Il Think Tank di IVS sul comparto valvole industriali

Al centro dell’incontro le grandi opportunità legate allo sviluppo delle tecnologie per la produzione dell’idrogeno quale fonte rinnovabile, la ripresa degli investimenti nell’Oil&Gas e la minaccia della perdita di competitività del comparto europeo legata al prezzo dell’energia e alla disponibilità delle materie prime

IVS – Industrial Valve Summit, la più importante manifestazione internazionale in Italia dedicata alle tecnologie delle valvole industriali e alle soluzioni di flow control, in collaborazione con VALVECampus, l’associazione che riunisce i produttori italiani di valvole industriali ha creato il “Think Tank” che ha analizzato il tema tanto attuale del rapporto tra la transizione e la sicurezza energetica: un argomento centrale tanto nel business quotidiano quanto in prospettiva per le aziende del comparto, che hanno discusso e condiviso le migliori strategie per affrontare il cambiamento.

Sono state analizzate le opportunità tecnologiche offerte dalla transizione energetica, soprattutto nell’ambito dell’idrogeno, ma si è pure approfondito lo stato dell’arte del mercato energetico, esaminando la direzione degli investimenti, le prospettive e le strategie del settore nel breve e medio periodo.

Tra le conseguenze economiche dei mutati rapporti geopolitici che sono effetto dell’invasione russa dell’Ucraina, è emersa la necessità di garantire un adeguato approvvigionamento energetico rinegoziando i rapporti di fornitura e differenziando le fonti. Da ciò è scaturita, all’interno del mercato energetico, l’inaugurazione di un nuovo ciclo di investimenti nelle fonti classiche dell’Oil&Gas in parallelo alle fonti rinnovabili.

Si tratta di un trend in controtendenza ma che sta offrendo interessanti opportunità alle aziende del comparto, a seguito di un decennio in cui gli investimenti si sono espressi con cautela rispetto alle fonti tradizionali. Le aspettative del settore restituiscono un quadro in cui la crescita dell’Oil&Gas proseguirà anche per i prossimi anni, anche in virtù dell’aumento della domanda energetica nel mondo.

A fianco del ciclo positivo delle fonti fossili, si aggiungono le vaste opportunità offerte dalla decarbonizzazione. Le valvole trovano infatti interessanti applicazioni nelle tecnologie CCS, ossia di cattura e di stoccaggio del carbonio, ma soprattutto nei processi di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione dell’idrogeno, indicato in modo trasversale come principale vettore della transizione energetica.

Oggi meno dell’1% dell’idrogeno è prodotto con processi low carbon o attraverso fonti rinnovabili. L’obiettivo sul lungo periodo, testimoniato dall’impegno sul tema da parte delle istituzioni sul piano europeo e nazionale (tanto che il PNRR ha destinato 3,6 miliardi allo sviluppo dell’idrogeno), è di arrivare a produrre la totalità della risorsa da fonti verdi.

Mentre oggi prevalgono l’idrogeno grigio, prodotto a partire da combustibili fossili, e l’idrogeno blu, sempre da combustibili fossili ma che prevede la cattura e lo stoccaggio della CO2 prodotta nel processo.

Il settore energetico lavora allo sviluppo di una rete di distribuzione dell’idrogeno sfruttando le infrastrutture già in uso per le risorse fossili e, dove non è possibile, costruirne di nuove per ricevere in prospettiva idrogeno puro anziché in blend al gas naturale. Dal contesto emerge un potenziale incremento della domanda di valvole oltre che di nuove tecnologie. Grande fermento ruota attorno ai progetti di ricerca e sviluppo, in particolare sui materiali, al fine di minimizzare la corrosività chimica dell’idrogeno e garantire equipaggiamenti efficienti e sicuri.

In parallelo, il settore è ingaggiato nel ridurre i consumi in una logica di sostenibilità che permetta di produrre consumando quantità inferiori di energia ed emettendo di meno.

Il tutto nell’ottica di potenziare e alimentare i criteri ESG delle imprese, fattori che risultano sempre più influenti nel direzionare gli investimenti e a rendersi attrattivi sul mercato.

Dal Think Tank è emerso come la trasformazione energetica non risulti strategica solo ai fini della decarbonizzazione ma, in prospettiva, anche per un tema di prezzo.

