TECNOVA HT Cella Monouso per farmaceutica e biotecnologie

cella monouso Optek Tecnova

Il sistema Single Use Cell ( S.U.C. ) di Optek consiste della cella monouso, del portacella in acciaio inossidabile completo del sensore di conducibilità, sensori ottici di qualità ed una elettronica separata in grado di gestire sia i sensori ottici che la conducibilità che il pH

Il sistema è progettato per ottimizzare le operazioni di separazione, purificazione e concentrazione nella cromatografia monouso e nella ultrafiltrazione. Molteplici configurazioni sono disponibili a seconda della vostra applicazione.

Perché l’approccio Cella Monouso? 

Perché offre parecchi vantaggi significativi rispetto alle celle standard in acciaio inox: non c’è bisogno della pulizia e della validazione della medesima e non esiste il pericolo di contaminazione fra diversi batches.

Questo comporta un tempo di attesa inoperosa ridotto tra un batch e l’altro, migliorando quindi la produzione. In applicazioni dove i materiali pericolosi come droghe citotossiche o altro materiale biologico è processato, la cella Monouso offre anche maggior sicurezza all’Operatore che rimane isolato da queste sostanze.

Impatto Ambientale. 

E’ estremamente migliorato avendo eliminata la necessità di composti chimici pericolosi per sanificare i sistemi convenzionali. In pratica, i componenti monouso sono segregati e solitamente inceneriti che è un sistema più efficiente della pulizia continua della componentistica in acciaio inox.

Produzione delle Celle Monouso. 

Le celle monouso di Optek sono fabbricate in una camera bianca e sono pronte al trattamento con raggi gamma per la sterilizzazione.

Le finestre ottiche in quarzo trasparente ai raggi UV sono installate direttamente nel corpo della cella monouso senza l’uso di tenute o collanti.

Durante questa fase i dati di calibrazione specifici della cella sono misurati e calcolati prima di essere impressi sulla targhetta della cella monouso.

La configurazione meccanica del portacella è ben studiata permettendo l’inserimento della S.U.C. nell’unico modo possibile senza lasciare possibilità di errore alcuno.

Tutte le celle monouso sono conformi secondo USP Class VI e sono approvate FDA dove USP sta per United States Pharmacopeia e la Classe VI è la più esigente in termini di test e compliance mentre FDA sta per Food & Drug Administration , ente preposto alla protezione della Salute pubblica con i seguenti Materiali a contatto. 

  • Finestra ottica (SUC 05, SUC 07): Quarzo, UV traslucido
  • Guarnizioni di Tenuta: EPDM (FDA, USP Class VI)
  • Portaelettrodi di conducibilità: acciaio inossidabile 1.4435 (SS 316L), dF < 1 %, BN2
  • Cella di misura: Solfuro di polifenilene (PPSU)
  • Le parti in plastica e in elastomero del sensore hanno superato i testi di bioreattività in conformità con USP <87> e <88> Class VI e soddisfano la disposizione FDA 21 CFR 177.2600. Tutte le parti a contatto con i mezzi sono di origine non animale e durante la lavorazione non sono state impiegate sostanze animali. Tutte le parti a contatto con i mezzi sono di origine non bovina e durante la lavorazione non sono state impiegate sostanze con contenuto di BSE.

Etichettatura delle Celle Monouso. 

Ogni etichetta è specifica per ogni singola S.U.C. prodotta con indicata la costante del conduttivimetro ed il fattore correttivo del cammino ottico: questo garantisce ancora di più la tracciabilità e l’utilizzo corretto della cella idonea.

Installazione delle Celle Monouso. 

Questa tipologia di cella è facilmente installabile nel processo grazie al portacella dedicato: ognuno di esse è equipaggiabile con il conduttivimetro ACF60-SU-35 a parte la cella SUC 04 solo ottica.

I dati tra i quali la costante del conduttivimetro e la correzione del cammino ottico OPL Optical Path Lenght sono quindi inseriti nel menù dedicato “Calibrazione Cella Monouso” nel Convertitore Universale Optek C8000 che garantisce la misura precisa e ripetibile necessaria al processo farmaceutico.

Si noti che il Portacella prima e dopo la colonna cromatografica è posizionato sullo skid con un angolo non casuale ma tra i 15 e 75° per permettere alla cella un drenaggio efficace e completo ed inoltre, nel caso della SUC 03/07 dotate anche di sensore di pH, di consentire una corretta installazione angolata per l’elettrodo del pH medesimo.

Le celle monouso di Optek sono sempre consegnate con doppio sigillo contenitivo per garantire l’assenza di contaminazioni di sorta secondo le normative e gli standards industriali vigenti: solitamente sono connesse al tubing prima che l’assemblato completo sia sterilizzato tramite raggi gamma.

