Decarbonizzazione dei trasporti, ecco come si muovono le aziende

Il tema della decarbonizzazione dei trasporti è in cima alle agende dei Governi e anche alla Cop26 ci si è concentrato sulla discussione per ridurre l’impatto ambientale del settore

Le emissioni del settore dei trasporti rappresentano una parte importante sulla quota totale ed è per questo che alla Cop26 di Glasgow il tema della decarbonizzazione della mobilità è stato tra i temi più discussi.

Gli incontri nei quali si sono discusse le strategie per rendere più green il settore si sono concentrate soprattutto su come organizzare e normare la transizione verso veicoli a zero emissioni ma, poiché il tema è particolarmente rilevante per quanto riguarda le merci, il focus dei negoziati ha percorso la strada della promozione di iniziative nel trasporto aereo e marittimo.

In Italia le emissioni di CO2 legate ai trasporti rappresentano circa il 25% del totale ed è per questo che il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili si è impegnato per ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Per farlo sarà necessario sfruttare bene le risorse messe in campo con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che destina il 75,6% delle risorse di competenza del Ministero a progetti per il contrasto alla crisi climatica.

In particolare è necessario potenziare in modo importante le linee ferroviarie per ridurre l’uso del trasporto su gomma.

Da qui nascono progetti per l’alta velocità, il potenziamento delle reti regionali, le interconnessioni con le aree interne, ma anche il rinnovo del parco autobus nazionale, gli investimenti per il trasporto locale sostenibile, anche marittimo, la realizzazione di ciclovie per incentivare la mobilità dolce.

Alle aziende che partecipano alla campagna Race to Zero si aggiunge anche EasyJet, la low cost del trasporto aereo, che si è impegnata a stabilire un target intermedio di riduzione delle sue emissioni di anidride carbonica per il 2035 e poi a perseguire l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2050.

La compagnia aerea sta lavorando da tempo alla realizzazione di voli più sostenibili; per Johan Lundgren, Ceo di easyJet, “l’ambizione è quella di raggiungere un volo a emissioni zero nel Regno Unito e in tutta Europa e stiamo lavorando proattivamente insieme ai leader del settore, come Airbus e Wright Electric, per aiutare a supportare e promuovere le tecnologie a zero emissioni per gli aerei passeggeri del futuro“.

Oltre all’anidride carbonica, easyJet si sta concentrando anche sulla riduzione della plastica – più di 27 milioni di articoli monouso in plastica sono stati eliminati – così come sulla riduzione dei rifiuti all’interno delle sue maggiori operazioni e della catena di approvvigionamento.

La mobilità del futuro? sostenibile e pulita grazie alle rinnovabili

Come sarà per le aziende del settore la mobilità del futuro? Sostenibile, grazie all’uso delle energie rinnovabili e alla diversificazione dei vettori energetici, orientata alla qualità del servizio, con un’offerta più flessibile, integrata e personalizzata per rispondere in modo efficace alle esigenze quotidiane degli utilizzatori.

Soluzioni innovative per la mobilità sostenibile si raggiungono tramite la sperimentazione e attuazione di processi di open innovation.

Per attuarle, le imprese necessitano di procedure semplificate, chiare e veloci, di reale supporto allo sviluppo immediato di una mobilità sempre più sostenibile e innovativa”. Rafforza il concetto anche Alvise Biffi, componente di Giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, per il quale “la crescita del settore dei trasporti e delle infrastrutture dovrà andare di pari passo con il miglioramento delle condizioni ambientali”.

La guida è stata realizzata per aiutare le aziende e le start-up del settore dei trasporti a orientarsi nelle nuove tendenze tecnologiche: dai veicoli elettrici e a idrogeno alla guida autonoma, dalla mobilità aerea urbana alla micromobilità, dalla Hyperloop agli aerei supersonici.

Il rapporto 2021 sulle tecnologie e sulle politiche ambientali di Cruise Lines International Association Cruise Lines International Association (Clia), associazione di categoria del settore crocieristico, ha pubblicato il Global Cruise Industry Environmental Technologies and Practices Report, realizzato da Oxford Economics, per mostrare l’impegno del settore verso pratiche di turismo responsabile e i progressi nello sviluppo di tecnologie ambientali per il settore.