Oltre alle opportunità che i mercati stanno riservando al comparto, il Think Tank ha evidenziato le minacce che la filiera sta sperimentando, in primis a partire dal tema della perdita di competitività della supply chain europea.

I produttori europei, rispetto ai competitor dell’Estremo Oriente e degli Usa, risentono maggiormente della volatilità legata al prezzo dell’energia, oltre che della disponibilità e del prezzo delle materie prime.

I rincari si esprimono con un sovrapprezzo applicato sui prodotti che per le imprese italiane è più sensibile di quello delle aziende asiatiche e americane, che sono meno colpite dallo stress energetico.

Questa dinamica ha generato un’asimmetria tra l’offerta europea e quella americano-asiatica, allargando il gap tra i listini e determinando una perdita di competitività per il comparto locale.

La gestione dei sovrapprezzi è legata a doppio filo al tema delle indicizzazioni dei prodotti rispetto al costo delle materie prime.

Molti clienti dei valvolieri non accettano l’inserimento delle indicizzazioni nei contratti da parte dei fornitori, e la situazione diventa per le aziende delle valvole un ulteriore rischio da gestire. 

Per non perdere di competitività, è la supply chain a prendersi in carico i maggiori costi, in secondo luogo le società di ingegneria. Alla complessità del contesto, si aggiunge un tema di valuta, per via della forza che il dollaro ha manifestato negli ultimi mesi rispetto all’euro.

Dal Think Tank è emersa la necessità che la filiera produttiva e le società di ingegneria elaborino scelte condivise, e che il superamento delle criticità dipenda dalla riconfigurazione della supply chain. Un processo per cui serve negoziare nuovi modelli e abbandonare una governance statica, per affrontare una situazione nuova con soluzioni innovative.

Sono intervenuti nel punto stampa:
Luca Pandolfi, Project Manager di IVS – Industrial Valve Summit;
Francesco Apuzzo, Segretario e cofondatore di Valve Campus;
Marco Medovic, Sales Manager divisione Pipeline&Process di Tenaris
Paolo Carrera, Chief Commercial Officer di H2 Energy
Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore

Il comparto nazionale e locale delle valvole industriali

In occasione di IVS 2022 è stato presentato il nuovo Osservatorio IVS-Prometeia “The oil & gas valve industry in Italy”, realizzato con il contributo dell’ufficio studi di Confindustria Bergamo. Lo studio fotografa lo stato del comparto italiano, che conta 255 imprese (di cui più del 90% è Pmi), 11.400 addetti e un valore della produzione pari a 3.2 miliardi di euro.

Numeri che rendono la filiera delle valvole per l’Oil&Gas un settore ‘core’ del manifatturiero italiano, oltre che una delle eccellenze nascoste del Made in Italy. Quasi 2 valvole su 5 per l’Oil&Gas prodotte in Europa sono italiane. Il nostro Paese è in testa alla graduatoria dei maggiori produttori UE, grazie alla presenza di una filiera completa, sia in termini di prodotti finiti che di componenti e prodotti ausiliari.

In particolare, il territorio di Bergamo rappresenta il fulcro del settore italiano. Entro un raggio di 100 km dalla provincia ha sede un distretto industriale che genera oltre il 90% della produzione nazionale del comparto. Nel 2020 gli investimenti mondiali nel settore dell’Oil&Gas sono calati di circa il 30% e il recupero del 2021 si è espresso a ritmi moderati ma insufficienti a riagganciare i livelli pre-pandemia.

Di conseguenza, anche la domanda mondiale all’importazione di valvole per l’Oil&Gas ha archiviato il 2021 su livelli più contenuti (del 2% circa) rispetto a quelli del 2019. Lo shock del 2020 ha determinato una contrazione del fatturato delle imprese del settore (-11%): un ripiegamento in linea con quello dei competitor internazionali. Tra il 2020 e il 2021, le esportazioni italiane di valvole per il settore energetico sono cresciute a ritmi in linea o più elevati rispetto a quelle dei competitor in oltre il 60% dei top-100 mercati mondiali.