Un design intelligente anche per il portacella. Progettato pensando soprattutto al monitoraggio prima e dopo la colonna cromatografica questo portacella esclusivo Optek è parte integrante del sistema di utilizzo delle celle monouso infatti:

  • è dotato di un sistema di blocco dell’assiemato
  • è provvisto del conduttivimetro ACF60-SU-35 per un range di misura da 0 a 150 µS/cm compensato in temperatura grazie al sensore integrato nell’ ACF60.
  • disponibile nelle versioni L montaggio a sinistra e R montaggio a destra
  • Volume di processo in gioco ( hold-up volume ) realmente minimo rispetto ai sistemi in materiale metallico soliti

AHSI: la disinfezione dell’aria con la tecnologia Novaerus

tecnologia AHSI twinpandemic

Un’arma potente per scongiurare una “DOPPIA PANDEMIA” di Covid/Influenza

Per diversi mesi, gli esperti della sanità globale hanno temuto una collisione tra il Covid-19 e l’influenza stagionale. Ma ora, con l’avvicinarsi della stagione influenzale e l’impennata del Covid-19, scongiurare una “doppia-pandemia” sembra più difficile del previsto.

Per di più, anche la “pigrizia pandemica” si è largamente diffusa, aumentando la riluttanza all’allontanamento sociale e all’uso delle mascherine. Allo stesso tempo, le nazioni sono afflitte da carenze e sfiducia nei confronti del vaccino anti-influenzale e, man mano che l’energia e la pazienza della popolazione nel seguire le norme diminuiscono, la tecnologia Novaeurus è diventata una difesa fondamentale in prima linea contro i due tipi di virus che causeranno disordine durante l’inverno: Sars-CoV-2 e l’influenza stagionale.

“C’è una notevole preoccupazione, mentre entriamo nei mesi autunnali e invernali e, conseguentemente, nella stagione influenzale, avremo quella temuta sovrapposizione di due malattie trasmesse dalle vie respiratorie”, avverte Anthony Fauci, M.D., Direttore dell’Istituto Nazionale statunitense di allergie e malattie infettive.

È necessario ricordare che il Covid-19 e l’influenza hanno in comune vari sintomi, come: febbre, tosse, dolori muscolari, affaticamento, mal di gola e mal di testa. Di conseguenza, l’insorgenza di questi sintomi causa un’ondata di ingressi al pronto soccorso, con una notevole incertezza sulla malattia da diagnosticare.

Potenzialmente si possono contrarre entrambe le malattie senza esserne a conoscenza e questo si configura come uno scenario decisamente preoccupante; per di più, adulti ospedalizzati che contraggono entrambe le malattie sono soggetti a un rischio mortale di 2/3 maggiore rispetto a chi contrae solo il Covid-19 (secondo Pubblic Health of England) e l’infezione influenzale sembra rendere i pazienti più vulnerabili a un attacco più grave di Covid-19. È dunque consigliabile, ove e quando possibile, sottoporsi alla vaccinazione anti-influenzale al fine di non congestionare le strutture sanitarie.

Sia l’influenza che Sars-CoV-2, possono diffondersi tramite le vie aeree ancor prima che sintomi compaiano e questi fattori indicano un unico imperativo per gli ospedali e le case di cura: assicurare una disinfezione continua dell’aria.

Le strategie di gestione dell’aria sono “importanti protezioni contro la diffusione delle infezioni all’interno delle strutture sanitarie” – asserisce il virologo australiano ed esperto di trasmissione influenzale, Ian Mackay, PhD.

Le stesse strategie, compresa la disinfezione dell’aria tramite la tecnologia NanoStrike® Novaeurus, possono essere implementate all’interno di ospedaliscuole, farmacie, uffici e ristoranti o, in qualsiasi spazio interno, anche con persone al loro interno, ove sono sicuramente presenti agenti patogeni infettivi. Le persone presenti all’interno di quello che possiamo definire un ambiente vivente, sono la più grande fonte di contaminazione. Essi rilasciano continuamente agenti patogeni nell’aria respirando, parlando, camminando, perdendo cellule epiteliali morte, starnutendo ecc. Per questo motivo, si verifica una costante fonte di contaminazione dell’ambiente, il che non può certamente dar vita a un ambiente sterile.

 Se utilizzate 24/7, le unità di disinfezione dell’aria riducono le probabilità di trasmissione di Sars-CoV-2 e dell’influenza stagionale. Indipendentemente dal fatto che siano installati su una parete o uno scaffale, i dispositivi Novaerus funzionano in modo sicuro e discreto e, soprattutto, senza fare affidamento sull’intervento umano.

La tecnologia Novaerus è in grado di lavorare completamente in sicurezza 24/7, anche con persone presenti all’interno della stanza. Tuttavia, occorre ricordare che, gli ambienti a cui facciamo riferimento non sono ambienti “sigillati” – le correnti d’aria entrano ed escono dalla stanza per via delle finestre/porte portando con loro nuove fonti di contaminazioni esterne e compromettono potenzialmente la pulizia dell’aria appena trattata dal nostro dispositivo.

Ciò di cui dobbiamo ricordarci, è che Novaerus è una tecnologia per la mitigazione del rischio, in grado di ridurre costantemente la carica batterica presente nell’aria, trattandola 24/7 e limitando in tal modo il rischio di diffusione di un’infezione.

