Italgas e Politecnico di Torino: innovative tecnologie energetiche

italgas e politecnico di Torino

Sviluppare attività congiunte di ricerca, innovazione e formazione a supporto della transizione energetica, la mobilità sostenibile, l’economia circolare.

Questi gli obiettivi della partnership siglata tra Politecnico di Torino Italgas, società leader in Italia e terza in Europa nel settore della distribuzione del gas naturale, nata quasi due secoli fa nel capoluogo piemontese.

Da un lato ricerca, sviluppo e innovazione, dall’altro didattica, alta formazione e formazione permanente.

L’Ateneo e l’Azienda collaboreranno su progetti di ricerca che spazieranno da tematiche più generali – come l’innovazione digitale, la mobilità sostenibile, l’ottimizzazione dei consumi energetici, l’efficientamento delle reti e il recupero di risorse – ad azioni più specifiche volte allo sviluppo di tecnologie innovative per l’inserimento di gas rinnovabili nelle reti esistenti, allo sviluppo di sistemi “power to gas” per il recupero dei surplus di produzione energetica, fino alla realizzazione di uno smartmeter gas evoluto destinato alle reti “intelligenti”.

Una partnership per l’innovazione

Politecnico e Italgas lavoreranno inoltre su diversi fronti formativi, dove la collaborazione sarà occasione di scambio e interazione attiva fra docenti, ricercatori, studenti e azienda con progetti congiunti indirizzati allo sviluppo di master universitari, corsi per neolaureati, eventi ed attività di divulgazione attraverso network nazionali e internazionali.

Italgas metterà inoltre a disposizione di docenti e ricercatori gli spazi e le competenze della propria Digital Factory, vero motore della trasformazione digitale degli asset e dei processi dell’Azienda.

“La collaborazione con un’azienda di origine torinese come Italgas su tematiche di ampio respiro e di importanza strategica come quelle energetiche ci fa molto piacere anche per ribadire che la nostra città può contribuire in modo significativo alla crescita del Paese”, commenta il Rettore del Politecnico Guido Saracco.

“Per Italgas – ha spiegato l’Amministratore Delegato, Paolo Gallo -l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione sono una priorità assoluta e una leva di crescita.

In questo contesto, la collaborazione con un Ateneo di eccellenza come il Politecnico di Torino è una grande opportunità che si realizza.  Siamo entusiasti di poter lavorare insieme su progetti di ricerca e formazione di grande rilevanza strategica non solo per la nostra Azienda ma per tutto il Paese, che potrà giovarsi dei risultati che raggiungeremo, e al contempo contribuire alla formazione dei talenti del futuro”.

Realtà Aumentata e Virtuale

“Il blocco degli spostamenti e la soppressione degli eventi causata dal Covid-19 hanno spinto le aziende a cercare soluzioni alternative per avere un contatto diretto con i clienti e replicare la realtà”: la riflessione di Roberto Del Ponte, senior manager di InfinityReply pubblicata su “Genio & Impresa” di Assolombarda apre le porte a un futuro sempre più digitale e innovativo delle aziende italiane

Lo sviluppo di tecnologie di realtà aumentata e virtuale può rappresentare una svolta singolare per molte applicazioni utili alle aziende.

Secondo uno studio di Klecha& Co, banca di investimento specializzata in tecnologia, a livello mondiale nel 2023 la spesa delle aziende per sistemi di realtà aumentata (Ar) e realtà virtuale (Vr) raggiungerà i 121 miliardi di dollari. In realtà, questi strumenti digitali non sono così futuristici come si potrebbe pensare, poiché “cataloghi, virtualmakeup, app per provare vestiti o accessori e filtri fotograficisono entrate dal telefono quasi in sordina, ma sono state accettate perché su uno strumento con cui si ha confidenza”, spiega Del Ponte.

Tuttavia, ci sono diverse barriere di accesso legate principalmente al software e all’hardware delle applicazioni aziendali, dai costi di sviluppo fino alla diffusione degli strumenti per poterne beneficiare.

Come suggerito da Del Ponte: “L’ideale sarebbe creare piattaforme che consentano alle aziende di predisporre in autonomia dei contenuti, consentendo così di semplificare il processo e di permettere ai nuovi sistemi di dialogare con programmi già esistenti nelle aziende”.

L’adozione di sistemi di computer vision e machine learning offrono la possibilità di riconoscere situazioni, processi, luoghi e di restituire informazioni all’utente che indossa il visore. Conclude Del Ponte: “Per quanto riguarda l’assistenza da remoto, stiamo pensando a dei visori olografici ancora più agili e comodi che consentiranno all’operatore che li indossa di tenere le mani libere. In questo modo i visori di Ar potranno essere adottati anche durante la formazione professionale, dove poter fare operazioni guidate sul campo diventerà più immediato e utile”.

