura del credito d’imposta si pone l’obiettivo di stimolare la spesa privata in Ricerca, Sviluppo e Innovazione tecnologica per sostenere la competitività delle imprese e per favorirne i processi di transizione digitale e nell’ambito dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale

Quali vantaggi

Attività di ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale in campo scientifico e tecnologico:

  • il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 12% delle spese agevolabili nel limite massimo di 3 milioni di euro.

Attività di innovazione tecnologica finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati:

  • il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 6% delle spese agevolabili nel limite massimo di 1,5 milioni di euro
  • il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 10% delle spese agevolabili nel limite massimo di 1,5 milioni di euro in caso di attività di innovazione tecnologica finalizzate al raggiungimento di un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0.

Attività di design e ideazione estetica per la concezione e realizzazione dei nuovi prodotti e campionari nei settori tessile e della moda, calzaturiero, dell’occhialeria, orafo, del mobile e dell’arredo e della ceramica, e altri individuati con successivo decreto ministeriale:

  • il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 6% delle spese agevolabili nel limite massimo di 1,5 milioni di euro.

Il credito d’imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione in tre quote annuali di pari importo a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello di maturazione.

La base di calcolo del credito d’imposta deve essere assunta al netto delle altre sovvenzioni o dei contributi a qualunque titolo ricevuti per le stesse spese ammissibili.

Nel rispetto dei massimali indicati, e a condizione della separazione analitica dei progetti e delle spese ammissibili pertinenti alle diverse tipologie di attività, è possibile applicare il beneficio anche per più attività ammissibili nello stesso periodo d’imposta.

A chi si rivolge

Tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente dalla natura giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione, dal regime contabile e dal sistema di determinazione del reddito ai fini fiscali.

Sono escluse le imprese in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato preventivo senza continuità aziendale, altra procedura concorsuale. Sono inoltre escluse le imprese destinatarie di sanzioni interdittive ai sensi dell’articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231.

La fruizione del beneficio spettante è subordinata alla condizione del rispetto delle normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e al corretto adempimento degli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori.

Come si accede

Il credito si applica alle spese in   sostenute nel periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2019.

Ai fini del riconoscimento del credito d’imposta, l’effettivo sostenimento delle spese ammissibili deve risultare da apposita certificazione rilasciata dal soggetto incaricato della revisione legale dei conti.

Per le imprese non obbligate per legge alla revisione legale dei conti, le spese sostenute per adempiere all’obbligo di certificazione sono riconosciute in aumento del credito d’imposta per un importo non superiore a 5.000 euro.

Le imprese, inoltre, sono tenute a redigere e conservare una relazione tecnica che illustri le finalità, i contenuti e i risultati delle attività ammissibili svolte.

Le imprese che intendono fruire dell’agevolazione sono tenute ad effettuare una comunicazione al Ministero dello sviluppo economico.

Il modello, il contenuto, le modalità e i termini di invio della comunicazione saranno stabiliti con apposito decreto direttoriale. La comunicazione è richiesta al solo fine di acquisire le informazioni necessarie per valutare l’andamento, la diffusione e l’efficacia delle misure agevolative.

Mitsubishi Electric lancia Mentor ME

Mitsubishi Electric lancia Mentor ME

Una nuova esperienza di didattica digitale per la formazione tecnica delle scuole superiori in ambito Automazione Industriale e Climatizzazione

Ideata dalla Filiale Italiana di Mitsubishi Electric la piattaforma, completamente gratuita, fornisce agli studenti degli istituti tecnici innovativi percorsi di e-learning e smartworking per orientarsi, acquisire competenze per svolgere mandati operativi e conseguire un attestato ufficiale di alternanza in azienda

In questo momento la scuola italiana si trova al centro di una profonda trasformazione didattica dettata dal delicato contesto che stiamo vivendoe dentro al quale è chiamata a rispondere alle mutate esigenze formative, per continuare a offrire ai propri giovani un percorso di didattica digitale efficiente.