Come funziona la tecnologia al plasma a freddo NANOSTRIKE® NOVAERUS

Questa tecnologia è una forma esclusiva di plasma atmosferico, a bassa energia, non termico (freddo) del tipo a scarica a barriera dielettrica (DBD) la quale non rilascia alcun tipo di ione ed è l’UNICA che disattiva i virus ed elimina batteri e funghi a livello del DNA. E’ in grado di distruggere i microorganismi di dimensioni nanometriche di diametro inferiore a 0.1 μm utilizzando una gamma di processi di inattivazione dei patogeni simultanei che si verificano nell’intervallo di tempo di nanosecondi; gli effetti distruttivi immediati che il Plasma ha sui patogeni a livello del DNA, UCCIDONO batteri e funghi, comprese le relative spore, e DISATTIVANO i virus. Tramite diversi processi chimico fisici si garantisce in 0,002 sec., un abbattimento fino al 99,99% di Virus, batteri, spore, funghi e allergeni.

Inoltre, poiché la tecnologia NanoStrike® offre processi di inattivazione multipli e simultanei, garantisce l’impossibilità per la resistenza antimicrobica (AMR) di svilupparsi nel tempo. La ricercaha infatti evidenziato la minaccia dello sviluppo della resistenza antimicrobica rispetto ai metodi di inattivazione singol

BEA Technologies filtrazione per uno sviluppo sostenibile

BEA Technologies è impegnata a studiare soluzioni innovative di filtrazione da applicare alle nuove tecnologie di riciclo e di recupero delle plastiche per uno sviluppo sostenibile

L’emergenza ambientale chiede di elaborare nuovi schemi di sviluppo più sostenibili (in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030) e di essere consapevoli del cambiamento per dare risposte alle richieste di una società sempre più attenta.

Ci sono fattori in evoluzione che oggi stanno cambiando i mercati e le modalità di produzione, influenzando soprattutto le giovani generazioni che vogliono essere parte di questo nuovo percorso.

Tutte le aziende sono chiamate a dare una risposta a queste richieste per rimanere presenti in un mercato a tutti i livelli in termini di sostenibilità ambientale e sociale. Qui risiede il bisogno di ripensare i processi di produzione sia in una prospettiva a breve sia a lungo periodo.

 BEA Technologies S.p.A è impegnata nello studio di soluzioni di filtrazione da applicare ai nuovi processi che sono allo studio per il recupero e il riciclo dei vari tipi di plastica.

La necessità è sempre più quella di ridurre la dispersione della plastica nell’ambiente e nei mari e consentire un recupero e riciclo (almeno un parziale) delle tonnellate di plastica che spesso finiscono negli “inceneritori” oppure nelle discariche.

In questo scenario si è venuto a configurare, già da tempo, un approccio di economia circolare che dovrebbe puntare a un maggior recupero e riciclo di molte materie prime da articoli e manufatti che sono stati usati e che  non sono più funzionali. La circolarità può dare risultati molto interessanti soprattutto se applicata, attraverso un corretto utilizzo di tecniche di raccolta differenziata e selezione, al recupero e riciclaggio di specifici classi e tipi di polimeri come potrebbe essere il PET, usato per lo stampaggio delle bottiglie di plastica, o le fibre sintetiche utilizzate nelle fodere dei capi di abbigliamento, oppure il polistirolo usato nelle vaschette dei prodotti alimentari o anche il polietilene degli imballaggi alimentari.

Recentemente alcuni scienziati impiegati presso le università inglesi hanno scoperto una nuova tecnica per il riciclaggio chimico della plastica riportandola quasi allo stato iniziale. Questo metodo è in sperimentazione per migliorare la qualità della plastica riciclata al fine di renderla ancora adatta allo stampaggio o alla formatura di nuovi prodotti e nuovi imballaggi chimicamente inerti e puliti.

BEA Technologies è coinvolta nelle fasi inziali di questo processo dal momento in cui è necessario separare dalla platica frammentata una quantità di materiali estranei che potrebbero inquinare il prodotto finale da riutilizzare. Dato che le quantità di questi residui inquinanti può essere consistente, occorre assolutamente adottare dei sistemi di filtrazione in grado di pulirsi e rigenerarsi facilmente dopo aver separato e accumulato tutti i residui che devono essere separati dalla plastica destinata a ridiventare “quasi vergine”. 

Il sistema di filtrazione proposto, che è completamente chiuso per evitare il rilascio di eventuali vapori e odori nell’ambiente di lavoro, si basa su più contenitori filtranti collegati in parallelo e con alta capacità di accumulo, in modo da poter iniziare il ciclo di scarico e pulizia di un filtro mantenendo gli altri in linea senza interrompere la filtrazione. I residui separati dalla plastica, che rappresentano soltanto una frazione minore di quella che viene riciclata, vengono scaricati in un sistema di convogliamento che li può scaricare in un compattatore o in un sistema alternativo di stoccaggio. Aspettiamo di vedere questa tecnologia passare dalla fase sperimentale all’applicazione su scala industriale per dare maggiore impulso al riciclo. 