Il report approfondisce anche la ricerca di combustibili alternativi e offre una valutazione sulle politiche che il settore sta mettendo in atto per sostenere il percorso di sostenibilità.

Dai dati emerge infatti che, in aggiunta al gas naturale liquido (Gnl), oltre i tre quarti della flotta globale di navi da crociera per capacità passeggeri è attualmente predisposta per utilizzare combustibili alternativi.

Le fonti di carburante alternative agli oli combustibili pesanti attualmente in fase di sperimentazione includono biodiesel, metanolo, ammoniaca, idrogeno e batterie elettriche.

Il rapporto segnala però la presenza di ostacoli ingegneristici, di fornitura e normativi, che ne rallentano l’adozione su larga scala.

Ciò nonostante, l’investimento di 26,5 miliardi di dollari da parte del settore crocieristico sta dando impulso alla ricerca e sviluppo in questo ambito.

TRANSIZIONE ENERGETICA: Baxi punta sulla produzione a impatto zero di idrogeno verde

produzione di idrogeno verde

Quando si parla di transizione energetica e di idrogeno verde è bene guardare a Bassano del Grappa (Vicenza), dove si sta costruendo un pezzo di storia dell’idrogeno per uso riscaldamento.

Qui sorge infatti lo stabilimento di Baxi, delegato a livello corporate dal gruppo BDR Thermea (1,8 miliardi di fatturato annuo e 6200 dipendenti) a condurre attività di ricerca e sviluppo proprio sul vettore della transizione energetica.

Baxi punta sulla produzione a impatto zero e sulle rinnovabili. Lo dimostra l’impianto fotovoltaico ad alta efficienza di 6.000 metri quadri installato sul tetto dello stabilimento, capace di generare 992 kW che permettono, a quella che va considerata una green factory, di ottenere il 100% dell’energia necessaria per produrre le circa 4.000 caldaie al giorno.

Una parte di quell’energia è dedicata all’autoproduzione di idrogeno verde, quello ottenuto dall’acqua tramite elettrolisi.

Infatti, la società ha attrezzato un locale esterno dedicato ad accogliere le apparecchiature necessarie per il processo di elettrolisi per la trasformazione di energia elettrica in idrogeno. Da qui è nato il progetto presentato da BDR Thermea Group della prima caldaia domestica premiscelata certificata alimentata ad idrogeno, nel 2019- .

Sempre a Bassano del Grappa si testano i prototipi funzionanti a idrogeno puro e a miscele con gas naturale. Non solo: «da poche settimane si è affiancato un secondo impianto, che produce sempre idrogeno verde. Debitamente stoccato nelle batterie di alimentazione, provvede a fornire il combustibile per le caldaie in test nei nostri laboratori, ma anche a soddisfare le esigenze di riscaldamento e di produzione di acqua calda dei nostri uffici», afferma l’Ing. Alberto Favero, direttore generale di Baxi.

Idrogeno per riscaldamento: è il momento giusto per crederci

Ma quali sono i fattori che hanno portato Baxi a puntare sull’idrogeno? «Direi diversi e in varie fasi temporali. Abbiamo interpretato da tempo alcuni trend di mercato internazionale, decisamente forti in alcuni Paesi. Penso, per esempio, al Regno Unito, dove da tempo si è cominciato a declinare il concetto di transizione energetica guardando sì all’elettrico, ma anche al gas miscelato all’idrogeno», spiega lo stesso Favero. A Leeds hanno avviato sin dal 2017 il progetto H21, finalizzato a convertire all’uso di idrogeno la rete di riscaldamento cittadina. 

Sempre nel Regno Unito si stanno portando avanti altre sperimentazioni e soprattutto si crede fortemente nell’idrogeno per uso riscaldamento. Ma non solo: anche in Unione Europea sono diversi i Paesi che mostrano interesse.

Mentre in Italia? «Stiamo raccogliendo un crescente interesse da varie multiutility, sempre più convinte sia dall’agenda UE sia dai piani della Germania, che punta decisa all’idrogeno con un piano che prevede investimenti per circa 50 miliardi per le tecnologie green, circa un quinto dei quali dedicate all’idrogeno – sottolinea lo stesso direttore generale Baxi – Inoltre, si sta facendo sperimentazione anche sul versante dei trasporti».