Remtech Expo edizione 2020 in digitale

remtech digitale

Dal 21 al 25 Settembre, in occasione della Remtech Week, si terrà l’appuntamento con Remtech Expo, quest’anno in versione digitale

Si tratta della prima piattaforma digitale internazionale, dedicata ai temi della tutela dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile dei territori.

Uno strumento assolutamente nuovo che rimarrà vivo, visibile e fruibile nel tempo – life cycle platform – garantendo, partecipazione potenziata, innovazione, internazionalizzazione, comunicazione, continuità di azione.

La piattaforma si compone di una Hall di ingresso per la registrazione, un’ampia Exhibition room ricca di informazioni, servizi e tecnologie, dieci Conference rooms parallele, l’International Club per l’organizzazione degli incontri bilaterali internazionali con i delegati stranieri, il lounge caffè Alfredo’s per poter godere di alcuni momenti di relax e di networking con la community specializzata di Remtech Expo Digital.

Tutti gli eventi delle Conference rooms saranno registrati e rimarranno visibili sulla piattaforma come naturalmente per le Exhibition company rooms.

Per gli Espositori, sarà potenziata l’attività di internazionalizzazione, sarà possibile partecipare alle conferenze e giocare un ruolo da attori protagonisti, essere contattati direttamente e proporre delle vere e proprie company experience, così come realizzare un incontro tecnico di approfondimento e naturalmente accedere al Lounge caffè Alfredos’.

Sono previsti inoltre, qualora possibile, eventi in presenza presso le sedi delle Istituzioni con le quali vi è la piena convergenza per quanto riguarda la definizione delle strategie e degli obiettivi.

La Digital Demo è disponibile online per poter visualizzare al meglio le caratteristiche e le potenzialità del progetto, unitamente alle speciali modalità di partecipazione, al programma delle conferenze ufficiali a cui è, come sempre, associata la Call for Abstract.

Per tutte le informazioni e richieste di chiarimento, la segreteria è a completa disposizione a: marketing@remtechexpo.com secretariat@remtechexpo.com

Pasquale Frega guida il GEF, per il settore farmaceutico

Pasquale Frega

Il Gruppo Europeo e Nipponico di Farmindustria riunisce le maggiori 33 aziende a capitale europeo e nipponico operanti in Italia nel settore farmaceutico

Il country president #NovartisItalia e amministratore delegato Novartis Farma, Pasquale Frega, è stato nominato alla guida del GEF – Gruppo Europeo e Nipponico di Farmindustria.

Con oltre 25 anni di esperienza nel settore farmaceutico in Italia e all’estero, Pasquale Frega avrà la responsabilità di rappresentare oltre 30 aziende europee e giapponesi operanti in Italia che, per dimensioni, impegno produttivo e innovazione, ricoprono un ruolo determinante nel comparto farmaceutico del nostro Paese.

Secondo i dati elaborati da Farmindustria, le aziende di questo gruppo nel 2019 hanno generato 9 miliardi di euro di fatturato a ricavo industria, pari a circa metà del totale del mercato farmaceutico in Italia, anche grazie ai 40 siti produttivi operanti sul territorio nazionale, che contribuiscono in maniera fondamentale all’export di tutto il settore. Pasquale Frega s’impegna a portare avanti un eccellente progetto.


“Assumo con gratitudine, orgoglio e senso di responsabilità il ruolo che questa compagine mi ha affidato” ha affermato Pasquale Frega. “Ci aspettano sfide epocali e appuntamenti importanti, che mai avremmo immaginato di dover affrontare.

Oggi servono le migliori energie e le più alte competenze per sostenere il rilancio della competitività dell’Italia, la sua capacità di investire e di generare innovazione, e per rispondere alla necessità di riorganizzare il sistema salute per tutti i cittadini.

L’intera comunità è scossa dall’impatto della pandemia da Covid-19 e noi metteremo, collettivamente, ancora più energie e impegno per affermare un nuovo clima di fiducia e di dialogo con le istituzioni, i cittadini e i pazienti, alla ricerca di soluzioni condivise”.

Pasquale Frega. Experienced pharma executive with broad International experience. Currently Country President & Pharma Head at Novartis Italy. Previously VP for a Cluster of Countries for Celgene (Nordic Countries, BeLux, the Netherlands, Austria, Switzerland). Additional experiences in General Management, including leading 2 start ups in Sweden and Italy, strategic and global marketing roles, as well as M&A. 

Digital Trasformation – I numeri dell’Industria 4.0

I numeri dell’Industry 4.0

Secondo quanto emerge dal recente studio dell’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano, nel 2019 si sono sfiorati i 4 miliardi di euro (oltre 1.100 i progetti attivi) nel comparto della trasformazione digitale.

