Nobel per la Chimica a due ricercatrici per l’editing del genoma

editing del genoma premio nobel per la chimica

Il Premio Nobel per la Chimica è stato assegnato alle due ricercatrici Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna “per avere sviluppato un sistema di editing del genoma”

Il sistema di editing del genoma CRISPR/Cas9, sviluppato dalle due ricercatrici, ha messo a disposizione una nuova potente soluzione per cambiare il DNA degli animali, delle piante e di altri microorganismi, con una precisione senza precedenti.

Questo sistema ha permesso negli ultimi anni di sviluppare nuove terapie contro i tumori e potrebbe rendere possibile la cura di diverse malattie ereditarie.

Anche se non ce ne rendiamo conto, da quando esiste la vita batteri e virus si fanno una guerra senza quartiere, dandosele di santa ragione.

batteriofagi (o fagi), per esempio, sono particolari virus che vanno a caccia di batteri. Si stima che da soli ogni giorno uccidano circa il 40% dei miliardi di miliardi di batteri che vivono negli oceani (e se ne formano di nuovi miliardi quotidianamente).

Dopo che sono entrati in contatto con i batteri, i fagi iniettano il proprio materiale genetico al loro interno, trasformandoli in piccole fabbriche che produrranno altri virus, che a loro volta infetteranno altri batteri. A differenza degli organismi più complessi e con un sistema immunitario avanzato, come il nostro, i batteri hanno meno difese e falliscono quasi sempre a resistere.

Talvolta accade però che alcuni batteri riescano a resistere all’attacco da parte dei batteriofagi. Quando ciò avviene, salvano parte del materiale genetico del virus nel loro codice genetico, in una sorta di catalogo che i ricercatori chiamano CRISPR, da clustered regularly interspaced short palindromic repeats (brevi ripetizioni palindrome raggruppate e separate a intervalli regolati).

Se in seguito entra nuovamente in contatto con un virus, il batterio produce una copia del materiale genetico che aveva archiviato e la passa a una proteina che si chiama Cas9. Questa si mette al lavoro e cerca all’interno del batterio pezzi di DNA e li confronta con quelli in archivio, per capire se sia presente un virus.

Nel caso in cui rilevi una corrispondenza, provvede a tagliare la sequenza genetica appartenente al virus, rendendola in questo modo innocua. In mancanza di istruzioni chiare, il batterio non può essere trasformato in una fabbrica di nuovi virus e non rischia di fare una brutta fine.

Editing
La Cas9 è una proteina estremamente precisa nel tagliare pezzi di DNA.

Quando Chapentier e Doudna se ne accorsero nel corso dei loro studi – mettendo insieme le conoscenze raccolte separatamente in anni di ricerca e con altri ricercatori – si chiesero se potessero sfruttare Cas9 per programmare il sistema CRISPR e utilizzarlo per fare editing del genoma (materiale genetico).

L’obiettivo piuttosto ambizioso non le scoraggiò e portò alla creazione di un sistema di “forbici genetiche” descritto nel loro studio pubblicato nel 2012.

Semplificando molto, le forbici di CRISPR/Cas9 per modificare il materiale genetico in una cellula funzionano partendo da una sequenza genetica (RNA guida) approntata dai ricercatori che corrisponde a quella del DNA dove si deve effettuare il taglio nella cellula.

La proteina Cas9 si mette all’opera ed effettua il taglio: se non ci sono altre istruzioni, le cellula ripara il proprio DNA perdendo un pezzo del proprio codice genetico, comportando la perdita delle istruzioni per il gene che i ricercatori volevano disattivare.

Il sistema consente inoltre di innestare del nuovo DNA nella fase di riparazione, nel caso in cui i ricercatori vogliano modificare ulteriormente il funzionamento della cellula.

Opportunità e pericoli

Prima dell’avvento di CRISPR/Cas9, modificare i geni in una cellula era estremamente difficile, richiedeva molto tempo e spesso portava a risultati poco affidabili.

Grazie alle forbici genetiche, invece, si possono effettuare modifiche molto più accurate e in tempi più rapidi.

Il sistema è ormai diffuso in numerosi ambiti della ricerca, anche se non è sempre facile da padroneggiare e ha mostrato di avere la necessità di qualche miglioramento.

I ricercatori in questi anni hanno utilizzato CRISPR/Cas9 soprattutto per comprendere meglio il funzionamento dei geni e le loro interazioni, per esempio nel caso di malattie in alcuni animali.

