Chip, mercato in crescita

chip dispositivo

Qualche mese fa gli esperti prevedevano, per il 2021, un incremento del 12% del volume mondiale di vendite di dispositivi a semiconduttore – chip

Oggi anche i meno ottimisti danno per certa una crescita almeno del 19%.

Con possibilità di ulteriori ritocchi al rialzo. E non c’è un particolare segmento che trascini questa corsa.  Tutte le famiglie di dispositivi superano ogni giorno nuovi record.

I grandi produttori si stanno ancora leccando le ferite: le fermate causate dalla pandemia, i massicci blackout elettrici che hanno condizionato il funzionamento della produzione in Texas, o l’incendio che ha creato problemi a un colosso nipponico.  Con conseguenze sui tempi di consegna che si stanno allungando sempre più.

Per reazione i consumatori di chip sono entrati in panico inondando il mercato di ordini doppi o tripli e innescando una spirale complessa da gestire.

Intanto il ruolo dei semiconduttori come tecnologia abilitante sta diventando sempre più evidente per lo sviluppo di una qualunque economia industriale avanzata.

Proprio per questo la Cina sta puntando sull’autosufficienza pressocché totale, mentre in America Biden ha messo sul tavolo 50 miliardi di dollari, tanto per iniziare, destinati alla ricerca e produzione domestica di microelettronica integrata. Anche i colossi del settore stanno impegnando fior di miliardi per tenere il passo: TSMC e Samsung, per esempio, sono ciascuna poco sotto l’asticella dei 30 miliardi.

I CHIP SONO ALLA BASE DELLO SVILUPPO DI OGNI SOCIETÀ INDUSTRIALE AVANZATA

Un mercato che cresce così velocemente, società che investono a ritmo serrato e governi che puntano con decisione le loro carte sulla tecnologia più avanzata. Ormai i chip sono alla base della creazione di nuovi posti di lavoro, della sicurezza nazionale, del sistema educativo di una nazione, della crescita e dell’innovazione di settori industriali come l’aerospaziale, l’auto, la medicina, le comunicazioni.

Coronavirus: la Cina sta incoraggiando l’esportazione di indumenti protettivi.

A seguito dell’aumento della domanda globale a causa dell’epidemia di coronavirus è recentissima la notizia sull’export di indumenti produttivi.

L’epidemia di COVID-19 ultimamente si è aggravata in alcuni Paesi e regioni, che si trovano anche a dover affrontare una carenza di materiali protettivi.

Cao Xuejun, un alto funzionario del ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione, ha dichiarato in una conferenza stampa che la Cina, uno dei principali Paesi produttori di indumenti protettivi, sta incoraggiando le fabbriche nazionali ad aumentare le esportazioni, mentre continua la lotta globale contro l’epidemia.

La produzione cinese di indumenti protettivi è aumentata nell’ultimo mese e numerose fabbriche nazionali di abbigliamento stanno riadattando le proprie linee di produzione per produrre tute protettive.

Cao ha detto che attualmente, la Cina è in grado di fornire ogni giorno 250.000 tute protettive allo Hubei, la provincia colpita più duramente dall’epidemia, superando la domanda provinciale.

Anche se il numero di casi confermati continua a diminuire in Cina, la prevenzione e il controllo dell’epidemia rimangono in una fase critica.

Pertanto, secondo Cao, i produttori nazionali non devono ridurre la loro produzione di prodotti protettivi. (fonte ANSA – XINHUA)