Il mercato che si apre verso l’idrogeno per riscaldamento è promettente. «Lo sarà ancor più se, però, in concomitanza, ci sarà un’apertura in altri settori dove l’impiego dell’idrogeno diventa un’opzione attraente. Penso, per esempio, al settore dei trasporti, su gomma e su rotaia. Se si aprirà a un consumo massivo allora si apriranno opportunità di mercato davvero importanti. L’ideale quindi è che si portino avanti più progetti pilota in vari ambiti».

Idrogeno per il riscaldamento: dalla caldaia premiscelata a quella 100% idrogeno

Come specifica il direttore Ricerca & Sviluppo Antonio Sandro, la società del gruppo BDR Thermea ha due progetti di cui uno pensato per il breve termine, ovvero quella della caldaia premiscelata che prevede il blend idrogeno-gas naturale.

In questo caso può essere prevista una miscela anche fino al 20%. «Il progetto di caldaia al 100% è pensato con un orizzonte più a lungo termine, ma non così lontano: basandoci su Paesi target dove la sperimentazione è già avanzata, lavoriamo per un prodotto compatibile con le attuali tecnologie, ideale sia come installazione ex novo sia soprattutto in caso di sostituzione dell’esistente.

L’obiettivo è fornire una soluzione che garantisca efficienza energetica e attenzione alle emissioni».

Il fatto stesso che oggi non vi sia ancora idrogeno, o comunque non in percentuali significative, non è un problema: la caldaia è stata pensata per funzionare con gas naturale ma già hydrogen ready, quindi pronta on demand quando ci saranno le condizioni di disponibilità d’idrogeno in rete, sia miscelato sia puro.-

Dal punto di vista degli installatori cosa implica la caldaia premiscelata a idrogeno? «A livello tecnico richiede le stesse attenzioni di una caldaia tradizionale. È progettata con gli stessi livelli elevati di sicurezza richiesti oggi dagli impianti a metano. In più prevede, per esempio, la possibilità di taratura per l’impiego del gas puro o premiscelato con idrogeno».

Idrogeno per riscaldamento: orizzonte al 2025

In prospettiva, quando l’idrogeno farà il proprio ingresso in maniera consistente nel comparto del riscaldamento? «Dipenderà da nazione a nazione – risponde Favero –. In Paesi come Regno Unito e Paesi Bassi ci sono già progetti pilota che, nell’arco di due anni, apriranno la via alla possibilità di installare su più larga scala caldaie 100% idrogeno in edifici residenziali. Nel complesso, è comunque possibile pensare all’installazione di caldaie a idrogeno per tutti i nuovi impianti di caldaie a gas entro il 2025». In effetti, Baxi Heating UK ha chiesto al governo britannico di autorizzare l’installazione di questo tipo di caldaie entro quell’anno.

Certo, tanto dipenderà dalla possibilità di disporre di una significativa fornitura di idrogeno blu (o grigio), in attesa di contare sull’idrogeno verde.

<<Oggi l’idrogeno subisce l’effetto di scala: si parla molto di diverse “tonalità”, con l’idrogeno verde in cima ai desiderata, tuttavia oggi questa tipologia di idrogeno sconta un prezzo molto alto per la sua produzione, specie rispetto a quello blu o grigio. L’importante però è cominciare: perché una volta che si coglieranno i vantaggi – specie in termini di emissioni ridotte o azzerate, ancor più nel caso del green hydrogen – non ci saranno più paragoni, nemmeno con l’energia elettrica, che sappiamo ancora prodotta in buona parte da combustibili fossili. Inoltre, l’idrogeno gode di un vantaggio significativo: una volta prodotto, è possibile stoccarlo. E poi può contare sulla possibilità di essere veicolato tramite rete gas, già esistente e diffusa in maniera estesa. È necessario, quindi, superare lo scoglio dei costi. Per questo, ribadisco, è importante estendere la sperimentazione in altri contesti dove vi siano consumi energetici significativi», conclude il direttore generale.>>

Tenaris-Edison, la produzione di acciaio per l’idrogeno verde

progetto idorgeno verde

Il progetto, che rientra nella più ampia iniziativa “Dalmine Zero Emissions”, ha l’obiettivo di avviare la prima applicazione dell’idrogeno verde su scala industriale in Italia per decarbonizzare il settore siderurgico

Tenaris, Edison e Snam hanno sottoscritto una lettera di intenti per avviare un progetto finalizzato alla decarbonizzazione dell’acciaieria di Tenaris a Dalmine, attraverso l’introduzione dell’idrogeno verde in alcuni processi produttivi.  