Dal 2015, la Fiera di Bergamo ospita IVS – Industrial Valve Summit, la fiera internazionale dedicata alle valvole industriali e alle tecnologie di flow control. La quarta edizione del Summit si è chiusa con un afflusso finale di 12.000 visitatori, provenienti da più di 60 Paesi in rappresentanza di tutti e cinque i continenti, segnando una partecipazione ancora maggiore rispetto al terzo appuntamento del Summit.

IVS ha ospitato quasi 300 aziende espositrici (+17% rispetto al 2019), provenienti da 12 Paesi: oltre all’Italia, si tratta di Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti d’America, Francia, Corea del Sud, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Sudafrica, Turchia e Repubblica Ceca.

Da record anche le superfici del Summit, che nel 2022 si è sviluppato su 15 mila metri quadrati complessivi, grazie alla creazione di un terzo padiglione. Numeri che raccontano come IVS si sia affermato come un appuntamento imprescindibile per tutta la filiera globale connessa alle valvole industriali e al controllo del flusso.

VALVEcampus è un’associazione di produttori di valvole industriali e componenti per l’industria Oil&Gas e Power Generation. Nata dalla volontà di sei soci di promuovere e diffondere tra i professionisti la cultura tecnica delle valvole industriali, opera come agenzia formativa nelle aree del design, norme tecniche, metallurgia, sistemi di tenuta e componenti ausiliari per valvole industriali. Oggi conta più di 40 associati e ogni anno organizza più di 15 tra corsi di formazione e webinar.

L’Associazione rappresenta da sempre il partner scientifico di riferimento di IVS – Industrial Valve Summit, di cui cura la parte convegnistica. VALVECampus ha come obiettivo la promozione del know-how, della professionalità e del ruolo internazionale che l’Italia ricopre all’interno della filiera con le sue molteplici attività.

Il Valve Industry Think Tank incarna la missione dell’Associazione, in quanto rappresenta un’agorà dove condividere opinioni, novità e aspettative del mercato, in cui è possibile confrontarsi sulle nuove opportunità, sugli scenari e sulle strategie da condividere con tutti gli attori della filiera.

ZEROEMISSION dal 23 al 24 giugno 2021 a Piacenza Expo

Zeroemission

L’appuntamento fieristico nazionale Zeroemission, dedicato alla produzione elettrica, all’accumulo e alla mobilità a zero emissioni

ZEROEMISSION 2021 in precedenza programmato dal 5 al 6 maggio 2021, viene confermato nelle date del 23 e 24 giugno, per garantire a tutti gli operatori di poter sviluppare al meglio il proprio business e nel rispetto delle norme anti-Covid.

Le Associazioni di settore che supportano l’evento e il Comitato Scientifico di Zeroemission  sono già al lavoro per l’organizzazione del programma di incontri e conferenze di altissimo livello che completeranno la Fiera.

In totale sicurezza a Piacenza Expo sono attesi circa 10.000 operatori del settore, che hanno espresso la necessità di poter partecipare finalmente ad un evento in presenza per lo sviluppo di collaborazioni commerciali e di aggiornamento professionale.

Il team commerciale e organizzativo di ZEROEMISSION 2021 è quindi pienamente operativo per proseguire con lo sviluppo del progetto che, ricordiamo, si articolerà nei seguenti saloni tematici: SOLAR+ 2021 (dedicato alla filiera industriale della produzione di elettricità dal sole), INVERTER WORLD 2021 (dedicato alla filiera industriale degli inverter, ups e eps), BATTERY WORLD 2021 (dedicato alla filiera industriale delle batterie e dei sistemi di accumulo elettrochimici), EV WORLD 2021 (dedicato alla filiera industriale dei veicoli elettrici e delle infrastrutture per la mobilità elettrica) e HYDROGEN & FUEL CELLS 2021 (dedicato alla filiera industriale dell’idrogeno da fonti rinnovabili e delle celle a combustibile).

Industria italiana delle tecnologie: nuove opportunità dal Brasile

imptrese italiane tecnologie in Brasile

Il focus sulle nuove opportunità delle tecnologie in Brasile, fa parte di un più ampio percorso di promozione internazionale strutturato in attività virtuali a seguito della pandemia

Una cinquantina di Aziende hanno preso parte al Webinar di approfondimento “Brazil: business opportunities for electrical engineering & electronic companies”, organizzato da Ice Agenzia con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dell’Ambasciata d’Italia in Brasile e in collaborazione con Anie, la Federazione che rappresenta l’industria Elettrotecnica ed Elettronica italiana.