L’Emergenza Covid spinge la scelta su temi “green”

L’economia è sempre più green. Si tende a puntare sui Megatrend, ossia fenomeni di lungo periodo destinati a trasformare il mondo che conosciamo, dall’Ambiente al Digitale

L’Ambiente e le risorse naturali, le energie rinnovabili, i cambiamenti sociali e demografici con l’invecchiamento della popolazione, ma anche la tecnologia e l’energia pulita, e ancora la salute, la ricerca e il benessere delle persone.

L’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, ha cambiato profondamente le abitudini e gli interessi del mondo intero, anche in campo economico, e sui risparmi della popolazione. Questi i temi a cui è rivolta oggi più che mai l’attenzione e l’interesse. Si sta spingendo sempre più ad investimenti sostenibili, e a tutti quei “Megatrend” ovvero quelle tematiche che consentono di investire sui fenomeni di lungo periodo, destinati a trasformare il mondo in cui viviamo, lavoriamo, consumiamo.

Un investimento oculato quindi sul nostro futuro e soprattutto su quello dei nostri figli e nipoti.

I Megatrend sono alla base di numerosi fondi, attivi e passivi, di gestioni assicurative e di piani pensionistici che combinano in genere varie tematiche e puntano su molteplici aziende per ridurre il rischio. Tra le società di gestione italiane che stanno maggiormente premendo l’acceleratore sul fronte Megatrend vi sono realtà come Fineco Bank, che propone il fondo dei fondi, FAM Megatrends con cinque tematiche di base, cioè: invecchiamento della popolazione, crescente scarsità d’acqua, veicoli elettrici, cambiamenti climatici e cure oncologiche. L’Associazione ANIMA invece punta in particolare sulla cosiddetta “Silver Economy” ovvero il cambiamento dei modelli di consumo e di trasformazione digitale. Sul fronte delle formule assicurative di investimento ci sono poi alcuni interessanti prodotti come GeneraValore del gruppo Generali Italia che propone di cogliere le opportunità del Megatrend demografici, di business, e investimenti sostenibili.

Le imprese, aziende e industrie, gli investitori in tutto il mondo, chiedono sempre di più sostenibilità per i propri investimenti, e anche in Italia si punta sempre più al risparmio gestito e in generale alle aziende a cui dare fiducia e denaro. Tra i fondi a cui si guarda con interesse, per esempio, c’è ESG- ENVIRONMENTAL (rispetto per l’ambiente) SOCIAL (attenzione al sociale) GOVERNANCE (buon governo) con una gestione aziendale in linea con i principi economici ma soprattutti con quelli etici.

Anche in Italia cresce l’offerta di prodotti sostenibili. Il Gruppo Poste Italiane, ad esempio, integra i principi ESG nei processi di investimento e di assicurazione. con il Fondo Poste Investo Sostenibile socialmente responsabile, che investe in un paniere di titoli selezionato con attenzione specifica ai fattori ambinetali, sociali e di governance e con un benchmark composto da indici che sono essi stessi sostenibili.

E ancora, si chiama Diamond Eurozone Office il fondo immobiliare tutto “green” che ha ottenuto la massima valutazione internazionale Gresb.

Anche il Mediolanum Flessibile Globale è diventato Flessibile Futuro Sostenibile e al tradizionale approccio gestionale affiancherà anche un approccio ESG con l’obiettivo di contribuire alla riduzione delle emissioni di carbone.

A ottobre scorso è stato lanciato inoltre il Best Brands Global Impact da Mediolanum International Funds, soluzione di investimento azionario globale che investe in aziende in grado di generare un impatto positivo in termini sociali e ambientali.

Tenaris-Edison, la produzione di acciaio per l’idrogeno verde

progetto idorgeno verde

Il progetto, che rientra nella più ampia iniziativa “Dalmine Zero Emissions”, ha l’obiettivo di avviare la prima applicazione dell’idrogeno verde su scala industriale in Italia per decarbonizzare il settore siderurgico

Tenaris, Edison e Snam hanno sottoscritto una lettera di intenti per avviare un progetto finalizzato alla decarbonizzazione dell’acciaieria di Tenaris a Dalmine, attraverso l’introduzione dell’idrogeno verde in alcuni processi produttivi.  

Tenaris, Edison e Snam collaboreranno per individuare e realizzare le soluzioni più idonee per la produzione, la distribuzione e l’utilizzo di idrogeno verde nel sito Tenaris di Dalmine, contribuendo con le proprie competenze per investire nelle migliori tecnologie disponibili.

Il progetto è finalizzato alla generazione di idrogeno e ossigeno tramite un elettrolizzatore da circa 20 MW da installare presso lo stabilimento di Dalmine e all’adattamento del processo produttivo dell’acciaio mediante l’utilizzo di idrogeno verde in sostituzione al gas naturale.

L’iniziativa potrà inoltre includere la realizzazione di un sito di stoccaggio per l’accumulo di idrogeno ad alta pressione e l’utilizzo dell’ossigeno, prodotto localmente tramite elettrolisi, all’interno del processo fusorio.

Lo sviluppo del progetto ridurrebbe in modo significativo le emissioni di CO 2 legate alla produzione dell’acciaio.