Se il mercato dell’Industria 4.0,  in Italia  (nell’epoca pre-Covid ) era in forte espansione, già da qualche anno, ora si tratta di ripartire (alcuni settori non si sono mai fermati, anzi hanno avuto un aumento di produzione) e guardare al futuro con ‘resilienza’, flessibilità, per una cosiddetta ‘nuova normalità’.

E, soprattutto, facendo molta innovazione.

Secondo Marco Bentivogli, segretario generale della Fim-Cisl nel settore metalmeccanico – non a caso già definito il leader di un nuovo ‘sindacato Smart’ – ci attende un ‘autunno caldo’, che prevede per dopo l’estate “una poderosa corsa all’innovazione”, per “guadagnare maggiore produttività e avere aziende più sicure rispetto all’emergenza sanitaria”.

Le imprese che avevano già sviluppato la Digital transformation nell’epoca pre-Covid si sono dimostrate meno vulnerabili agli effetti nefasti della pandemia, mentre “per chi non ha investito e non investirà in innovazione ci sarà una selezione terribile”, rimarca Bentivogli.

“In questa nuova fase ci sarà un’accelerazione tecnologica ancora più forte”, rileva il segretario generale della Fim-Cisl, “che creerà fortissime discontinuità rispetto al passato”, ovvero, chi non sta al passo del cambiamento resterà irrimediabilmente indietro, per cui “ci dovrà essere un grande lavoro di accompagnamento all’innovazione”, da parte delle istituzioni, imprese, parti sociali.
Per questo Bentivogli auspica “un grande piano di re-skilling delle persone e dei lavoratori” – le macchine, purtroppo o per fortuna, imparano molto più in fretta degli umani –, facendo in modo che “il territorio sia la dimensione in cui connettere l’innovazione a tutte le imprese, comprese quelle più piccole”.

A dimostrazione della reattività imprenditoriale delle aziende italiane, a seguito dell’emergenza oggi quasi un terzo delle imprese sta riconvertendo la sua produzione o sta valutando di farlo (rispettivamente il 12% e 19%), e per il 25% di queste sono state fondamentali tecnologie 4.0 come l’IoT e il Cloud computing.

Il nuovo Report dell’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano, fornisce i nuovi dati sul settore presentando un’analisi appunto a metà del guado tra le epoche pre e post Coronavirus.

Il mercato dell’Industria 4.0 in Italia (nell’epoca pre-Covid)

Il mercato dell’Industria 4.0 in Italia nel 2019 aveva raggiunto un valore di 3,9 miliardi di euro, in crescita del 22% rispetto all’anno precedente, e quasi triplicato in 4 anni.

Il mercato è misurato dall’Osservatorio del politecnico milanese come il valore (al netto dell’Iva) dei progetti di Industria 4.0 realizzati da imprese con sede operativa in Italia, e realizzati presso imprese manifatturiere e industriali, sia italiane sia estere.

Fonte: Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano.

Questo volume di affari è in gran parte (2,3 miliardi di euro, il 60%) dedicato a progetti di connettività e acquisizione dati (Industrial IoT) e poi suddiviso tra Analytics (630 milioni), Cloud Manufacturing (325 milioni), Advanced Automation (190 milioni), Additive Manufacturing (85 milioni) e tecnologie di interfaccia uomo-macchina avanzate (55 milioni). A cui si aggiungono le attività di consulenza e formazione per progetti Industria 4.0: circa 255 milioni di euro, +17% rispetto al 2018. Insomma, un settore – prima dell’avvento della pandemia – che cresceva a ritmo sostenuto, anche se spesso spinto e sospinto, un po’ a intermittenza, dai vari incentivi statali per l’innovazione.

Incertezza, flessibilità, cambiamento

Per il 2020, originariamente si prevedeva una crescita in linea con il trend 2019, con un incremento compreso tra il 20 e il 25%, ma per effetto della pandemia si prospetta uno scenario di grande incertezza, le cui previsioni variano da uno scenario ottimistico di chiusura dell’anno quasi in linea con il budget iniziale a uno pessimistico di contrazione del fatturato 4.0 nell’ordine del 5-10%.

“Nel medio-lungo termine, in ogni caso, il sentiment verso l’industria 4.0 rimane positivo, rafforzato dalla considerazione che l’emergenza abbia accelerato la trasformazione digitale”, sottolinea  Marco Taisch, responsabile scientifico dell’Osservatorio Industria 4.0. Che rileva: “le imprese che avevano già investito in precedenza ne hanno tratto grande beneficio, ma questa è una occasione per tutte per compiere un passo avanti nel digitale. In questo senso è positivo l’impegno del Governo nel dare stabilità al piano Trasformazione 4.0”.