In questa circostanza, gli strumenti digitali rappresentano una soluzione reale per permettere agli studenti di ogni scuola di accedere a contenuti multimediali e ai docenti di garantire progressione e continuità nella formazione.

Mitsubishi Electric, leader mondiale nella produzione, marketing e commercializzazione di apparecchiature elettriche ed elettroniche, al servizio dell’automazione industriale, mette ora a disposizione delle scuole italiane Mentor ME, una piattaforma online a supporto della didattica in ambito tecnico, totalmente gratuita e nata con l’obiettivo di fornire ai giovani strumenti di e-learning e smartworking per formarsi e orientarsi nei settori dell’Automazione Industriale e della Climatizzazione, per una nuova esperienza di alternanza scuola-lavoro. 

Partita in fase di testing nel Settembre 2019 nel distretto didattico della provincia di Monza e Brianza (MB), sede della filiale italiana dell’azienda, Mentor ME oggi ha già coinvolto quasi 100 istituti tecnici di secondo grado e oltre 1.300 studenti esono oltre 45 i docenti che, avendone riconosciuta la validità didattica, hanno introdotto nei loro istituti questi percorsi che combinano competenze fruibili in modalità e-learning con attività da sviluppare in smartworking. Mentor ME aiuta infatti anche ad aggiornare i docenti sulle più avanzate tecnologie disponibili nel settore dell’Automazione Industriale e della Climatizzazione.

Tomoyuki Sugai, Presidente della filiale italiana di Mitsubishi Electric, dichiara: ‘Mentor ME è un progetto che per noi ha l’obiettivo di consentire agli studenti di tutta Italia di affiancare alla formazione teorica nuove nozioni utili per il loro futuro professionale e di fare esperienze pratiche che incoraggiano l’ingegno, senza muoversi dalla propria scrivania o dal proprio banco scolastico. La scelta del progetto della modalità in smartworking permette di raggiungere un elevatissimo numero di studenti e di istituti aprendo scenari inaspettati nella fruizione della didattica.

E’ un’iniziativa che dà continuità ai nostri valori di azienda responsabile nei confronti della società in cui opera, del suo progresso e della sua crescita sostenibile, per un futuro fatto di continua innovazione”.

La piattaforma: laboratorio virtuale tra scuola e impresa

Mentor ME è una vera e propria esperienza di ‘telelavoro’ digitale guidata da un tutor esperto (docente) che favorisce nei giovani l’acquisizione di competenze fondamentali in ambitoprofessionale.


Gli studenti, proprio come accadrebbe in un contesto fisico aziendale, si trovano seduti a una scrivania virtuale, di fronte a contenuti da studiare e rielaborare, ma anche a prove da svolgere, strategie da individuare, idee da progettare e portare a termine. Il tutto attraverso l’uso di tecnologie e supporti didattici digitali di facile utilizzo.  

Mentor ME si compone di un modulo introduttivo, uguale per tutti gli orientamenti, finalizzato a conoscere le attività e i processi di un’azienda come Mitsubishi Electric.

Esso comprende diverse video lezioni seguite da un test di verifica a cui ogni studente dovrà rispondere per completare il modulo didattico e acquisire la certificazione delle ore di PCTO (o alternanza scuola-lavoro) svolte.

Il modulo formativo introduttivo, comune tra i due percorsi tecnici proposti, accompagna l’utente nel mondo Mitsubishi Electric attraverso la storia e i valori aziendali dove gli studenti potranno entrare in contatto con la realtà aziendale.

Sarà poi compito dell’insegnante iscrivere le classi al percorso professionalizzante che ritiene più idoneo tra:

  1. Automazione Industriale e Meccatronica
  2. Climatizzazione

È in ciascuno di questi moduli che i ragazzi possono usufruire di contenuti di e-learning di qualità in formato digitale, con lo stesso livello di aggiornamento tecnologico dei corsi proposti da Mitsubishi Electric ai propri partner. La parte di e-learning prevede una sessione di approfondimento e un test di verifica finale.