La tecnica è impiegata anche per modificare il genoma delle piante, in modo da renderle più resistenti alla siccità, oppure a particolari parassiti, riducendo la necessità di utilizzare composti chimici potenzialmente dannosi per la nostra salute.

CRISPR/Cas9 è ritenuta inoltre una risorsa molto promettente per sviluppare nuove cure contro alcune malattie ereditarie, anche se i risultati ottenuti per ora sono ancora parziali e le tecniche da affinare. I ricercatori stanno anche sperimentando l’impiego di CRISPR per modificare le nostre cellule immunitarie, rendendole in grado di andare a caccia delle cellule tumorali con maggiore efficacia.

Un sistema così accurato di modifica del genoma apre inoltre scenari ancora inesplorati ed eticamente controversi. In linea teorica, CRISPR/Cas9 potrebbe essere impiegato per creare esseri umani geneticamente modificati. Potrebbe offrire enormi benefici per ridurre i rischi di nascite con gravi malattie ereditarie, ma potrebbe anche portare a modifiche irreversibili del nostro patrimonio genetico, trasmesso di generazione in generazione.

Emmanuelle Charpentier è nata nel 1968 a Jubisy-sur-Orge in Francia ed è direttrice della Divisione per le scienze dei patogeni presso il Max Planck Institute di Berlino, in Germania.


Jennifer A. Doudna è nata nel 1964 a Washington, DC (Stati Uniti) ed è docente presso l’Università della California, Berkeley.

Evento Digitale: LAB& CHEMICAL WEB EDITION, 14 OTTOBRE 2020

ISCRIVETEVI GRATUITAMENTE all’Evento Digitale del 14 ottobre alle 14.30 dedicato alla chimica farmaceutica, laboratorio, analisi, biotech, life sciences, cleaning room all’indirizzo mail promozione@progettoindustria.com

Nel panorama del mercato italiano, l’industria chimica-farmaceutica (e tutto il relativo indotto) è tra quelle che meno hanno risentito del blocco forzato causato dall’emergenza Covid-19, tenendo forte la presa sui numeri di fatturato e produzione e assicurando così un’efficiente continuità operativa, essendo tra le imprese considerate essenziali.

In questo processo di “nuova normalità” l’evoluzione digitale e tecnologica riveste un ruolo di sempre maggiore importanza.

www.progettoindustria.com desidera dare risalto al settore della chimica e farmaceutica e del laboratorio di analisi/analisi di processo, in tutte le sue declinazioni e applicazioni con questo EVENTO DIGITALE.

Per questo, abbiamo deciso di organizzare

“SPECIALE LAB&CHEMICAL WEB EDITION 2020”

in programma mercoledì 14 ottobre 2020, dalle 14.30

un Evento che vuole essere incontro e confronto delle AZIENDE, per fare il punto della situazione sul settore attraverso le loro esperienze e le loro novità in tema di applicazioni, soluzioni, strategie, prodotti, servizi e tecnologie.

“SPECIALE LAB&CHEMICAL WEB EDITION 2020” si svolgerà on line attraverso la presentazione mirata e la condivisione in networking su piattaforma ZOOM, e diffusa anche tramite il canale YouTube dedicato e i profili social, in particolare Linkedin, che conta una Community qualificata di circa 3.000 contatti.

Si parlerà perciò di temi attuali e interessanti nell’ambito chimico-farmaceutico e in primo piano saranno:

Chimica – Farmaceutica

CLP – REACH

Affari Regolatori

Laboratorio

Cleaning Room

Ricerca/Life Sciences

Biotecnologie e Nanotecnologie

LIMS

Strumentazione e Tecnologie

Bioprocessing Equipment

Biosicurezza e biocontenimento

Arredi e Cappe

Prodotti e Reagenti

PRE-REGISTRAZIONE GRATUITA, INFO E PROGRAMMA ALL’INDIRIZZO MAIL

promozione@progettoindustria.com

Oppure

comunicazione@progettoindustria.com

Innovatech: l’avvio di impianti per la cogenerazione

economia circolare

Italmatch Chemicals sceglie Innovatec, tramite la sua controllata Innovatec Power, per il processo di accompagnamento strategico verso l’integrazione della sostenibilità nel proprio business

L’Accordo sottoscritto prevede la realizzazione di un intervento di riqualificazione energetica dello stabilimento industriale di Arese (MI) quale parte fondamentale del percorso di riduzione dei costi energetici e di abbattimento delle emissioni di gas climalteranti del sito.