Un terzo delle imprese rivuole Super e Iperammortamento

Per innovare serve disponibilità di risorse, e invece nei prossimi mesi gli investimenti si preannunciano ridotti: il 26% delle aziende posporrà almeno metà di quelli originariamente pianificati, circa un quarto si concentrerà su Industrial IoT e Analytics.

Nell’incertezza del prossimo futuro, le imprese auspicano incentivi per non fermare la trasformazione digitale, in particolare una riduzione delle imposte sui prossimi esercizi contabili (33%) e una diminuzione del costo del lavoro per operatori di fabbrica (per il 30%). Ma un terzo (31%) chiede anche di rilanciare il Super e Iperammortamento per beni strumentali, di gran lunga più desiderato rispetto al credito d’imposta per ricerca e sviluppo (17%), agli incentivi per beni immateriali (18%) o a quelli per assunzione e formazione (8% e 11%).

Le smart technologies nelle aziende

A livello internazionale, nel 2019 l’Osservatorio ha censito circa 300 nuove applicazioni di smart technologies, che raggiungono complessivamente quota 1.100 (considerando anche quelle precedenti), l’88% rilevato in grandi aziende e il 12% in Pmi. L’Industrial IoT rimane la tecnologia basilare (circa 300 applicazioni, +42% in un anno), spesso abbinata all’Industrial analytics (circa 150, +39%) per prevedere il comportamento dei sistemi, gli eventi futuri. Il Cloud manufacturing (+27%) si focalizza su accessibilità, visibilità e collaborazione nei processi di supply chain.

L’additive manufacturing (più di 100 applicazioni, +34%) si consolida grazie alla flessibilità di produzione. Crescono anche le applicazioni di advanced human-machine interface nei processi di manutenzione, sviluppo prodotto e training (+20%); tra queste il 70% sono soluzioni di realtà aumentata e il 15% di realtà virtuale (15%). Crescono le applicazioni di Advanced Automation (+15%), in assemblaggio, saldatura, pressofusione, avvitatura, levigatura, lucidatura, logistica, ma anche sicurezza sul lavoro.

Innovare guardando al futuro

Secondo Alberto Dossi, vice presidente alle Politiche industriali di Assolombarda, occorre “definire un nuovo piano industriale nazionale, con un’ottica sia di breve sia di medio e lungo periodo, basato proprio sull tecnologie Smart”. Spinte dall’emergenza, molte aziende “sono riuscite a remotizzare velocemente gran parte dei processi produttivi”, fa notare Marco Stangalino, specialist IoT di Cisco, “la risposta al cambiamento dal nostro punto di osservazione è stata molto positiva”, mentre Raffaella Cagliano, docente di People Management and Organization del Politecnico di Milano, fa notare che “per innovare occorre una visione strategica e una direzione di sviluppo molto chiare, che devono portare al coinvolgimento di molti ruoli e funzioni aziendali, non solo tecnologici ma anche molte risorse umane”. E sottolinea: “l’approccio al cambiamento deve essere partecipativo all’interno dell’impresa, con una stretta collaborazione tra Project management e Change management”, in modo da unire innovazioni di processo e cambiamento dei modi e sistemi di lavoro da parte delle persone.

Camozzi Digital e Mandelli Sistemi

innovazione digitale Made in Italy
Innovazione digitale Made in Italy

Camozzi Digital è una società del Gruppo Camozzi nata nel 2015 con l’obiettivo di supportare la digitalizzazione delle aziende che operano in differenti settori manifatturieri. Lo sfruttamento del digitale e delle soluzioni IoT sono il cuore di una collaborazione all’insegna del Made in Italy più evoluto, che vede protagonisti Camozzi Digital, nata per supportare la digitalizzazione delle aziende del manifatturiero, e Mandelli Sistemi

Nella prospettiva di ripresa post Covid-19, si colloca un’interessante storia di successo tutta italiana, che ha visto come protagonisti Camozzi Digital, società del Gruppo Camozzi nata per supportare la digitalizzazione delle aziende del manifatturiero, e Mandelli Sistemi, nome storico di rinomanza mondiale nel settore dei centri di lavoro orizzontali. Una collaborazione nata ben prima che l’emergenza pandemica arrivasse a sconvolgere il nostro Paese.

Oggi questa collaborazione all’insegna del Made in Italy più evoluto si rivela in tutta la sua importanza, dal momento che punta sulla cultura e sull’innovazione per offrire al mercato contenuti, valori, idee che possono servire a dare un aiuto concreto al nostro sistema produttivo grazie allo sfruttamento della digitalizzazione e delle soluzioni Industrial Internet of Things.

innovazione digitale Made in Italy

Camozzi Digital, società del Gruppo Camozzi nata nel 2015 con l’obiettivo di supportare la digitalizzazione delle aziende che operano in differenti settori manifatturieri ha già raccolto illuminanti successi.