Tenaris, Edison e Snam collaboreranno per individuare e realizzare le soluzioni più idonee per la produzione, la distribuzione e l’utilizzo di idrogeno verde nel sito Tenaris di Dalmine, contribuendo con le proprie competenze per investire nelle migliori tecnologie disponibili.

Il progetto è finalizzato alla generazione di idrogeno e ossigeno tramite un elettrolizzatore da circa 20 MW da installare presso lo stabilimento di Dalmine e all’adattamento del processo produttivo dell’acciaio mediante l’utilizzo di idrogeno verde in sostituzione al gas naturale.

L’iniziativa potrà inoltre includere la realizzazione di un sito di stoccaggio per l’accumulo di idrogeno ad alta pressione e l’utilizzo dell’ossigeno, prodotto localmente tramite elettrolisi, all’interno del processo fusorio.

Lo sviluppo del progetto ridurrebbe in modo significativo le emissioni di CO 2 legate alla produzione dell’acciaio.

Le tre società valuteranno in seguito se ampliare la collaborazione per estendere l’applicazione dell’idrogeno ad altre fasi del processo produttivo. Il progetto si inserisce nella più ampia iniziativa “Dalmine Zero Emissions”, avviata da Tenaris insieme a Tenova e Techint Engineering & Construction, per integrare l’idrogeno verde nella produzione di acciaio da forno elettrico e nelle lavorazioni a valle dello stabilimento di Dalmine.

Si tratterebbe della prima applicazione di idrogeno verde su scala industriale nel settore siderurgico in Italia.  

“Il progetto ‘Dalmine Zero Emissions'”, afferma Michele Della Briotta, Presidente Tenaris Europa e AD TenarisDalmine  “rappresenta la più recente delle iniziative realizzate da Tenaris in Italia per il miglioramento della propria impronta ambientale, dopo gli investimenti e i progetti per la tutela dell’aria, l’efficienza energetica, la riduzione dei consumi di materie prime, l’aumento del contenuto di materiale riciclato nei nostri prodotti, la valorizzazione e il riuso dei nostri sottoprodotti

Con il progetto ‘Dalmine Zero Emissions’, insieme a partner qualificati, diamo inizio al percorso di transizione energetica dello stabilimento di Dalmine, ponendoci all’avanguardia della sostenibilità del settore siderurgico”.

“Con questa intesa Edison avvia un percorso di sostegno alla decarbonizzazione di settori industriali chiave per l’economia nazionale , contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi della transizione energetica fissati a livello nazionale con il PNIEC e a livello europeo con il Green Deal” dichiara Nicola Monti,Amministratore Delegato di Edison.“L’energia rinnovabile prodotta dai nostri impianti e le soluzioni tecnologiche di cui possiamo disporre possono contribuire concretamente allo sviluppo di una nuova e importante filiera nazionale, che nei prossimi decenni è destinata ad accompagnare l’evoluzione del sistema economico e produttivo verso la neutralità climatica”.

“L’idrogeno verde – commenta l’Amministratore Delegato di Snam,  Marco Alverà – può rappresentare la soluzione ideale per decarbonizzare alcuni importanti settori industriali, in particolare per produrre nel lungo periodo acciaio a zero emissioni. L’accordo di oggi, che vede protagoniste tre aziende attive lungo l’intera catena del valore, è un primo passo per poter raggiungere questo importante obiettivo. Grazie alle sue tecnologie e alla sua infrastruttura, Snam si pone come uno degli abilitatori della filiera dell’idrogeno per contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici e alla creazione di nuove occasioni di sviluppo, in linea con le strategie nazionali ed europee”.

La realizzazione del progetto sarà disciplinata in separati accordi negoziati tra le parti nel rispetto del quadro normativo e regolatorio.