Italmatch Chemicals, società italiana attiva nella chimica di specialità, tra cui additivi per materie plastiche, ha deciso di dotare lo stabilimento di Arese, alle porte di Milano, di un impianto di cogenerazione da 1.200 kWe e di un generatore di vapore a 15 bar da 6.000 kg/h, per un investimento complessivo pari a 3,4 milioni di euro, comprensivo di un contratto di manutenzione decennale (1,5 milioni). 
A regime, l’impianto soddisferà l’80% della domanda di consumi elettrici e il 62% del fabbisogno di acqua calda e vapore di processo, con riduzione del 23% delle emissioni di CO2 equivalente.

Il progetto di efficientamento dello stabilimento di Arese conferma l’impegno di Italmatch Chemicals verso la sostenibilità e la cogenerazione – nota Sergio IorioCEO di Italmatch Chemicals Group – Da anni siamo impegnati nella riduzione del nostro impatto ambientale, non solo con l’efficientamento dei nostri stabilimenti produttivi, ma anche, in modo proattivo, portando avanti progetti di ricerca e sviluppo che puntano ad avviare processi di economia circolare per una chimica più verde”.

Biotech sempre più di peso nella bioeconomia mondiale

bioeconomia e biotech

Il biotech rappresenta oggi un settore importantissimo che, secondo le stime dell’Ocse, nel 2030 avrà un peso enorme nell’economia mondiale: saranno, infatti, biotech l’80% dei prodotti farmaceutici, il 50% dei prodotti agricoli, il 35% dei prodotti chimici e industriali

Nonostante l’Italia sia sul podio per il numero di progetti di qualità nel settore delle biotecnologie, è importante interconnettere settori e attori, coinvolgendo, ad esempio, per quanto riguarda la filiera agroalimentare, gli  agricoltori in prima persona, al fine di comprendere al meglio le sfide e fissare obiettivi su base scientifica. Per questo motivo, Assobiotec Federchimica sta lavorando insieme ai partecipanti del gruppo di lavoro alla creazione di un nuovo modello di sviluppo sostenibile.

La creazione di filiere e catene di valore a basso impatto, la collaborazione pubblico e privato per ottenere processi più efficienti, l’analisi delle criticità come la qualità dei prodotti, i costi e l’importanza di creare un dialogo tra chimica e biochimica sono solo alcune delle necessità emerse  per creare una bioeconomia circolare di reale innovazione.

Al tavolo di lavoro dello scorso 14 settembre ne hanno parlato, tra gli altri, Luigi Capuzzi, Research & Development Director Novamont, Fabio Fava, Coordinatore del “Gruppo di Coordinamento nazionale per la Bioeconomia” presso il Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Professore ordinario di Biotecnologie industriali ed ambientali presso la Scuola di Ingegneria dell’Università di Bologna, Deborah Piovan, Portavoce Cibo per la mente, Mauro Provezza, Industrial director di Bayer CropScience, Filippo Servalli, Corporate Innovation & Research Manager di RadiciGroup, Elena Sgaravatti, Consiglio di Presidenza Assobiotec-Federchimica e Ceo DemBiotech.

“Le biotecnologie rappresentano una leva di innovazione importantissima per la Salute del pianeta, centrale per il settore agricolo e industriale, in un’ottica che mette insieme sviluppo economico e tutela dell’ambiente – ha affermato Elena Sgaravatti, del Consiglio di Presidenza Assobiotec-Federchimica e Ceo DemBiotech – Le biotecnologie industriali sono una tecnologia chiave per lo sviluppo economico attuale e futuro. Occorre, oggi più che mai, andare avanti con un piano d’azione che non prescinda dagli investimenti in ricerca e innovazione e che assegni alle biotecnologie il loro ruolo di vero e proprio motore di una bioeconomia circolare per una ripartenza sostenibile. L’emergenza Covid ci ha insegnato quanto sia fondamentale incrementare la produzione nazionale e limitare sempre più le importazioni dagli altri Paesi. Dobbiamo sviluppare in questo senso strategie precise che facciano sì che, anche a livello culturale, vengano accettate alternative sostenibili dal punto di vista ambientale ma anche economico e sociale”.