Questa divisione ha saputo capitalizzare le competenze trasversali in diversi ambiti di settore  (tessile, automazione industriale, macchine utensili) presenti all’interno delle aziende del Gruppo Camozzi.

L’evoluzione del mondo industriale ha portato Camozzi Digital allo sviluppo di soluzioni in grado di connettere macchinari, sistemi di immagazzinamento e logistica, impianti e fabbricati alla piattaforma Cloud, trasformandoli in un Cyber-Physical System (CPS).

L’innovazione e la conseguente integrazione digitale dei processi produttivi, combinate con le competenze di un team di ingegneri e Data Scientist, permettono la creazione di algoritmi dedicati e di sistemi di retroazione per ottimizzare i processi produttivi, i consumi energetici e la gestione del magazzino ricambi e incrementare l’Up time di macchinario e impianti.

L’approccio metodologico di Camozzi Digital consente di trasformare i dati, raccolti tramite sensori integrati nelle macchine, in valore aggiunto per il cliente in termini di risparmio di costi operativi e tempi di setup e soprattutto di maggior efficienza produttiva.

Come conferma Mandelli Sistemi, una delle principali aziende italiane per la produzione di macchine utensili. L’azienda piacentina, fondata nel 1932 da Renato Mandelli, è entrata qualche anno fa nel mondo di Industria 4.0 con il pacchetto iPum@suite4.0 (manutenzione predittiva, realtà virtuale per facilitare la manutenzione, interfaccia uomo-macchina di ultima generazione…).

“Il progetto che abbiamo avviato circa un anno fa con Camozzi Digital, in Mandelli è nato già nel 2016, quando abbiamo intrapreso un piano di ‘smartizzazione’ e digitalizzazione delle nostre soluzioni tecniche, chiamato Mandelli2020, partito poco prima del lancio di Industria 4.0, avvenuta a fine 2016”, racconta l’Ing. Saverio Gellini, Amministratore Delegato di Mandelli.

Camozzi Digital e Mandelli Sistemi
Saverio Gellini Amministratore Delegato di Mandelli

 “Abbiamo individuato cinque linee guida sulle quali portare avanti il nostro concetto di smart factory, racchiuse nel pacchetto iPum@suite4.0.

Una di queste è proprio la manutenzione predittiva, che abbiamo chiamato iPredict, finalizzata ad anticipare eventi critici che intervengono sulle macchine e permetterci quindi di offrire alla clientela un servizio migliore.

Il progetto è nato pensando proprio a come poter migliorare efficienza e puntualità per un rapporto migliore con i nostri clienti. Per circa due anni abbiamo fatto verifiche e test e verso la fine del 2018 abbiamo finalmente incontrato il Gruppo Camozzi. Grazie alle loro esperienze, portate avanti attraverso applicazioni su macchinari simili ai nostri, ci siamo convinti che presso il Gruppo Camozzi erano davvero presenti le competenze tecniche e matematiche che cercavamo per completare il nostro progetto ma anche una reale comprensione delle problematiche imposte dalle macchine e dei dati da rielaborare, rilevati dalle macchine stesse.

Questo per noi è stato un fattore determinante. Camozzi Digital e Mandelli Sistemi si sono ritrovate ad aver maturato un interesse comune in tema di innovazione digitale nell’industria e a condividere le stesse basi di partenza, motivo che li ha spinti a partire con il progetto di digitalizzazione che oggi è quasi al termine del suo iter.

“Questo caso di successo che ci vede coinvolti con Camozzi Digital anticipa addirittura le necessità del mercato. Abbiamo dato il via al progetto prima che i clienti potessero comprenderne a pieno tutte le potenzialità ma l’interesse è stato da subito palpabile”, precisa l’Ing. Marco Colombi, Responsabile Commerciale di Mandelli. “Oggi, a maggior ragione con la drammatica parentesi legata all’emergenza Coronavirus, viviamo in una fase in cui le aziende vogliono produrre sempre e solo il necessario, semplificando i processi ed evitando di fare magazzino. Più ancora che la performance ‘secca’ della macchina per il cliente è importante che la produzione sia sicura, che il flusso sia continuo e che non s’interrompa mai.

Abbiamo iniziato a parlare di questi temi ai nostri clienti prima che si manifestasse lo scenario odierno e oggi possiamo iniziare a raccoglierne i frutti.