Le tre società valuteranno in seguito se ampliare la collaborazione per estendere l’applicazione dell’idrogeno ad altre fasi del processo produttivo. Il progetto si inserisce nella più ampia iniziativa “Dalmine Zero Emissions”, avviata da Tenaris insieme a Tenova e Techint Engineering & Construction, per integrare l’idrogeno verde nella produzione di acciaio da forno elettrico e nelle lavorazioni a valle dello stabilimento di Dalmine.

Si tratterebbe della prima applicazione di idrogeno verde su scala industriale nel settore siderurgico in Italia.  

“Il progetto ‘Dalmine Zero Emissions'”, afferma Michele Della Briotta, Presidente Tenaris Europa e AD TenarisDalmine  “rappresenta la più recente delle iniziative realizzate da Tenaris in Italia per il miglioramento della propria impronta ambientale, dopo gli investimenti e i progetti per la tutela dell’aria, l’efficienza energetica, la riduzione dei consumi di materie prime, l’aumento del contenuto di materiale riciclato nei nostri prodotti, la valorizzazione e il riuso dei nostri sottoprodotti

Con il progetto ‘Dalmine Zero Emissions’, insieme a partner qualificati, diamo inizio al percorso di transizione energetica dello stabilimento di Dalmine, ponendoci all’avanguardia della sostenibilità del settore siderurgico”.

“Con questa intesa Edison avvia un percorso di sostegno alla decarbonizzazione di settori industriali chiave per l’economia nazionale , contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi della transizione energetica fissati a livello nazionale con il PNIEC e a livello europeo con il Green Deal” dichiara Nicola Monti,Amministratore Delegato di Edison.“L’energia rinnovabile prodotta dai nostri impianti e le soluzioni tecnologiche di cui possiamo disporre possono contribuire concretamente allo sviluppo di una nuova e importante filiera nazionale, che nei prossimi decenni è destinata ad accompagnare l’evoluzione del sistema economico e produttivo verso la neutralità climatica”.

“L’idrogeno verde – commenta l’Amministratore Delegato di Snam,  Marco Alverà – può rappresentare la soluzione ideale per decarbonizzare alcuni importanti settori industriali, in particolare per produrre nel lungo periodo acciaio a zero emissioni. L’accordo di oggi, che vede protagoniste tre aziende attive lungo l’intera catena del valore, è un primo passo per poter raggiungere questo importante obiettivo. Grazie alle sue tecnologie e alla sua infrastruttura, Snam si pone come uno degli abilitatori della filiera dell’idrogeno per contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici e alla creazione di nuove occasioni di sviluppo, in linea con le strategie nazionali ed europee”.

La realizzazione del progetto sarà disciplinata in separati accordi negoziati tra le parti nel rispetto del quadro normativo e regolatorio.

L’innovazione digitale e la sua “governance”, per guardare al futuro

innovazione digitale
I più recenti traguardi della ricerca scientifica e le tecnologie emergenti, tra cui intelligenza artificiale, robotica, nanotecnologie e biotecnologie, pongono alcuni interrogativi sull’uso che ne fa l’uomo e sugli scopi di tale utilizzo

Robot umanoidi, nanotecnologie e computazione stanno segnando in modo importante la metodologia della ricerca scientifica, fungendo da strumenti capaci di guidarla e di potenziarla. 

Strumenti in cui ingegneria, neuroscienze, genomica, chimica, fisica, matematica e informatica diventano discipline trasversali, applicate ad ambiti diversi, dalla medicina alla sostenibilità ambientale, dalla farmaceutica alla produzione di energia, come spiega Giorgio Metta, scienziato, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, nonché “papà” del robot umanoide iCub e professore di robotica cognitiva presso l’Università di Playmouth, nel Regno Unito.

Gli algoritmi e i sistemi di intelligenza artificiale oggi hanno il potere di diffondere e rafforzare stereotipi e pregiudizi di genere, che rischiano di emarginare le donne su scala globale.

Considerando la crescente presenza dell’AI nelle nostre società, questo potrebbe mettere le donne nella condizione di rimanere indietro nella sfera lavorativa, economica, politica e sociale, come sottolinea spesso Darya Majidi, esperta di informatica, AI e trasformazione digitale, imprenditrice con, all’attivo, alcune aziende High Tech in Italia e all’estero, fondatrice della comunità Donne 4.0 e autrice dei libri “Donne 4.0” e “Sorellanza Digitale”.

Vittima e, insieme, carnefice di sè stesso, impaurito dai cambiamenti profondi e rapidi del digitale e, allo stesso tempo, avido nel farne un uso e consumo per fini propri, l’uomo (inteso come essere umano, non come identità d genere), all’interno di tale rapporto, fa mostra di comportamenti, di modi e di scopi, divenuti, in questi ultimi anni, oggetto di una riflessione dal respiro ampio, il cui nocciolo è “che cosa” vogliamo farne di quello che abbiamo creato e come s’intenda farlo.