Il progetto su un doppio binario

Il progetto “Biotech, il futuro migliore – Per la nostra salute, per il nostro ambiente, per l’Italia” si muove su un doppio binario. Da una parte, la costruzione di una visione condivisa con i principali attori delle Istituzioni competenti, base indispensabile per poter mettere a disposizione dei decisori nazionali e regionali un piano d’azione concreto per lo sviluppo del settore biotech in Italia. Dall’altra, creare maggiore conoscenza e consapevolezza su queste tecnologie attraverso una comunicazione più divulgativa.

Successivi al tavolo di lavoro dedicato a “Premesse programmatiche e rafforzamento dell’ecosistema” di giugno, all’incontro di luglio sulle Scienze della Vita e questo di settembre sulla Bioeconomia i prossimi appuntamenti, sono in programma per lunedì 12 ottobre 2020 con in agenda la riunione plenaria per “Condivisione e validazione contenuti emersi nei lavori dei diversi gruppi.

L’evento conclusivo avrà luogo il 9 novembre 2020. Composto da una plenaria e alcuni workshop verticali, avrà l’obiettivo di avvicinare il grande pubblico – con particolare riferimento ai giovani – al valore delle biotecnologie e alla filiera del biotech. L’appuntamento sarà inoltre l’occasione per presentare il Manifesto e il Documento di Posizione (con dati, percorsi, sfide, difficoltà, relazioni, scenari, visione e proposte concrete) condivisi con le istituzioni, da mettere a disposizione del Governo per valorizzare la filiera del biotech per il futuro di un’Italia più in salute e più sostenibile.

Il progetto “Biotech, il futuro migliore – Per la nostra salute, per il nostro ambiente, per l’Italia” è realizzato da Assobiotec Federchimica con il supporto di StartupItalia e grazie al sostegno di AbbVie, Alexion, Bayer, Bristol-Myers Squibb, Daiichi Sankyo, Dembiotech, DiaSorin, Genenta, Genextra, MolMed, Novartis, Qiagen, Rottapharm Biotech, Sanofi e UCB Pharma.

NextChem e LanzaTech, il riciclo chimico per produrre etanolo

nextxchem

NextChem e la società americana LanzaTech, specializzata nel recupero del carbonio, hanno siglato un accordo per la licenza della linea di processo “Waste to Ethanol” grazie al riciclo chimico

NextChem implementa così il proprio portafoglio tecnologico nell’area della circular economy e in particolare del riciclo chimico, aggiungendo alle piattaforme tecnologiche per la produzione di idrogeno circolare e metanolo circolare da rifiuti plastici e secchi, (attualmente in fase di progettazione ingegneristica), anche la produzione di etanolo circolare.

Il processo base del riciclo chimico è quello della conversione chimica dell’idrogeno e del carbonio contenuti in plasmix e CSS, conversione da cui si ottiene un gas circolare che può essere utilizzato come base per produrre diversi prodotti chimici. Con la tecnologia biologica LanzaTech di “syngas fermentation”, l’etanolo è prodotto dai batteri trasformando il gas circolare a bassa temperatura e bassa pressione, migliorando l’intera sostenibilità del processo.

Questo è un esempio di bioeconomia in azione, al servizio dell’economia circolare e della decarbonizzazione. NextChem licenzierà in esclusiva questa tecnologia per l’Italia e con accordi mirati per i mercati esteri.

L’etanolo circolare derivante da questo processo può essere miscelato con le benzine, sostituendo componenti fossili, con un carbon footprint inferiore.

Quando prodotto da rifiuti secchi contenenti frazioni non fossili (per esempio il legno), il 40% dell’etanolo circolare può essere considerato come ‘advanced’ secondo la Direttiva Europea sulle Energie Rinnovabili.

L’etanolo, che in Italia viene totalmente importato, è anche un intermedio importante per una serie di componenti chimici, quali l’etil-acetato – un solvente pregiato per le vernici auto di cui l’Europa è forte importatore – e l’alcol utilizzato come disinfettante. Essendo derivanti dal riciclo, questi prodotti chimici promuovono modelli circolari di consumo.

Quella di NextChem è un’integrazione tecnologica innovativa tra le più rilevanti degli ultimi anni nel settore dei rifiuti e più in generale nel campo dell’economia circolare, in quanto consente di produrre prodotti come l’idrogeno, il metanolo, l’etanolo, che sono “building block” della chimica, partendo non da fonti fossili ma da frazioni di rifiuti che attualmente non sono riciclabili, consentendo dunque un doppio vantaggio ambientale, sia in termini di abbattimento di emissioni climalteranti, sia in termini di aumento della quota di riciclo.