Camozzi Digital e Mandelli Sistemi

Le macchine utensili sono oggetti estremamente complessi e con tante possibili cause di fermo. Per noi costruttori i contratti, soprattutto con le società di grandi dimensioni, prevedono impegni sulla garanzia di funzionamento e le performance richieste dai clienti arrivano anche al 97-98% di disponibilità tecnica del mezzo: è molto difficile rispondere a questo desiderata intervenendo sull’affidabilità dei singoli componenti.

Con il nostro sistema digitale, anticipando un possibile problema riusciamo a ridurre i tempi di fermata e quindi recuperare quei pochi punti percentuali sulla disponibilità tecnica delle macchine che ci permettono di differenziarci in un contesto di eccellenza”, aggiunge Colombi.

EFFICIENZA PRODUTTIVA PRIMA DI TUTTO

Camozzi Digital e Mandelli Sistemi
L’Ing. Cristian Locatelli, Direttore Generale di Camozzi Digital

L’aumento di efficienza produttiva richiesta dai clienti è un elemento chiave del progetto di Mandelli Sistemi. “Le macchine utensili, in particolare quelle che costruisce Mandelli, sono estremamente complicate e automatizzate e di conseguenza i punti di possibile inefficienza potrebbero effettivamente essere molti”, precisa Massimo Riga, Sales Representative di Camozzi Digital. “Applicando l’approccio metodologico sviluppato da Camozzi Digital, e attraverso l’implementazione di sofisticati algoritmi nati grazie alla lunga esperienza maturata in ambito industriale, è possibile rendere più efficiente la macchina prodotta da Mandelli, inserendola in un contesto di lean manufacturing e in un flusso di produzione sempre ‘teso’, permettendo al cliente di incrementare la propria profittabilità. Abbiamo collaborato con Mandelli proprio in questa direzione”, spiega l’ing. Cristian Locatelli, Direttore Generale di Camozzi Digital.

Camozzi Digital e Mandelli Sistemi

Per il momento solo alcune macchine sono state connesse, in modo che i clienti possono iniziare a valutarle, ma nel giro di 12/24 mesi Mandelli Sistemi prevede di avere l’intero parco macchine connesso in rete. “Oggi la manutenzione predittiva, che noi chiamiamo iPredict, è richiesta da tutti i clienti: il mondo Cloud è una realtà”, dichiara Saverio Gellini.

Sinn Power: Piattaforma galleggiante modulare

Sinn Power: Piattaforma galleggiante modulare
Crea energia da onde, vento e luce solare

La prima piattaforma galleggiante che può servirsi dell’energia creata dalle onde, dal vento e dalla luce del sole, è stata creata da una start-up tedesca, Sinn Power.

Non si tratterebbe di una banale piattaforma per raccogliere l’energia offshore, sostanzialmente quella dalle onde e dalla luce del Sole ma di un progetto modulare, facile da connettere quindi da espandere per il quale, come fa intendere la stessa start-up, sono possibili combinazioni diverse a seconda delle esigenze.

Per come è strutturata, una piattaforma galleggiante del genere potrebbe fornire energia, a vari livelli, alle isole così come a intere comunità costiere.
Ogni unità galleggiante, definibile come “modulo” è fatta da quattro convertitori che creano energia elettrica dal movimento delle onde.

La stessa unità può anche vantare, a richiesta, ad esempio quelle zone in cui il mare è quasi sempre calmo, di una serie di celle fotovoltaiche da 20 kW.
Infine la stessa piattaforma galleggiante può sfruttare anche l’energia del vento in quanto può essere dotata anche di quattro turbine eoliche da 6 kWp.

Philipp Sinn, CEO di Sinn Power, fa capire che non c’è un limite alle unità che si possono attaccare l’una all’altra e quindi alla grandezza dell’intera piattaforma galleggiante e quindi all’energia che può creare e derogare.
“È super modulare. Possiamo sempre usare le stesse parti, la stessa elettronica indipendentemente dalla configurazione costruita”, spiega lo stesso Sinn in un comunicato stampa pubblicato sul sito della società. Attualmente una piattaforma galleggiante  di test è presente in maniera permanente poco al largo dell’isola di Creta, nei pressi di Heraklion.
Ora il ricercatore spera che i politici rappresentanti delle varie nazioni europee possano prendere in considerazione questa idea.

Dispositivo genera elettricità sfruttando l’ombra

ombra nella foresta

Un nuovo dispositivo che “sfrutta l’ombra per creare elettricità” è stato creato da ricercatori dell’Università Nazionale di Singapore

Denominato “generatore di energia ad effetto ombra”, questo nuovo dispositivo riesce infatti a sfruttare il contrasto che c’è tra le aree illuminate e quelle illuminate di meno perché ombreggiate per generare piccole quantità di elettricità.

Si tratta di un concetto nuovo e di un’idea che potrebbe aprire la strada a dispositivi del tutto nuovi per alimentare piccoli dispositivi elettronici.