L’incontro ha rappresentato la prima tappa della missione virtuale rivolta al Brasile ed è stato occasione per approfondire le opportunità che il Paese offre nei settori dell’Elettrotecnica e dell’Elettronica, con particolare focus sui mercati dell’Energia e delle Energie Rinnovabili.

Il Webinar si è aperto con l’introduzione dell’Ambasciatore d’Italia in Brasile, Francesco Azzarello, e della Responsabile Relazioni Internazionali di Anie, Mariarosaria Fragasso. A seguire, moderati da Ferdinando Fiore, Direttore dell’Ufficio Ice di San Paolo, si sono tenuti i panel tecnici a cura delle associazioni locali Abinee, Absolar e Abeeolica, che hanno fornito una panoramica dei settori elettrotecnico ed elettronico con un focus specifico sul segmento fotovoltaico ed eolico.

Enel Green Power Brazil e il Gruppo Terna hanno portato ai partecipanti presentando la propria esperienza di successo sul mercato brasiliano. Il webinar si è concluso con un intervento a cura dello Studio Legale Guarnera Advogados, incentrato sugli aspetti legali e doganali che le imprese italiane devono tenere in considerazione nell’approccio al mercato.

A questo evento seguirà, nelle prossime settimane, l’organizzazione di una giornata di incontri B2B in modalità virtuale sulla piattaforma Smart 365 di ICE Agenzia; è prevista la partecipazione di 10-15 imprese italiane del settore e una delegazione di operatori brasiliani selezionati dall’Ufficio Ice di San Paolo.

Lo scenario

L’Industria Anie è composta da settori tecnologicamente avanzati e altamente specializzati, che rappresentano 84 miliardi di euro di fatturato totale e 500.000 addetti.

L’incidenza dell’export sul fatturato totale è strutturalmente superiore al 50% e le imprese esportatrici sono il 40% sul totale, il doppio rispetto alla media manifatturiera.

Negli ultimi anni, prima della crisi Covid-19, a fronte di una domanda interna più debole, le imprese Anie hanno rafforzato il presidio sui mercati esteri e hanno fortemente diversificato a livello geografico i mercati di destinazione, cogliendo opportunità di crescita al di fuori della tradizionale area europea. Oltre 200 sono i Paesi esteri raggiunti dalle esportazioni elettrotecniche ed elettroniche italiane e fra i primi trenta mercati di destinazione del settore oltre il 60% sono oggi extra UE.

Nel 2020 l’andamento dell’Elettrotecnica ed Elettronica italiane si inquadra in un contesto macroeconomico critico dove, alla forte debolezza della domanda interna, si è unita una frenata anche delle esportazioni.

Sulla base dei preconsuntivi elaborati dal Servizio Studi Anie, si stima che gli effetti negativi della pandemia abbiano portato complessivamente il fatturato aggregato dei settori Anie su livelli inferiori del 7,3% rispetto al 2019, con perdite sul mercato interno ancora più ampie.

Le stime sull’evoluzione futura del settore vedono un ritorno sui livelli pre Covid solo nel 2022, nell’ipotesi di contenimento del rischio pandemico e di una ricaduta positiva sul sistema industriale del sostegno che potrà venire dai programmi europei.

L’evoluzione del Paese

Il Brasile rappresenta il primo mercato di destinazione dell’export italiano di Elettrotecnica ed Elettronica in America latina.

L’importante processo di trasformazione energetica e gli incentivi che il Paese riserva all’innovazione aprono interessanti opportunità per le imprese italiane.

Dopo la battuta d’arresto registrata nel 2020 per effetto dell’emergenza sanitaria, nel 2021 si attende un incremento del PIL del Paese pari al 3,5%.

Questo Paese ha bisogno di importanti interventi di ammodernamento della dotazione infrastrutturale (si stima che per soddisfare questo fabbisogno dovrebbe essere dedicato annualmente il 5% del PIL).