Stiamo ampliando il nostro portafoglio tecnologico in ottica strategica: il nostro modello di distretto circolare e la nostra piattaforma tecnologica waste to chemicals sono la risposta sia ad un problema di dipendenza dall’estero per molti prodotti base dell’industria chimica, sia al problema del recupero di frazioni di rifiuti ad oggi non riciclabili, sia al problema della decarbonizzazione, dichiara Pierroberto Folgiero, Ceo di NextChem e di Maire Tecnimont.

NextChem – aggiunge – ha l’obiettivo di fornire al mercato le soluzioni tecnologiche per sostituire completamente la chimica tradizionale a base fossile con la biochimica e la chimica dei rifiuti. Vogliamo ricostruire la chimica del carbone, senza il carbone: un obiettivo ambiziosissimo, ad oggi concretamente possibile”.

Dobbiamo accelerare la transizione verso una bioeconomia circolare inclusiva e in armonia con la natura”, commenta Jennifer Holmgren, Ceo di LanzaTech.

Dobbiamo capire che lo spreco è una scelta. Tutto può e deve essere riutilizzato, così come accade in natura. L’Economia Circolare è fatta per durare e il modello di distretto circolare di NextChem è un grande esempio di come possiamo costruire un sistema economico resiliente recuperando e riutilizzando quanto più carbonio possibile”, conclude.

Reazione chimica simulata con un computer quantistico

simulazione quantistica

I ricercatori hanno ricostruito una reazione con una molecola di diazene, che consiste di due atomi di azoto e due atomi di idrogeno grazie a un computer quantistico

ricercatori di Google hanno utilizzato per la prima volta un computer quantistico per simulare una reazione chimica. La reazione è semplice, ma segna un passo verso la ricerca di un utilizzo pratico per i computer quantistici.  

A descrivere il lavoro è stato uno studio pubblicato sulla rivista Science.

Poiché gli atomi e le molecole sono sistemi governati dalla meccanica quantistica, i computer quantistici dovrebbero essere il modo migliore per simularli con precisione. Questi computer utilizzano bit quantistici, o qubit, per memorizzare informazioni e eseguire calcoli.

Tuttavia, i computer quantistici hanno difficoltà a raggiungere la precisione necessaria per simulare atomi di grandi dimensioni o reazioni chimiche.

Così i ricercatori di Google hanno utilizzato il dispositivo Sycamore dell’azienda per eseguire la prima simulazione quantistica accurata di una reazione chimica.

Sycamore ha raggiunto la supremazia quantistica nel 2019, quando ha effettuato un calcolo che sarebbe stato impossibile per un computer classico eseguire negli stessi tempi.

Per quest’ultima impresa, i ricercatori hanno simulato una reazione chimica con una molecola di diazene, che consiste di due atomi di azoto e due atomi di idrogeno.

La molecola ha subito una reazione in cui gli atomi di idrogeno si muovono in diverse configurazioni attorno agli atomi di azoto. La simulazione quantistica concorda con le simulazioni che i ricercatori hanno eseguito su computer classici per verificare il loro lavoro.

Sebbene questa reazione possa essere relativamente semplice e non sia necessario disporre di un computer quantistico per simularla, questo lavoro rappresenta un grande passo avanti per il calcolo quantistico, secondo Ryan Babbush di Google. “Stiamo facendo calcoli quantistici della chimica su una scala fondamentalmente diversa ora“, dice. “Il lavoro precedente consisteva in calcoli che potevi fondamentalmente fare a mano con carta e matita, ma per le dimostrazioni che stiamo vedendo ora, avresti sicuramente bisogno di un computer per farlo“, aggiunge.

Scalare questo algoritmo per simulare reazioni più complesse dovrebbe essere abbastanza semplice, secondo Babbush: simulare reazioni in molecole più grandi richiederà semplicemente più qubit e piccole modifiche al calcolo.  Secondo i ricercatori, un giorno potremmo persino essere in grado di sviluppare nuove sostanze chimiche utilizzando simulazioni quantistiche.

FLIR: telecamera Quasar 4K PTZ perfetta per gli ambienti gravosi

telecamera FLIR Quasar 4k

La telecamera Quasar 4K 31× IR PTZ è attrezzata per garantire la continuità operativa in condizioni climatiche estreme

FLIR Systems ha arricchito la sua prestigiosa linea di telecamere PTZ Quasar™, con il nuovo modello FLIR Quasar 4K 31× IR PTZ, che offre una risoluzione 4K nello spettro della luce visibile con zoom ottico 31× abbinato ad un illuminatore a infrarossi (IR) a lungo raggio per produrre immagini nitide fino a 200 metri in condizioni di scarsa illuminazione e in condizioni sfavorevoli.