Lo studio è stato pubblicato su Energy & Environmental Science.

Il dispositivo si basa sull’uso di una pellicola di plastica trasparente flessibile su cui sono poste una serie di celle. Ognuna di questa è rappresentata da una pellicola sottile di oro su un wafer di silicio. Se metà della cella è illuminata e l’altra metà e in ombra si viene a creare una superficie che genera e raccoglie la carica, come spiega Andrew Wee, ricercatore che sta partecipando al progetto.

Un dispositivo a quattro celle risulta due volte più efficace delle celle solari al silicio tradizionali sotto l’effetto parziale delle ombre. In condizioni di illuminazione all’interno di edifici, genera un quantitativo di elettricità sufficiente per alimentare un orologio digitale, circa 1,2 volt. Lo stesso dispositivo potrebbe essere utilizzato per alimentare i sensori indossabili o per il monitoraggio di oggetti in movimento.

Come spiega Tan Swee Ching, capo del gruppo di ricerca, il dispositivo sfrutta il contrasto di illuminazione che si ottiene quando c’è un’area non ombreggiata e una ombreggiata, ossia con un ostacolo frapposto tra la fonte di luce e l’area stessa.

Ciò crea un contrasto il quale a sua volta provoca una differenza di tensione tra le due aree e ciò, a sua volta, porta ad un piccolo quantitativo di corrente elettrica.
Si tratta di un concetto che, per esempio, potrebbe essere utilizzato per raccogliere energia elettrica dalla luce in ambienti interni, ossia in ambienti in cui le ombre sono onnipresenti e che, anzi, rappresentano un ostacolo per le celle solari tradizionali. Un dispositivo del genere potrebbe massimizzare l’efficienza della raccolta di energia proveniente dall’illuminazione sfruttando anche le zone ombreggiate e non illuminate direttamente.

Crédit Agricole Italia sostiene l’Automazione industriale

Credit Agricole Italia e Gruppo Camozzi
Crédit Agricole Italia e SACE a sostegno della crescita del Gruppo Camozzi

In quest’ultima operazione, Crédit Agricole  ha erogato un finanziamento garantito da SACE destinato a sostenere i piani di crescita in Italia e nel mondo del Gruppo Camozzi, multinazionale italiana leader nella produzione di componenti e sistemi per l’automazione industriale presente anche nei settori delle macchine utensili speciali, delle macchine per la filatura e in numerosi altri processi di lavorazione delle materie prime

Il finanziamento garantito da SACE – nell’ambito della sua tradizionale operatività a favore delle attività export delle aziende italiane – ha un valore di complessivi 40 milioni di euro una durata di 6 anni ed è finalizzato a sostenere il piano di investimenti futuri del Gruppo legati sia alla crescita in ambito nazionale che internazionale.

Il Gruppo Camozzi è fra i protagonisti mondiali della “rivoluzione 4.0” con un modello di gestione della produzione e automazione industriale, basato sulla connessione fra sistemi fisici e digitali, analisi complesse attraverso big data e conseguenti adattamenti in tempo reale e ha ingenti progetti di ricerche riguardanti la smart automation, l’efficientamento energetico e l’utilizzo di materiali innovativi.

“Crédit Agricole Italia è orgogliosa di essere al fianco di aziende d’eccellenza come Camozzi, in special modo in questo particolare momento. Vogliamo sostenere concretamente il tessuto imprenditoriale italiano, ponendoci come partner di riferimento, non solo finanziario, per individuare insieme nuove opportunità di sviluppo, come per l’automazione industriale, offrendo servizi di consulenza e soluzioni su misura”, dichiara Alessio Foletti, Responsabile della Direzione Banca d’Impresa di Crédit Agricole Italia.

“L’attenzione di Crédit Agricole e SACE nel sostenere i progetti che stanno trasformando il settore manifatturiero a livello globale e l’automazione industriale, è consolidata nel tempo e con l’operazione di oggi affiancano nuovamente il nostro Gruppo, che sta investendo con prodotti innovativi in segmenti rilevanti per il presente e il futuro della nostra società come il Life Science che, mai come nell’emergenza attuale, necessita di continui progressi”, afferma Lodovico Camozzi, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Camozzi. “Attraverso questa operazione confermiamo il sostegno di SACE alle eccellenze italiane come Camozzi, che operano sui mercati internazionali e fanno dell’export uno dei propri driver di crescita”, sottolinea Simonetta Acri, Chief Mid Market Officer di SACE. “In un contesto difficile in cui SACE è stata chiamata al fianco di tutte le imprese italiane, il nostro intervento a sostegno del piano di automazione industriale di Camozzi rafforza i piani di crescita di un gruppo che vanta già un’impronta fortemente internazionale, grazie a 18 stabilimenti produttivi nel mondo e una rete distributiva in oltre 70 paesi”.

