Il Programma HORIZON 2020 è stato senza alcun dubbio lo strumento principe che ha permesso un adeguato livello di sviluppo delle Tecnologie abilitanti chiave (KET) nei Paesi Europei e, particolarmente, in Italia
Il Sistema della Ricerca e Innovazione italiano è sempre stato
caratterizzato da una particolare frammentazione: un individualismo marcato e
una limitata propensione alla cooperazione, fattori che, ovviamente, rendono
complesso anche il processo di
trasferimento tecnologico dal Sistema della Ricerca a quello
dell’Innovazione. In riferimento al settore delle KET, la spinta di HORIZON 2020 ha aiutato a superare
parzialmente questa criticità, generando collaborazioni pubblico-privato di
particolare rilevanza.
Sotto la spinta complessiva di
queste azioni, il Sistema italiano della Ricerca e Innovazione si è sviluppato
sostanzialmente lungo tre direzioni: adeguamento del percorso educativo dei
laureati e formazione permanente dei lavoratori; sviluppo della competitività
del Sistema industriale. Assicurare l’impatto sociale dei risultati della
R&I. Secondo l’ISTAT, su un campione di 400.000 aziende, il 52.3% può
essere definito non sostenibile, il 15% leggermente sostenibile, il 15.1%
mediamente sostenibile e il 17.6% altamente sostenibile.
Aziende sostenibili e produttività
Risulta molto interessante la
considerazione riguardo la produttività: in rapporto alle aziende con
sostenibilità zero, prese come riferimento, si osserva un aumento della produttività all’aumentare della sostenibilità.
Questo risultato è dovuto anche alla significativa partecipazione delle
organizzazioni italiane, sia pubbliche che private, ai temi di HORIZON 2020,
tra i quali NMBP e altri come ad esempio Science with and for Society.
Il programma di finanziamento NMBP ha perciò avuto il ruolo di generare un
cambiamento nella cultura degli attori italiani nella Ricerca ed Innovazione,
promuovendo non solo una crescita di competenze specifiche, ma anche una
soddisfacente consapevolezza della necessità di indirizzare e integrare gli
aspetti economici, ambientali e sociali dell’Innovazione.
Tale patrimonio di competenze ed
approcci potrà essere valorizzato e capitalizzato nell’ambito del prossimo
Programma Horizon Europe e nello specifico nell’area del Pillar 2: Digital,
Industry and Space? Considerando gli orientamenti prioritari della R&I nel
nuovo programma, la risposta può solo essere affermativa.
Orientamenti di R&I in “Digital,
Industry and Space”
Nello specifico, due sono i temi di particolare rilevanza per l’Italia:
Il primo riguarda le tecnologie
digitali e in particolare lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, che nella visione italiana è comunque
sempre approcciata con una visione antropocentrica. I
principali interessi industriali riguardano i seguenti settori:
– Industria Farmaceutica (Drug Discovery, Drug Delivery and Clinical
Applications);
– Industria Automotive (Autonomus Driving, Predective Maintanance, Cyber Car,
Connected Supply Chain);
– Microelettronica (Smart Driving, Smart Industry, Smart Home and Smart
Things);
Il secondo è relativo alla buona
posizione Italiana nel campo dei Materiali Avanzati. Partendo dalla
considerazione che lo sviluppo di tecnologie per le energie rinnovabili e
sostenibili dipende in maniera critica dall’abilità di disegnare e realizzare
materiali con proprietà ottimali, la realizzazione di materiali adatti allo
scopo non può prescindere dalla connessione tra predizione, sintesi e
caratterizzazione dei materiali stessi. L’uso incrementale di strumenti
computazionali, la nuova generazione di base di dati dei materiali, hanno
sostanzialmente accelerato queste attività. E’ perciò il tempo opportuno per
considerare le prospettive future dei materiali attraverso un approccio di
design.
L’emergente transizione economica
e sociale rende consapevole il sistema italiano della R&I dei vantaggi che
possono derivare dal valore della sostenibilità. Per le aziende gli impegni
verso questa direzione sostenibile si muovono lungo due traiettorie principali:
a) Essere consapevoli dell’impatto
delle attività;
b) Fare un uso responsabile delle
seguenti sei forme di Capitale:
– Il capitale NATURALE fornisce
risorse alle attività produttive industriali e alimenta la disponibilità di
scarti generati;
– Il capitale UMANO, con la
conoscenza e le competenze degli addetti per portare a compimento le attività
di business in modo efficiente e concreto;
– Il capitale INTELLETTUALE, ovvero
brevetti, tecnologie, know-how, informazioni sui client, che contribuiscono
alla creazione di valore per l’azienda;
– Il capitale MANIFATTURIERO,
composto da asset tangibili che, assieme a quelli intangibili, contribuiscono
alla creazione di valore per l’azienda;
– Il capitale SOCIALE, cioè il
sistema di relazioni dell’azienda con gli stakeholders inclusi i propri
dipendenti;
– Il capitale FINANZIARIO che
fornisce all’azienda le risorse necessarie per i bisogni del business.
In conclusione, il sistema italiano della R&I è pronto ad inserirsi adeguatamente nella prossima programmazione europea, consapevole che una partecipazione adeguata non potrà che tradursi in una ampia serie di opportunità:
• Un Sistema di eco-innovazione più flessibile e dinamico
• Una migliore cooperazione pubblico-privato (ridotta frammentazione)
• Trasferimento tecnologico (migliorare il trasferimento dei risultati della ricerca)
• Partecipazione di PMI e Grandi Imprese e Programmi nazionali
• Migliore accesso alla finanza per la R&I
• Disponibilità di venture capital
• Infrastrutture di Ricerca e, quindi, miglior accesso a competenze e strumentazioni
(fonte AIRI)