Grazie all’ampia gamma di temperature di esercizio, tra -40 e 60 °C/140 °F, la protezione da acqua e polvere IP66 e l’approvazione NEMA-4X (tolleranza al sale), la telecamera Quasar 4K 31× IR PTZ è attrezzata per garantire la continuità operativa in condizioni climatiche estreme.

Gli accessori comandati a distanza di sbrinamento del Pan-Tilt e il tergicristallo integrato, abbinati al sistema di lavaggio, garantiscono l’operatività della telecamera in installazioni remote o difficili da raggiungere.

“La telecamera FLIR Quasar 4K 31× IR PTZ è un’aggiunta strategica alla prestigiosa famiglia di prodotti Quasar; questo modello offre una copertura a lungo raggio maggiore e produce eccellenti immagini visibili in condizioni di scarsa illuminazione; è indicata per siti di infrastrutture critiche, impianti remoti e altre grandi aree che richiedono un attento monitoraggio in tutte le condizioni” ha affermato Daniel Gundlach, Global Business Development, Solutions Business di FLIR Systems.

“La telecamera è progettata per sopportare condizioni ambientali avverse e fornire le immagini necessarie ad acquisire consapevolezza del contesto in tempo reale ed a produrre materiale forense post-evento”.

Come tutti i prodotti Quasar, anche la telecamera Quasar 4K 31× IR PTZ è basata su una piattaforma aperta per garantire la compatibilità con un’ampia gamma di soluzioni VMS di terze parti o con FLIR United VMS. Quasar 4K 31× IR PTZ adotta protocolli di sicurezza standard del settore e ulteriori miglioramenti della sicurezza informatica, tra cui la protezione esclusiva contro gli attacchi esterni, i tentativi di accesso, l’autenticazione hardware e software e la crittografia per aiutare a mantenere le infrastrutture al sicuro dalle minacce informatiche. Le telecamere FLIR Quasar 4K 31× IR PTZ sono disponibili per l’acquisto in tutto il mondo presso FLIR o i suoi rivenditori autorizzat

La digitalizzazione per superare la crisi post Covid

Su un campione di 145 aziende italiane, il 62% prevede di ridurre il fatturato quest’anno e solo il 16% è ottimista

Uno scenario non incoraggiante quello che dipinge la ricerca “Digital Business Transformation Survey” condotta da The Innovation Group dopo la pandemia da coronavirus.

Emerge anche tutta l’importanza degli investimenti in tecnologie avanzate: Industria 4.0 e la digitalizzazione saranno infatti sempre più rilevanti nella nuova fase in cui le imprese italiane avranno il compito di rilanciare il Paese.

I risultati saranno presentati il 16 settembre durante l’evento online Smart manufacturing summit live durante il quale si confronteranno CIO, IT Manager e Manufacturing Operation Manager e i vari interlocutori coinvolti nei processi di innovazione delle aziende.

L’obiettivo è definire come predisporre politiche di incentivazione e promozione della trasformazione e digitalizzazione del settore manifatturiero del nostro Paese.

L’impatto della Digital Transformation sul settore industriale

Secondo la ricerca, il settore industriale è stato finora poco impattato dalla digitalizzazione in corso, molto meno di altri.

Alla domanda “Nel suo settore è cambiato il modello di business come conseguenza della Digital Transformation?” l’84% delle imprese manifatturiere ha risposto “Poco o Abbastanza”, quando la risposta sugli intervistati di tutti gli altri settori, raggiungeva nella quasi metà dei casi punteggi molto più alti: “Molto e Moltissimo”.

In che cosa investono le aziende italiane

Le aziende manifatturiere stanno facendo evolvere i propri modelli di business verso i nuovi ecosistemi digitali, verso concetti come la customizzazione di massa, il product-as-a-service, l’introduzione continua di innovazione in ogni fase, dal disegno alla produzione.

Per farlo, è richiesta una revisione delle attività e dei processi produttivi, un focus maggiore in direzione di una gestione proattiva dell’operatività di fabbrica, la disponibilità di competenze e processi per automatizzare, integrare, monitorare e rivalutare continuamente ogni fase.