Guardando al mercato dell’Energia, il settore si caratterizza per una rapida crescita sia nell’ambito delle fonti tradizionali, sia di quelle rinnovabili, in linea con il Piano nazionale di espansione al 2023.

L’Emergenza Covid spinge la scelta su temi “green”

L’economia è sempre più green. Si tende a puntare sui Megatrend, ossia fenomeni di lungo periodo destinati a trasformare il mondo che conosciamo, dall’Ambiente al Digitale

L’Ambiente e le risorse naturali, le energie rinnovabili, i cambiamenti sociali e demografici con l’invecchiamento della popolazione, ma anche la tecnologia e l’energia pulita, e ancora la salute, la ricerca e il benessere delle persone.

L’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, ha cambiato profondamente le abitudini e gli interessi del mondo intero, anche in campo economico, e sui risparmi della popolazione. Questi i temi a cui è rivolta oggi più che mai l’attenzione e l’interesse. Si sta spingendo sempre più ad investimenti sostenibili, e a tutti quei “Megatrend” ovvero quelle tematiche che consentono di investire sui fenomeni di lungo periodo, destinati a trasformare il mondo in cui viviamo, lavoriamo, consumiamo.

Un investimento oculato quindi sul nostro futuro e soprattutto su quello dei nostri figli e nipoti.

I Megatrend sono alla base di numerosi fondi, attivi e passivi, di gestioni assicurative e di piani pensionistici che combinano in genere varie tematiche e puntano su molteplici aziende per ridurre il rischio. Tra le società di gestione italiane che stanno maggiormente premendo l’acceleratore sul fronte Megatrend vi sono realtà come Fineco Bank, che propone il fondo dei fondi, FAM Megatrends con cinque tematiche di base, cioè: invecchiamento della popolazione, crescente scarsità d’acqua, veicoli elettrici, cambiamenti climatici e cure oncologiche. L’Associazione ANIMA invece punta in particolare sulla cosiddetta “Silver Economy” ovvero il cambiamento dei modelli di consumo e di trasformazione digitale. Sul fronte delle formule assicurative di investimento ci sono poi alcuni interessanti prodotti come GeneraValore del gruppo Generali Italia che propone di cogliere le opportunità del Megatrend demografici, di business, e investimenti sostenibili.

Le imprese, aziende e industrie, gli investitori in tutto il mondo, chiedono sempre di più sostenibilità per i propri investimenti, e anche in Italia si punta sempre più al risparmio gestito e in generale alle aziende a cui dare fiducia e denaro. Tra i fondi a cui si guarda con interesse, per esempio, c’è ESG- ENVIRONMENTAL (rispetto per l’ambiente) SOCIAL (attenzione al sociale) GOVERNANCE (buon governo) con una gestione aziendale in linea con i principi economici ma soprattutti con quelli etici.

Anche in Italia cresce l’offerta di prodotti sostenibili. Il Gruppo Poste Italiane, ad esempio, integra i principi ESG nei processi di investimento e di assicurazione. con il Fondo Poste Investo Sostenibile socialmente responsabile, che investe in un paniere di titoli selezionato con attenzione specifica ai fattori ambinetali, sociali e di governance e con un benchmark composto da indici che sono essi stessi sostenibili.

E ancora, si chiama Diamond Eurozone Office il fondo immobiliare tutto “green” che ha ottenuto la massima valutazione internazionale Gresb.

Anche il Mediolanum Flessibile Globale è diventato Flessibile Futuro Sostenibile e al tradizionale approccio gestionale affiancherà anche un approccio ESG con l’obiettivo di contribuire alla riduzione delle emissioni di carbone.

A ottobre scorso è stato lanciato inoltre il Best Brands Global Impact da Mediolanum International Funds, soluzione di investimento azionario globale che investe in aziende in grado di generare un impatto positivo in termini sociali e ambientali.

SPECIALE “ECONOMIA CIRCOLARE WEB EDITION 2020” EVENTO DIGITALE appuntamento nel 2021

economia circolare

L’economia circolare rappresenta un modello economico in cui il valore dei materiali viene il più possibile mantenuto o recuperato e dove gli scarti sono ridotti al minimo. Recenti ricerche dicono che le industrie europee riuscissero a implementare un sistema produttivo di tipo circolare, si potrebbe realizzare un risparmio complessivo di quasi 500 miliardi di euro l’anno

Sempre più spesso viene individuato come un approccio indispensabile ad ottenere migliori performance in termini di sostenibilità.