L’aspetto più operativo del percorso si compie con un’attività di smartworking in cui gli studenti dovranno realizzare un vero e proprio progetto, applicando – come se lavorassero in azienda – le nozioni acquisite.


Entrambi i percorsi offrono agli studenti di entrare in contatto con le regole e la terminologia di ciascun settore, integrando conoscenza e applicazione pratica, per favorire l’acquisizione di un sapere effettivamente spendibile in campo scolastico e professionale.

Non mancano tuttavia i momenti di condivisione del percorso con i propri

mentor aziendali, ma anche con i compagni di classe.

L’accesso e l’iscrizione da parte dei docenti a Mentor ME è possibile dalla piattaforma

www.educazionedigitale.it/mitsubishielectric/

Gaetano Parisi, Education Manager Divisione Climatizzazione, afferma “Di recente parte del mondo della scuola ha iniziato ad approcciare le tecnologie emergenti facendole entrare nelle aule e aggiornando la didattica attraverso un processo di innovazione digitale.

Con Mentor ME abbiamo voluto creare una piattaforma moderna di apprendimento con due obiettivi: da una parte fornire uno strumento che potesse soddisfare la richiesta didattica dei docenti con contenuti tecnologici e innovativi, difficilmente implementabili dal singolo ecosistema scolastico. Dall’altra vorremmo contribuire a colmare lo skill mismatch, il divario tra le competenze possedute da chi esce dalla scuola e quelle richieste dal mercato del lavoro”.

I dati statistici sui fabbisogni di professionalità dei prossimi anni evidenziano la necessità di competenze tecniche sempre più specializzate: entro il 2021 avremo bisogno di oltre 500 mila professioni tecniche con high skill[1], dichiara Massimiliano Grazia, Application Engineer Manager presso la Divisione Automazione Industriale. Con questo progetto Mitsubishi Electric si sta impegnando nella costruzione di profili professionali per i giovani, aiutandoli ad affrontare con l’adeguata preparazione tecnica e le giuste competenze le nuove sfide del mercato. L’obiettivo della scuola oggi deve essere quello di sviluppare percorsi di formazione tecnica che comportino la collaborazione tra aziende e giovani diplomati specializzandi, rispondendo in questo modo alle specificità dell’Industria 4.0. che prevede nuove competenze tecnologiche”.

“Le lezioni gestite da un’azienda sono un forte valore aggiunto alla didattica a scuola. L’erogazione del corso ha indubbiamente fornito spunti di ulteriore approfondimento e di riflessione perché ha seguito una linea di sviluppo orientata all’applicazione pratica, con riferimenti a situazioni e dispositivi reali, abbandonando così il livello di astrazione di una lezione teorica in aula”, afferma il prof. Francesco Russo dell’IIS A. Einstein di Vimercate.

“La piattaforma Mentor ME è un buon strumento per la formazione a distanza degli studenti, aiuta a compensare le poche ore di cui si dispongono in laboratorio e in classe. In un momento in cui ci troviamo costretti a fare formazione a distanza si è rivelato ancora più utile per mantenere i contatti con gli allievi e continuare a far esercitare gli studenti a distanza”, afferma il prof. Salvatore Sardella dell’ITI Hensemberger di Monza.

Dello stesso istituto, Matteo Cino, studente di 5° Elettrotecnica dice del modulo di Automazione Industriale frequentato: “Il corso online è stato molto utile e grazie a esso ho imparato a programmare in Ladder, utilizzando software diversi da quelli che solitamente usiamo in laboratorio. Mi piacerebbe ripetere questa esperienza approfondendo soprattutto i vantaggi dell’utilizzo dei vari software oltre a ricevere maggiori informazioni sul mondo dell’automazione di Mitsubishi Electric”.