Grazie a una nuova disponibilità di Big Data provenienti dal basso e di capacità per un’orchestrazione e un’ottimizzazione dell’esecuzione.

The Innovation Group, all’interno della propria DBT Survey di gennaio 2020, ha rivolto ai rispondenti del settore industriale alcune domande specifiche sui progetti di Smart Manufacturing in corso. È emerso che in questo momento, la situazione è ancora molto differenziata:

  • un 26% di aziende ha già più di un progetto di Smart Manufacturing avviato
  • un 21% ha al momento una sola iniziativa di questo tipo
  • un 11% sta pianificando di lanciarla
  • un 21% sta ancora ragionando su cosa fare
  • un 21% non ha alcun progetto in questo campo.

Se si confronta questo risultato con quello di analoghe survey internazionali (oggi nel mondo, dalle principali rilevazioni emerge che circa il 76% delle aziende manifatturiere ha avviato una iniziativa di Smart Manufacturing o è nella direzione di definirla a breve) si osserva un evidente ritardo delle nostre imprese.

Andando poi a indagare meglio chi sono le aziende che ancora non hanno nessun progetto Industria 4.0 in corso, si vede che si tratta soprattutto di PMI del mondo manifatturiero. Con riferimento agli ambiti dello Smart Manufacturing più diffusi, questi sono:

  • Per il 43% delle aziende (con un’ulteriore adozione del 14%): Digital / remote operator, ossia la possibilità di abilitare gli operatori di fabbrica con capacità avanzate, digitalizzazione, visualizzazione avanzata, operatività da remoto
  • Per il 43% delle aziende (con un’ulteriore adozione del 33%): Sensor / remote monitoring: monitoraggio da remoto delle macchine tramite sensori
  • Per il 38% delle aziende (con un’ulteriore adozione del 24%): MES (Manufacturing execution systems) / ERP solutions, il sistema informatico di fabbrica che governa e controlla l’intero processo produttivo, dal rilascio dell’ordine fino al prodotto finito, con l’obiettivo di raggiungere l’eccellenza produttiva.

Per altre aree dello Smart Manufacturing si osservano trend di crescita molto interessanti, ad esempio:

  • +24% per Industrial Cybersecurity: messa in sicurezza del sistema informativo e dell’Industrial IoT contro il verificarsi di attacchi di cybersecurity
  • + 29% per Preventive / Predictive maintenance: manutenzione preventiva e/o predittiva, basata su algoritmi che analizzano i Big Data raccolti da sensori e device connessi negli ambienti della fabbrica
  • +19% per Connected Factory: ampio stato di interconnessione tra dispositivi, macchine, sistemi computer-based, per abilitare comunicazioni e raccolta di dati attraverso i vari asset.

Il microscopio più potente del mondo grazie alla scansione 3D

microscopio sincrotone energia

Rivoluzione scientifica resa possibile dalla scansione 3D, per studiare organi e malattie. Una nuova era per la scienza

Osservare il processo di infezione, come quello provocato dal nuovo coronavirus, grazie alla scansione in 3D di un organo o dell’intero corpo umano: è la rivoluzione scientifica resa possibile grazie alla nuova sorgente di raggi X più brillante mai ottenuta, presso il microscopio europeo Esrf (European Synchrotron Radiation Facility) di Grenoble (Francia) basato sulla luce di sincrotrone.

Ideata da un fisico italiano, la nuova sorgente che ha reso il supermicroscopio europeo, con scansione 3D, il più potente del mondo si chiama Esrf-Extremely Brilliant Source (Esrf-Ebs).

Grazie ad essa il microscopio è adesso in grado di generare fasci di raggi X 100 volte più luminosi rispetto a quelli che finora era possibile ottenere.

“Questo è un momento di orgoglio per l’intera comunità del sincrotrone”, afferma Francesco Sette, direttore generale dell’Esrf. “Con l’apertura di questa nuovissima generazione di sincrotrone ad alta energia – aggiunge – l’Esrf continua il suo ruolo pionieristico nel fornire un nuovo strumento senza precedenti agli scienziati, per spingere le frontiere della scienza e affrontare le sfide vitali che la nostra società deve affrontare oggi, come la salute e l’ambiente”.