Ecco perché il portale specializzato www.progettoindustria.com desidera dare risalto a questo tema così attuale che coinvolge diversi settori industriali e PMI e organizza l’Evento Digitale

“SPECIALE ECONOMIA CIRCOLARE WEB EDITION 2020”

un Evento completamente online che vuole essere un momento d’incontro e confronto professionale tra le  AZIENDE, INDUSTRIE, e PMI, presentando applicazioni,  soluzioni, strategie, prodotti, servizi e tecnologie dedicate ai temi di processo bioeconomico, industria green, green chemistry, biobased industry, efficienza ed efficientamento energetico, sviluppo sostenibile, riduzione dello spreco, rinnovabili, cogenerazione, tutela dell’ambiente e della persona, sicurezza sul lavoro.

“SPECIALE ECONOMIA CIRCOLARE WEB EDITION 2020” si svolgerà on line attraverso la presentazione mirata e la condivisione in networking su piattaforma ZOOM, e diffusa anche tramite il canale YouTube dedicato e i profili social, in particolare Linkedin, che conta una Community qualificata di circa 3.000 contatti.

*** IL PACCHETTO DI ADESIONE  per le Aziende che desiderano partecipare all’Evento Digitale è composto da: 

** uno speech di presentazione di 20 minuti

** share-screen della presentazione

** scambio in diretta di domande e risposte (QT)

** pubblicazione on line di un COVER BANNER dell’azienda (misure 450×225 pixel formato Jpg o Pdf) in HOME PAGE sul portale www.progettoindustria.com,  con link diretto al sito web dell’azienda

** pubblicazione di un articolo applicativo o istituzionale o di prodotto sul portale, nello Speciale dedicato all’Evento

** pubblicazione on line di un video sul portale, nello Speciale dedicato all’Evento

** pubblicazione e diffusione del video dell’evento anche sul canale YouTube industriavideochannel

** condivisione dell’intero evento e dei singoli video relativi alle aziende su Linkedin (community di oltre 3.000 contatti qualificati, in crescita) e sui principali profili social

Per l’adesione e per maggiori informazioni e dettagli sul programma, scrivete all’indirizzo mail: promozione@progettoindustria.com 

Una iniziativa a cura di

Maria Elena Monti – Comunicazione Multicanale – Eventi Digitali – Via Procaccini, 73 – Milano – +39 334 3613536

ECOMONDO 2020: Bioeconomia Industriale

bioenergia e bioeconomia industriale

Il focus su biobased industry e bioeconomia, promuove e valorizza il nuovo modello economico e culturale della economia circolare

Si propone di ottimizzare il business di tutte le realtà industriali impegnate nella produzione di risorse biologiche rinnovabili e la loro conversione, tramite tecnologie innovative ed efficienti di biotecnologia industriale, in prodotti a base biologica e da bioenergia, compresi alimenti e mangimi, denominati “chemicals”.

La filiera vede protagoniste le aziende che sviluppano biopolimeri, bioplastiche, produttori di trasformatori della materia proveniente da scarto organico, in sostanza tutte le piccole-grandi bioraffinerie (Novamont, in primis e altri attori della chimica tradizionale mondiale, ma anche i produttori di impianti per compostaggio, digestione anaerobica e filiera agroindustriale, engineering d’eccellenza.

Target Espositori: biotecnolgie industriali, alghe, biomasse, bioraffinerie, biopolimeri, bioenergia, biocarburanti, prodotti chimici biobased, biolubrificanti, tensioattivi biobased, materiali biobased, inclusi i materiali da costruzione.

Il target visitatori

Acquirenti in cerca di applicazioni da aziende biochimiche, impiantistica, feedstock, fornitori, consultants, analisti e gli investitori R & D, professionisti, ricercatori di istituti accademici, policymakers, regolatori, ONG.

Bioenergie e Bioeconomia

Ecomondo 2020 si conferma ad oggi uno degli appuntamenti di riferimento di questo settore strategico, “cerniera” tra il sistema elettrico e quello del gas.