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Mitsubishi Electric

Mitsubishi Electric, con un’esperienza di quasi 100 anni nella produzione, nel marketing e nella commercializzazione di apparecchiature elettriche ed elettroniche, è riconosciuta quale azienda leader a livello mondiale. I prodotti e i componenti Mitsubishi Electric trovano applicazione in molteplici campi: informatica e telecomunicazioni, ricerca spaziale e comunicazioni satellitari, elettronica di consumo, tecnologia per applicazioni industriali, energia, trasporti e costruzioni. In linea con lo spirito del proprio corporate statement “Changes for the Better” e del proprio motto ambientale “Eco Changes”, Mitsubishi Electric ambisce a essere una primaria green company a livello globale, capace di arricchire la società attraverso la propria tecnologia. L’azienda si avvale della collaborazione di oltre 145.000 dipendenti nel mondo e ha raggiunto nell’anno fiscale terminato il 31 marzo 2019 un fatturato complessivo di 4.519,9 miliardi di Yen (40,7 miliardi di USS*). In Europa è presente dal 1969 con insediamenti in 18 Paesi: Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Olanda, Italia, Irlanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Slovacchia, Spagna, Svezia, Regno Unito, Turchia e Ungheria. La filiale italiana, costituita nel 1985, opera con cinque divisioni commerciali: Climatizzazione – climatizzazione per ambienti residenziali, commerciali e industriali, riscaldamento, deumidificazione e trattamento aria; Automazione Industriale e Meccatronica – apparecchi e sistemi per l’automazione industriale; Semiconduttori – componentistica elettronica; Automotive – sistemi e componenti per il controllo dei dispositivi di auto e moto veicoli; Trasporti – prodotti e  sistemi per il settore dei trasporti ferroviari.

Per maggiori informazioni visitare il sito: www.it.mitsubishielectric.com/it/


Soluzioni Innovative I4.0

BANDO SI-4.0
Il bando per le PMI lombarde da oltre un milione di euro

E’ stato approvato il bando per lo Sviluppo di Soluzioni Innovative I4.0, attivato dalla Regione Lombardia e dal sistema delle camere di commercio lombarde. Le domande potranno essere fatte a partire dal 20 aprile fino al 30 giugno 2020

L’obiettivo è quello di promuovere la realizzazione di progetti per la sperimentazione, prototipazione e messa sul mercato di soluzioni, applicazioni, prodotti e servizi innovativi Impresa 4.0, stimolando la domanda a lungo termine di tali soluzioni e incentivando la collaborazione delle imprese con i soggetti qualificati nel campo dell’utilizzo delle tecnologie I4.0.

1.100.000,00 euro è la dotazione finanziaria del bando, di cui 1 milione a carico di Regione Lombardia e 100 mila euro a carico delle Camere di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura della Lombardia.

L’intensità dell’agevolazione è pari al 50% dei costi ammissibili, a fronte di un investimento minimo di 40 mila euro, per un contributo massimo di 50 mila euro.

I beneficiari

I soggetti beneficiari sono le micro, piccole e medie imprese, che abbiano al loro interno competenze nello sviluppo di tecnologie digitali e presentino un progetto che riguarda almeno una delle tecnologie di innovazione digitale 4.0 riportate più avanti, nel paragrafo relativo agli interventi agevolabili.

Le imprese che siano in rapporto di collegamento, controllo e/o con assetti proprietari sostanzialmente coincidenti possono essere ammesse a finanziamento solo per una domanda. In caso di presentazione di più domande, è presa in considerazione e ammessa alla valutazione di merito soltanto la prima domanda presentata in ordine cronologico. Le altre verranno considerate irricevibili.