BIOCHEMICALS, bioplastica il futuro è biobased

bioplastiche, biobased

Nonostante il valore della plastica per la società attuale, vi sono preoccupazioni diffuse sui rifiuti abbandonati, la forte dipendenza dalle risorse limitate, nonché il livello delle emissioni di CO2

Si sta aprendo la strada ad un processo altamente efficiente per produrre 2,5-Furandicarboxylic acid (FDCA) come monomero per la bioplastica, il polietilenefuranoate (PEF). Derivato dagli zuccheri utilizzando la bio-fermentazione, FDCA ha il potenziale per sostituire l’acido terephthalico a base di olio nel PET e un’ampia varietà di altre materie plastiche.

Sostituendo l’acido terephthalico con FDCA, possiamo creare PEF, una bioplastica sostenibile che ha una struttura chimica simile a quella del PET. A differenza del PET, il PEF può essere prodotto al 100% biobased, aumentando le credenziali di sostenibilità in applicazioni chiave, come gli imballaggi.

La bioplastica PEF ha già attirato molta attenzione come materiale promettente in diversi settori, in quanto i produttori possono vedere il loro potenziale enorme impatto sul mondo.

I benefici sono chiari. Per gli alimenti e le bevande, ad esempio, il PEF consente ai consumatori di mantenere i prodotti più freschi per un periodo più lungo rispetto al PET, a causa delle proprietà “barriera” più elevate del materiale. Questo riduce anche la quantità di rifiuti alimentari. PeF è anche più forte del PET, consentendo un’ulteriore leggera ponderazione di un prodotto di imballaggio, risparmiando materiali e costi di trasporto.

La scelta di materie plastiche biobased come PEF, significa che si sta contribuendo alla transizione verso un’economia circolare. Non solo il PEF può essere riciclato in modo simile al PET, ma è anche completamente biobased, permettendoci di fare meno affidamento sulle risorse fossili e contribuire a ridurre le emissioni di anidride carbonica rispetto al PET – una grande notizia per il nostro pianeta.

Con questi vantaggi, non è difficile capire perché PEF sostituirà il PET nei prossimi anni.

Realizzare il CORBION

Il nostro sviluppo di FDCA e PEF viene introdotto in un buon momento, mentre cresce la consapevolezza sui benefici della bioplastica rispetto alle plastiche a base fossile.

In Corbion, sono entusiasti di essere in prima linea in questa innovazione e accolgono con favore i cambiamenti nel settore.

Attraverso i metodi biotecnologici unici impiegati, sono stati messi a buon uso gli 85 anni di esperienza, rendendo i blocchi di costruzione biobased e le materie plastiche disponibili in modo commerciale per i produttori di tutto il mondo. Lavorando insieme ai partner di tutta la catena del valore – dai fornitori di zucchero ai proprietari di marchi – si stanno cercando infinite possibilità per un pianeta più sostenibile.

Collaborare con partner che la pensano allo stesso modo permette ai clienti di fare scelte consapevoli, in modo da poter sviluppare innovazioni e prodotti migliori e più sostenibili, basati su risorse rinnovabili. Utilizzando le tecnologie di base per rendere i prodotti esistenti ancora migliori per i clienti, oppure entrando in mercati adiacenti con le attuali linee di prodotti, oltre a sviluppare tecnologie rivoluzionarie che non sono mai state viste prima.

Corbion applica il suo processo di apertura della fase di innovazione, un processo di valutazione passo-passo delle tappe fondamentali e della redditività del mercato in ogni fase del progetto. Questo permette in ultima analisi di far progredire solo i migliori progetti dalla fase di laboratorio alla fase demo, fino alla produzione su scala industriale, risparmiando tempo e denaro preziosi. Ciò è particolarmente rilevante per i programmi di grandi dimensioni come l’acido 2,5-Furandicarboxylic (FDCA), un potenziale sostituto dell’acido tereoftalico purificato (PTA), utilizzato per creare PEF come nuova bioplastica per imballaggi come pellicole e bottiglie.

La joint venture 50/50 con Total per la produzione e la commercializzazione dell’acido polilattico bioplastico (PLA) è un esempio di stringente collaborazione. Insieme, viene commercializzata una resina PLA ad alte prestazioni che può essere utilizzata per creare bioplastiche per una vasta gamma di applicazioni, dagli imballaggi alimentari (degradabili) ai computer touchscreen e ai componenti automobilistici durevoli.

Si prosegue a lavorare su altri progetti di sviluppo a lungo termine, tra cui una joint venture con BASF per lo sviluppo di una forma biobased di acido succinico, un materiale di origine rinnovabile adatto ad applicazioni come le plastiche biodegradabili.