In questa fase – osserva Luciano Floridi, filosofo, professore di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford, nonché direttore del Digital Ethics Lab presso l’Oxford Internet Institute  dello stesso Ateneo – non è più l’innovazione tecnologica in sé ciò che fa la differenza, ma è che cosa ne facciamo di questa innovazione. 

Non è alla digital innovation, ma è alla governance, alla “gestione” del digital, che ora dobbiamo guardare.
Il focus, oggi, si incentra dall’innovazione alla sua governance, ovvero alla sua gestione, con tutta una serie di questioni aperte da affrontare, che riguardano gli impatti sulla società, la parità di genere, l’educazione, il mondo del lavoro, solo per citarne alcuni. Sono questi i temi di cui si parlerà il prossimo 18 gennaio, alle 17.00, insieme a: Darya Majidi, Luciano Floridi, Giorgio Metta.
LIVE DAL NUOVISSIMO CANALE YOUTUBE DI TECH4FUTURE

L’evento organizzato da Tech4Future ha come obiettivo offrire spunti di riflessione su temi di grandissima attualità relativi a problemi complessi e di non facile ed immediata risoluzione, ma che possono trovare spunti ed idee dalla condivisione e dalla divulgazione, come nello spirito che anima la missione di Tech4Future.
L’evento è pubblico, aperto a tutti e senza bisogno di registrarsi e lasciare i propri dati. https://www.linkedin.com/events/6751903725079560192/

ABOUT TECH4FUTURE Ad inizio 2020 ho fondato Tech4Future, un progetto editoriale con una vocazione molto chiara: divulgare e promuovere la conoscenza delle tecnologie emergenti analizzandone i possibili impatti (rischi e vantaggi) su persone, aziende, società economico-politiche, ambiente… per incentivare, attraverso sano spirito critico, un utilizzo etico, consapevole e responsabile delle tecnologie del futuro.  

Dal ‘900 ad oggi, la vera rivoluzione sociale con il nylon

nylon Dupont

Nel 1930, nei laboratori statunitensi della DuPont, il chimico Wallace H. Carothers inventò il nylon, prima fibra sintetica poliammidica a basso costo, resistente come l’acciaio e delicata come una ragnatela, come celebrava un popolare slogan di quegli anni

In principio era la seta, la più fine e preziosa delle fibre naturali, ad essere utilizzata per produrre le calze “lunghe”, indossate esclusivamente dagli uomini fino al 1700, perché alle donne era severamente proibito mostrare le gambe.

Con il passare del tempo le calze in seta iniziarono a trovare posto anche nei guardaroba femminili: erano un simbolo di lusso, un sogno inarrivabile per molte donne, costavano una fortuna ed erano molto delicate.

I primi tentativi di realizzare un tipo di seta “artificiale” e più accessibile ebbero una svolta decisiva nel 1924, con l’invenzione del rayon, una fibra tessile artificiale simile come consistenza alla seta.

Ma la vera rivoluzione sociale avvenne negli anni ‘30 del ‘900, quando nei laboratori statunitensi della DuPont il chimico Wallace H. Carothers inventò il nylon. 

Era la prima fibra sintetica poliammidica a basso costo, “resistente come l’acciaio e delicata come una ragnatela”, come celebrava un popolare slogan di quegli anni.

A differenza di quanto avviene nelle fibre naturali, il cui diametro è sempre uguale, regolato dalla funzione biologica del baco da seta o dalla formazione dei peli nelle pecore, la nuova fibra poteva essere preparata con diametri variabili a piacere: si potevano ottenere fili sottilissimi adatti per la fabbricazione di calze da donna, o fili sempre più grossi adatti ad esempio alla produzione di reti.


La prima vendita di calze avvenne il 24 ottobre 1939 a Wilmington (USA) e fu accolta con un successo fenomenale, che superò di gran lunga tutte le aspettative dei produttori: 4.000 paia furono vendute in sole tre ore! E nel corso di quel primo anno di vendite il numero è salito a ben 64 milioni di paia solo negli Stati Uniti.

Un vero record, che evidenzia la portata epocale di questa invenzione: se fino a quel momento le calze in seta erano un privilegio riservato a poche, da quel giorno ogni donna poteva permettersi di acquistarne un paio. 

Durante la Seconda Guerra Mondiale quasi la totalità della produzione di nylon venne impiegata in attrezzature militari, per esempio per confezionare il tessuto dei paracadute, le corde per le navi o le divise dei soldati.

Le ormai famose calze in nylon erano diventate introvabili! Molte donne ricorsero però a un trucchetto per dare l’impressione di indossarle: disegnare una linea con la matita direttamente sul polpaccio per simularne la caratteristica cucitura sulla parte posteriore. Finita la guerra, ritrovare le calze di nylon nei negozi fu un segnale di un ritorno alla normalità: le dive di Hollywood mostravano quanto fossero belle le gambe se si indossavano quelle calze, che divennero così un accessorio irrinunciabile per le donne di tutto il mondo.


Dagli spazzolini da denti alle lenze per la pesca, dal catgut per suture chirurgiche all’abbigliamento tecnico, il nylon è diventato parte integrante della nostra vita quotidiana e continua ad esserlo ancora oggi: una scoperta che ha davvero rivoluzionato la società moderna. 