Questo grazie alla collaborazione di questi anni con CIB – Consorzio Italiano Biogas (logo) ed alla recente regolamentazione introdotta nel decreto Biometano da parte del MISE, decisiva per lo sviluppo di questo settore e in grado di aggiungere flessibilità al sistema energetico nazionale.

Alcune fra le novità essenziali è il ritiro a prezzo prefissato, da parte del GSE, del biometano avanzato e dei CIC, che garantirà la bancabilità degli investimenti nel settore, e la riconversione degli impianti esistenti. 

Si stima che il potenziamento della produzione di biometano potrebbe evitare emissioni di CO2 per 197 mln di tonnellate (scenario al 2050), dai dati registrati ad oggi. (Fonte Althesis).

Lo sviluppo della filiera consentirebbe, inoltre, già entro il 2030, di creare oltre 21mila posti di lavoro e di generare un gettito tributario di 16 mld di euro tra imposte sulle imprese e fiscalità di salari e stipendi.

Molti risvolti positivi per la bioeconomia

  • Saranno salvaguardati anche gli impianti di produzione di energia elettrica da biogas esistenti, il cui incentivo sull’energia prodotta verrà affiancato parallelamente da quello sul biometano.
    – L’immissione di biometano nella rete del gas naturale o nei distributori stradali, potrebbe fornire servizi di riserva e bilanciamento al sistema elettrico, costituendo una svolta per le imprese.
    – Infine l’ulteriore prospettiva auspicabile della realizzazione di impianti di co-produzione flessibile di elettricità (+calore) e biometano, grazie alla quale si otterrebbe una generazione elettrica ampiamente e rapidamente modulabile.

L’obiettivo è mettere in luce le numerose biotecnologie e sistemi esistenti per la produzione di gas rinnovabile da fonti biogeniche e di idrogeno da rinnovabili, inserendolo nella bioeconomia circolare e accompagnando lo sviluppo delle altre fonti rinnovabili intermittenti (sole e vento) e assegnando un nuovo valore alle infrastrutture del gas.

Green economy: finanziamenti per le filiere strategiche

green economy

Investimenti di 50 miliardi l’anno fino al 2030 che contribuiranno a una crescita del PIL dello 0,5% ogni anno e ad oltre 5 milioni di posti di lavoro, nei settori della green economy 

Tutto questo in un programma di transizione energetica sulle filiere strategiche: idrogeno e rinnovabili con l’obiettivo di porre l’Italia come il soggetto trainante a livello europeo.

Sono queste le azioni e i numeri messi in campo da Ministero dello Sviluppo Economico e Confindustria che, nel corso di un incontro tra il Ministro Stefano Patuanelli e il delegato per l’Energia di Confindustria Aurelio Regina, hanno iniziato a delineare le strategie industriali del Green New Deal annunciato nei mesi scorsi dal Governo Conte.

 “Il Ministro Patuanelli – spiega una nota – ha dato il via libera alle misure per facilitare la transizione di importanti settori industriali  gasivori  ed evitarne la delocalizzazione.

Su questo punto saranno riavviate due misure, una di carattere nazionale e l’altra in corso di notifica alla Commissione UE che consentiranno di ridurre il differenziale di prezzo rispetto ai players industriali europei nel settore del gas.

Sul tema ETS, il sistema per lo scambio di quote emissione di gas a effetto serra dell’UE, sarà avviato un tavolo comune per dare attuazione delle norme emanate con la nuova Direttiva Emission Trading, i costi indiretti ETS e per una attenta valutazione delle proposte Comunitarie per la riforma della fiscalità energetica”.

Industrie pronte a investire ma servono regole chiare

Le misure annunciate dal ministero erano attese da tempo dalle imprese del comparto che chiedevano regole precise per un settore, quello delle energie rinnovabili e della green economy.

Un settore che è pronto ad investire, anche con operazioni di reshoring ma che, per farlo, necessita di un quadro normativo che deve essere chiaro e con un orizzonte temporale ben definito.

L’auspicio di Confindustria, quindi, è che questo piano possa colmare alcuni gap di competitività, come quello sul prezzo del gas naturale, rilanciare le filiere italiane, e risolvere crisi che ormai si trascinano da anni e che rischiano di cancellare interi comparti strategici, come l’acciaio.