Requisiti dei beneficiari

Le micro, piccole e medie imprese devono essere in possesso dei seguenti requisiti:

a) Essere micro, piccola o media impresa con riferimento all’Allegato I del Regolamento UE 651/2014, del 17 giugno 2014;

b) Avere una sede operativa in Lombardia almeno al momento dell’erogazione del contributo;

c) Avere la sede operativa iscritta e attiva al Registro Imprese delle Camere di Commercio della Lombardia al momento dell’erogazione del contributo;

d) Essere in regola con il pagamento del diritto camerale annuale;

e) Non rientrare nel campo di esclusione di cui all’art.1 del Reg. (CE) 1407/2013 (de minimis);

f) Le imprese beneficiarie non devono trovarsi in uno stato previsto dal “Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza” o in liquidazione volontaria;

g) Avere legali rappresentanti, amministratori (con o senza poteri di rappresentanza), soci e tutti i soggetti per i quali non sussistano cause di divieto, di decadenza, di sospensione previste dall’art. 67 del medesimo D. Lgs.06/09/2011, n. 159 (c.d. Codice delle leggi antimafia). Tale requisito sarà oggetto di verifica della documentazione antimafia tramite interrogazione della Banca Dati Nazionale Antimafia;

h) Essere in regola con i versamenti contributivi, la verifica sarà effettuata a mezzo DURC;

i) Non avere forniture in essere con una delle Camere di Commercio lombarde, ai sensi dell’art. 4, comma 6, del D.L. 95 del 6 luglio 2012, convertito nella L. 7 agosto 2012, n. 135.

In relazione ai requisiti relativi alle lettere b) e c), nel caso delle imprese che non abbiano sede operativa nella circoscrizione territoriale della Camera al momento della domanda, è sufficiente che le stesse si impegnino ad ottenere tale condizione prima della liquidazione del contributo.

Mentre i requisiti relativi alle lettere d), e), f), g), h) e i) devono essere posseduti dal momento della domanda fino a quello dell’erogazione del contributo. Infine il requisito relativo alla lettera a) deve essere posseduto alla data di presentazione della domanda.

Dotazione finanziaria

Le risorse complessivamente stanziate per l’iniziativa ammontano a1.100.000,00 euro di cui:

  • 1.000.000,00 euro a carico di Regione Lombardia, Direzione Generale Sviluppo Economico;
  •  100.000,00 euro a carico delle Camere di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura della I soggetti beneficiari sono finanziati in ordine di punteggio e in funzione della disponibilità territoriale delle risorse. Ogni contributo è finanziato per il 50% con fondi regionali e per il restante 50% con fondi della rispettiva Camera di commercio.

A seguito della prossima adozione del Decreto Ministeriale di approvazione dei progetti a valere sull’incremento del 20% del diritto annuale, le Camere di commercio lombarde intendono aumentare la dotazione finanziaria del Bando a un totale di € 2.000.000.

Caratteristiche dell’agevolazione

L’intensità dell’agevolazione è pari al 50% dei costi ammissibili. A fronte dell’esaurimento delle risorse disponibili e in coerenza con la natura delle stesse, l’entità del contributo potrà essere inferiore al 50% delle spese considerate ammissibili al netto di IVA.

In tal caso il beneficiario dovrà accettare con comunicazione PEC un contributo inferiore. Si ricorda che l’agevolazione concessa è al lordo della ritenuta di legge del 4% e che l’erogazione avverrà a saldo, previa verifica della rendicontazione presentata, al netto della ritenuta.

Le agevolazioni previste saranno stabilite e concesse alle imprese beneficiarie nei limiti previsti dal Regolamento (UE) n. 1407 del 18 dicembre 2013 relativo all’applicazione degli articoli 107 e 108 del trattato sugli aiuti de minimis, con particolare riferimento agli articoli 1 (campo di applicazione), 2 (definizioni, con riferimento in particolare alla nozione di “impresa unica”), 3 (aiuti “de minimis”) e 6 (controllo), salvo diverso successivo inquadramento da adottare con provvedimento regionale.

In fase di istruttoria, Unioncamere Lombardia si riserva di effettuare maggiori controlli relativamente al rispetto dei limiti previsti dal Regolamento UE n. 1407/2013 per le imprese con esercizi finanziari non coincidenti con l’anno solare.

Ulteriori informazioni su https://www.puntoimpresadigitale.camcom.it/paginainterna/digital-assessment-scopri-quanto-sei-digitale,.