Nasce “Hi – Healthtech Innovation Hub” dall’Università Federico II di Napoli e Medtronic

healthcare

Promuovere l’innovazione e la crescita nel settore Healthcare in Italia per migliorare la salute delle nostre comunità e creare opportunità per i giovani e per le imprese

Nasce con quest’obiettivo HealthTech Innovation hub (HI), un polo dedicato allo sviluppo di Tecnologie per la salute presso il Centro Servizi Metrologici e Tecnologici Avanzati (CeSMA) del Complesso Universitario San Giovanni a Teduccio.

Grazie alla collaborazione tra l’Università Federico II di Napoli e Medtronic Italia, azienda di riferimento nel campo dei servizi e delle tecnologie per la salute, prende il via una collaborazione che intende promuovere le competenze e le esperienze del territorio a livello nazionale e internazionale.

L’invecchiamento della popolazione e le malattie croniche causano, ormai da anni, un aumento dei costi sanitari, minando la capacità di fornire cure adeguate a milioni di persone. La pandemia Covid-19 ha accelerato tutte le trasformazioni in atto, ribadendo l’importanza della centralità della cura e dell’assistenza come temi chiave per lo sviluppo del Paese.

Per rispondere a queste sfide, HealthTech Innovation hub intende creare un ecosistema di conoscenza aperta e condivisa che includa i giovani neolaureati, i centri di ricerca, le imprese e il territorio con l’obiettivo di accelerare l’innovazione al servizio della salute delle comunità creando opportunità e occupazione.

Tra i primi progetti di HI, il Master Make Napoli | Medtronic Advanced Knowledge Experience, un percorso formativo destinato a studenti laureati in materia scientifiche ed economico sociali, residenti nel Sud Italia.

ll nuovo Master Make Napoli pone particolare attenzione all’area delle tecnologie per la salute ed è fortemente integrato con il contesto produttivo e industriale nazionale e internazionale.

Gli studenti potranno approfondire temi e contenuti di frontiera che la pandemia in corso ha reso ancor più attuali e fondamentali per la crescita del nostro Paese. Vogliamo così sviluppare le competenze necessarie per comprendere, interpretare e guidare il futuro post-Covid.

Il Master postuniversitario Make rappresenta il primo passo di un più ampio e ambizioso progetto del HealthTech Innovation hub che intende promuovere la collaborazione con altri attori già presenti all’interno del Campus.

“L’Ateneo Federico II aggiunge un nuovo tassello al suo palmares di iniziative di promozione dell’innovazione e del trasferimento tecnologico a beneficio del tessuto industriale, economico e sociale del nostro Paese”, spiega Matteo Lorito, Rettore Università degli Studi di Napoli Federico II.

“Il nuovo Hub HI Healthtech Innovation Hub, in sinergia con un grande player di levatura internazionale come Medtronic, mira ad essere una fucina di nuove soluzioni tecnologiche in ambito Healthcare, per meglio coniugare un nuovo paradigma di prossimità dei percorsi terapeutici, di interesse strategico se relazionato al corrente scenario emergenziale.

L’iniziativa è pensata in ottica ‘Open Innovation’, per attrarre altre imprese che credono e vogliono investire nell’iniziativa, e per stimolare e promuovere, grazie anche ad azioni formative mirate, nuove idee imprenditoriali…… Napoli è uno dei quattro Laboratori italiani con Milano, Mirandola e Lecce per lo sviluppo, la connessione e la libera circolazione delle idee e del talento al servizio dell’innovazione biomedicale”.

“Come tutti gli eventi traumatici, la pandemia rappresenta un grande acceleratore di processi in atto”, dichiara Gaetano Manfredi, Ministro dell’Università e della Ricerca.

“Il Covid ha fatto emergere punti di forza e di debolezza dei vari sistemi e ha fatto capire a tutti che ci sono delle priorità, come quella di mettere al centro la competenza come motore economico e di benessere collettivo.

Il campo della medicina ben si presta a questa percezione da parte della società, tutti ne comprendono il valore”.

Dassault Systèmes lancia “Water for Life” per un consumo sostenibile dell’acqua

water for life dessault systemes

L’azienda supporterà i clienti nella misurazione e ottimizzazione della loro impronta idrica attraverso l’attività del 3DExperience Lab e una serie di programmi di formazione dedicati al consumo sostenibile dell’acqua

Dassault Systèmes conferma il suo supporto alle politiche ambientali con l’annuncio dell’iniziativa “Water for Life“, progetto che fa parte della campagna The Only Progress is Human lanciata dall’azienda, che punta a una maggiore consapevolezza delle sfide sociali e ambientali e a promuovere l’utilizzo dei mondi virtuali per approfondire queste tematiche e dar vita a innovazioni sostenibili per un futuro migliore.