Innovazione: accordo ENEA-MITO Technology per investimenti in tecnologie per la sostenibilità

accordo Enea-Mito
Facilitare l’accesso a fondi di venture capital per accrescere gli investimenti in tecnologie innovative nel campo della sostenibilità

È l’obiettivo dell’intesa sottoscritta fra ENEA e MITO Technology, società specializzata nella valorizzazione dei risultati della ricerca a supporto di università ed enti pubblici e advisor strategico del fondo di investimento Progress Tech Transfer, lanciato nel 2019 e sottoscritto dal Fondo europeo per gli investimenti (FEI) e da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) con una dotazione iniziale di 40 milioni di euro per l’innovazione nel settore della sostenibilità.

In particolare, attraverso l’intesa con MITO, ENEA e Progress Tech Transfer collaboreranno per accrescere gli investimenti in tecnologie sviluppate dall’Agenzia nei settori energia, ambiente, nuovi materiali e per favorirne il trasferimento verso imprese esistenti o attraverso la creazione di spin-off.

A livello operativo, Progress Tech Transfer concorrerà a selezionare progetti ENEA di “proof of concept” (a basso livello di maturazione tecnologica), sui quali indirizzare le risorse finanziarie necessarie al loro sviluppo, con l’obiettivo di arrivare all’industrializzazione e alla commercializzazione di nuovi prodotti.

“Siamo particolarmente soddisfatti dell’accordo raggiunto con ENEA – ha dichiarato Francesco De Michelis, amministratore delegato di MITO Technology – perché si tratta di un interlocutore cruciale nei settori di interesse di investimenti in tecnologie Progress Tech Transfer e un potenziale canale di alimentazione del dealflow, che ci consentirà di concentrarci sulle attività peculiari di Progress Tech Transfer come finanziatore di programmi di proof of concept.

Nell’interesse anche delle generazioni che verranno, ci auguriamo di identificare progetti nel settore della sostenibilità che arriveranno al mercato e aiuteranno a risolvere le sfide ambientali, energetiche, produttive del nostro tempo”.

“Questa collaborazione con un soggetto di particolare rilievo – ha sottolineato il presidente ENEA Federico Testa – è un risultato importante anche nell’ambito della strategia di Knowledge Exchange lanciata da ENEA per rafforzare il trasferimento di tecnologie innovative e servizi avanzati alle imprese.

Accordi analoghi sono stati siglati con altri operatori del venture capital con l’obiettivo di  accrescere le opportunità di valorizzazione dei risultati della ricerca ENEA in particolare nel campo delle biotecnologie e dei materiali avanzati”.

L’accesso ai fondi di venture capital rappresenta uno dei tre ‘pilastri’ della ‘Knowledge Exchange Strategy, la strategia lanciata da ENEA nel 2018 per rafforzare il trasferimento tecnologico alle imprese. Gli altri due pilastri sono il il fondo interno di Proof of Concept e il Knowledge Exchange Program (KEP), realizzato in collaborazione con CNA, Confapi, Confartigianato, Confindustria e Unioncamere. Il KEP dà alle aziende la possibilità di iscriversi gratuitamente al portale www.kep.enea.it, che raccoglie tecnologie, competenze e infrastrutture ENEA suddivise per specifiche aree tematiche: energia, beni culturali, diagnostica avanzata, strumenti medicali, biotecnologie e agroindustria e sicurezza delle infrastrutture critiche.

Le imprese che si iscrivono vengono contattate da un Knowledge Exchange Officer (KEO), un ricercatore ENEA esperto in trasferimento dell’innovazione, in grado di individuare soluzioni ‘su misura’ dell’impresa iscritta, di organizzare visite ai laboratori e incontri diretti con i ricercatori.

In cinque mesi al programma – che segue il modello di esperienze di successo come l’Industrial Liaison Program del MIT di Boston – hanno aderito circa 100 imprese, prevalentemente per i settori energia e diagnostiche avanzate, e sono in via di perfezionamento le prime partnership.

Il Fondo interno per il Proof of Concept ha una dote triennale di 2,5 milioni di euro per supportare lo sviluppo di tecnologie innovative ENEA, in partnership con imprese interessate a condividere il rischio dell’investimento; ENEA non finanzia le imprese, ma specifici progetti al cui sviluppo contribuiscono le imprese stesse, selezionate  a seguito di una manifestazione di interesse.  I progetti vengono valutati da un’apposita commissione costituita da esperti di IBAN, l’Associazione Italiana dei Business Angels: nei primi due anni di avvio del Fondo sono stati finanziati 38 progetti con circa 1,67 milioni di euro, a fronte degli oltre 170 presentati.