Export italiano, pharma e life science mantengono un ruolo chiave

Export italiano in crescita nel 2024

Export italiano, pharma e life science mantengono un ruolo chiave. Secondo le previsioni di Ebury Italia, quest’anno registrerà una notevole crescita, e il 2024 si profila, come un anno di opportunità per rafforzare la presenza dell’Italia sui mercati internazionali, promuovendo un modello di sviluppo sostenibile e innovativo

Secondo le previsioni di Ebury Italia, questo sarà l’anno della crescita. Il 2024 infatti si prospetta cruciale per l’Italia nel contesto del commercio internazionale.

L’export italiano oggi rappresenta circa il 40 % del nostro PIL. Dopo un 2022 caratterizzato da una crescita significativa (+9,9%), le esportazioni italiane hanno rallentato nel 2023 (+0,8%) mentre secondo le previsioni elaborate da Marta Bonati, Country Manager dell’istituto finanziario Ebury Italia, quest’anno sarà quello della crescita, sebbene moderata, del 2,3%, sotto i ritmi pre-pandemia.

L’export italiano nel 2024

Il calo nel tasso di crescita dell’export italiano di beni dell’anno appena passato è legato alla diminuzione della domanda mondiale, specialmente nei principali mercati di destinazione dei prodotti italiani, quali Germania e Stati Uniti.

Nei primi 8 mesi del 2023, l’export manifatturiero si è ridotto (-1,0% rispetto allo stesso periodo 2022, a prezzi costanti) facendo registrare poche variazioni positive.

L’export italiano di autoveicoli ha, invece, realizzato il maggior incremento (+19,1%), compensando la debole crescita del 2022.

Seguono l’occhialeria, i macchinari (primo settore per peso dell’export), gli altri mezzi di trasporto, in forte decremento rispetto al 2022, e i prodotti farmaceutici, che avevano registrato una crescita significativa nel 2022.

Quest’anno, si prevede un’ulteriore crescita dell’export di autoveicoli e occhialeria; mentre i settori farmaceutico e dei macchinari manterranno un ruolo chiave.

Nel 2024, i settori della sostenibilità, dei beni ambientale e del digitale, secondo le previsioni di Ebury Italia, si consolideranno come veri e propri acceleratori per le esportazioni italiane, soprattutto per quanto riguarda le PMI, il cuore dell’economia italiana.

Gli investimenti green prospettano per il biennio 2025-26 un’accelerazione che potrebbe superare il 14% annuo.

Mercati d’interesse

Per quanto riguarda i mercati, l’export italiano continua a privilegiare quelli consolidati, tra cui la Germania, gli Stati Uniti, la Francia e la Cina.

Nei primi 9 mesi del 2023, le esportazioni italiane hanno registrato un +10,1% per USA, +25,2% per il Giappone e +9,1% per UK.

Tuttavia, si sta assistendo a un’espansione verso alcuni mercati emergenti come i Paesi del Golfo, l’India, la Thailandia, il Vietnam, il Messico, il Brasile e la Croazia, offrendo nuove opportunità per il Made in Italy.

L’export italiano nei paesi OPEC è cresciuto del +42% nei primi 9 mesi dell’anno scorso.

Sempre secondo l’analisi di Marta Bonati, tuttavia, il conflitto russo-ucraino e quello israelo-palestinese potrebbero incrementare la frammentazione geopolitica, con effetti sull’economia globale e anche sul commercio internazionale.

Nonostante le sfide globali, l’export italiano mostra comunque importanti segni di resilienza e capacità di adattamento.

L’inflazione dovrebbe ridursi per effetto delle conseguenze delle politiche monetarie restrittive attuate dalla BCE e il Pil italiano è atteso in crescita dello 0,7%, considerando comunque le oscillazioni nei tassi di cambio, che possono influenzare significativamente la competitività dei prodotti italiani sui mercati internazionali e i margini di profitto delle aziende esportatrici.

Il 2024 si profila, quindi, secondo le previsioni, come un anno di opportunità per rafforzare la presenza dell’Italia sui mercati internazionali, riorientare la parte dei flussi, diversificare i mercati di sbocco e promuovere un modello di sviluppo sostenibile e innovativo.

Basta con i pregiudizi anti impresa

Osservare e valutare i dati più recenti dell’export lombardo consente di capire meglio l’entità del freno alla crescita purtroppo regalatoci dalla politica da inizio 2018

Hanno pesato infatti il rallentamento del commercio mondiale, creato dalla guerra dei dazi voluta dagli Stati Uniti di Trump.

Purtroppo, in sede domestica, gli errori gravi compiuti dai governi italiani in base a un forte pregiudizio anti impresa hanno fortemente frenato la componente degli investimenti privati nazionali e scoraggiato quelli esteri, deprimendo la domanda interna e riconsegnandoci alla crescita zero.

La Lombardia si batte bene, ma purtroppo la nuova grande frenata italiana ha finito per investire anche noi.

Se consideriamo il Pil, quello lombardo nel 2018 ha segnato +1,0% dopo il +2,7% del 2017. E negli anni di ripresina nazionale 2014-2018 la Lombardia è cresciuta di un robusto +7,4%, che si confronta con il +4,6% dell’Italia.

Rispetto ai livelli precrisi 2008, la Lombardia è sopra del +1,1%, mentre l’Italia ancora indietro del -3,3%. Ma la frenata nel 2018 ha spinto anche la produzione manifatturiera lombarda a ridimensionarsi pesantemente nel corso del 2019, registrando nei primi nove mesi dell’anno solo un magro -0,3%, rispetto al +3,0% totalizzato nell’intero anno precedente.

Il rallentamento nei nostri territori del manifatturiero si estende a larga parte della fascia pedemontana del Nord Italia.

Nelle province lombarde tra gennaio e settembre 2019 registravano performance negative -Monza (-1,1%), Bergamo (-1,0%), Brescia (-1,0%), Lecco (-0,8%), Varese (- 0,1%). Mentre, Milano e le altre province hanno mantenuto un segno positivo, ma con incipienti andamenti di frenata.

(fonte Assolombarda)