Water for Life punta a sostenere gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, utilizzando in maniera più efficiente le risorse idriche. Il programma ruota attorno a tre punti: misurazione e ottimizzazione, innovazione e creazione, formazione. In primo luogo, l’azienda farà leva sulla piattaforma 3DExperience per accelerare la misurazione e l’ottimizzazione dell’impronta idrica delle aziende, fornendo ai clienti soluzioni industriali integrate in grado di raccogliere e rendere disponibili dati sul consumo di acqua associati alla propria attività, oltre all’impatto delle varie opzioni di progettazione. In futuro, raccomandazioni generate dall’intelligenza artificiale guideranno le aziende verso la creazione di nuovi prodotti, servizi ed esperienze sostenibili.

Dassault Systèmes sosterrà anche progetti di valutazione e riduzione dell’impatto idrico attraverso il 3DExperience Lab, il suo laboratorio di accelerazione e open innovation, che utilizza l’intelligenza collettiva per accelerare innovazioni quali ad esempio quella sviluppata da Eel Energy per trasformare i processi industriali nell’ottica di ridurre il consumo idrico. Infine, Dassault Systèmes darà vita a programmi formativi volti ad aumentare la consapevolezza delle principali problematiche legate al consumo di acqua, per sensibilizzare le generazioni future ad una corretta conservazione di questa risorsa preziosa, come il progetto francese Mission Ocean sostenuto dalla Fondazione Dassault Systèmes.

«Il mondo riconosce sempre più la necessità di preservare questo bene prezioso, l’acqua, avviando una nuova era di responsabilità e di sostenibilità.

L’industria gioca un ruolo molto importante in questo “Decennio d’Azione dell’ONU”», ha dichiarato Bernard Charlès, vice chairman and ceo di Dassault Systèmes. «Gli universi virtuali svolgono una funzione chiave per consentire ai nostri clienti di immaginare, progettare e testare i prodotti, i materiali e i processi di produzione affinché rispondano ai requisiti di sostenibilità dell’economia di domani. Attraverso nuove soluzioni industriali, possiamo diventare il partner numero uno al mondo per una rinascita più sostenibile dell’industria che soddisfi gli obiettivi dell’Accordo di Parigi».

«In qualità di esploratore professionista, ho potuto constatare in prima persona come le attività umane abbiano avuto un impatto diretto sullo stato della nostra Terra. È fondamentale per gli esseri umani prendersene cura e, ancor di più, preservare l’acqua, la nostra risorsa più preziosa», ha dichiarato Mike Horn, esploratore professionista e avventuriero che ha presentato il programma insieme al ceo di Dassault. «Sono felice che non solo l’Onu, le ong e i politici si impegnino a favore di questo obiettivo, ma anche che leader industriali come Bernard Charlès sottolineino l’importanza di questo tema chiave».

AZIENDE FARMACEUTICHE: gli investimenti nell’ultimo decennio arrivano al 97%

Le aziende farmaceutiche in Italia che nel 2011 investivano in ricerca e sviluppo, e in particolare nelle biotecnologie, 9 anni fa erano soltanto il 30%, ma negli anni a seguire la crescita è stata esponenziale

Appena 5 anni dopo, il numero di aziende farmaceutiche era già arrivato al 78% e 3 anni dopo lievitava del 24,4%, toccando quota 97%. In generale, le aziende del settore che hanno deciso di investire in ricerca e sviluppo in Italia erano 1.650 nel 2018 e 1.530 nel 2017. La crescita è stata progressiva: nel 2016 erano 1.470, nel 2015 erano 1.415 e nel 2012 se ne contavano 1.230 in tutta Italia.

Ricerca & Sviluppo

Gli investimenti in ricerca e sviluppo delle imprese a capitale italiano che fanno parte di Farmindustria hanno superato un miliardo di euro nel 2018. In questo elenco di aziende farmaceutiche ci sono Abiogen Pharma, Alfasigma, Angelini, Chiesi, Dompé, I.B.N. Savio, Italfarmaco, Kedrion, Mediolanum, Menarini, Molteni, Recordati e Zambon.

Tutte loro hanno aumentato gli investimenti in ricerca e sviluppo del 39% nel corso del 2018.

L’export invece ha toccato i 24,8 miliardi di euro nell’anno precedente, con una crescita del 106,9% negli ultimi 10 anni.

La percentuale di prodotti farmaceutici esportati dall’Italia nel 2018 è arrivata all’80%: 10 anni prima il dato era al 51%. Nel primo semestre del 2019, inoltre, l’export è aumentato del 28% in più rispetto allo stesso periodo del 2018.

Uno sguardo all’import italiano

Il nostro Paese importa 13,5 miliardi di euro di miscele di medicinali già dosate e 8 miliardi di euro in sangue umano e animale.

Sono le due voci più significative dell’import delle case farmaceutiche in Italia. Al terzo posto troviamo i prodotti farmaceutici, ma il valore dell’importazione crolla a 452,3 milioni di euro.

Seguono le miscele di medicinali non dosate (281,3 milioni di euro), medicazioni confezionate per uso medico (146,4 milioni di euro) e infine ghiandole ed estratti per un valore di 134,2 milioni di euro.

Complessivamente, nel primo semestre del 2019 l’import è cresciuto come l’export ma in misura ridotta, cioè del 10,5%.