Lo smartworking assicura la business continuity

SMART-WORKING

Fabrizio Scovenna, Country Director Italian Region, Rockwell Automation e Marco Taisch, docente ordinario del Politecnico di Milano e Presidente MADE Competence Center I4.0., hanno fatto il punto sulla nuova normalità post pandemia, in particolare sullo smart working

Il nostro paese si è sempre caratterizzato per una lentezza nell’adozione di innovazioni rispetto ad altri paesi con i quali siamo abituati a confrontarci, come ad esempio lo smartworking o “lavoro agile”. Ciò si deve in buona parte alla composizione del nostro substrato industriale, costituito in gran parte da piccole media imprese, nelle quali il cambiamento è naturalmente più rallentato rispetto alle grandi che hanno più budget e know-how.

Diciamo che l’emergenza sanitaria ci ha costretto a usare le tecnologie e che per utilizzarle abbiamo dovuto, anche se in modo empirico, ampliare le nostre conoscenze, superando una serie di preconcetti. Prendiamo lo smart working che prima era guardato con sospetto e che oggi ha dimostrato essere strumento di maggior produttività personale. Con risultati alla mano molte aziende stanno pensando di ridurre gli spazi fisici perché hanno constatato che la business continuity è garantita anche con il lavoro da remoto. Anzi, l’efficienza risulta incrementata grazie a un’ottimizzazione dei tempi di spostamento, con conseguente  riduzione di costi, tanto che, oggi che si potrebbe anche fare diversamente, vengono generalmente accettate se non addirittura privilegiate le riunioni virtuali rispetto a quelle fisiche. Non mi sembra un cambiamento da poco.”

“E se vogliamo dirla tutta, se prima lo smartworking era utilizzato esclusivamente per l’attività di ufficio/amministrativa oggi proprio a seguito del lockdown questa modalità di lavoro ha dimostrato di essere perfettamente efficace anche quando applicata in fabbrica.

Certamente non nella sua globalità perché se si deve caricare manualmente una macchina la presenza di un operatore in loco è indispensabile.

Tuttavia, anche a livello di linea di produzione ci sono una serie di attività che possono essere svolte a distanza, con questo si intende anche un ufficio collocato a dieci metri dalla linea dal quale è possibile monitorare e interagire con tutti gli altri operatori e tutto ciò nel rispetto delle nuove normative.

Alla luce del nostro vissuto emerge anche che la tecnologia è una condizione sine qua non per poter continuare ad operare.

Se tutti le usano e io non lo faccio resto al di fuori del mercato. Non è più solo un problema di competitività ma di esistenza stessa.”

La digitalizzazione come scelta indispensabile

Fabrizio Scovenna afferma anche quanto gli avvenimenti di quest’anno (che si stanno riproponendo), hanno cercato di mettere in luce come la tecnologia abbia rivestito un ruolo fondamentale permettendo alle aziende più innovative di far fronte a scenari imprevisti e totalmente inediti, così’ come la digitalizzazione rappresenti oggi per loro una scelta indispensabile sia per la ripartenza che per cogliere tutte le opportunità che ogni situazione disruptive porta con sé.

Le aziende si stanno infatti rendendo conto che IIoT e digitalizzazione non rappresentano più un’opzione, ma una necessità. 

Il ruolo abilitante delle tecnologie si è rivelato indispensabile nel momento in cui la  quasi totalità della produttività dell’intero Paese è stata affidata allo smartworking e le aziende si sono trovate nella necessità di dover mutare i propri processi a fronte di questa emergenza. 

Certamente dovremo muoverci sempre più verso un’organizzazione del lavoro per obiettivi, garantire le opportune tecnologie e risorse infrastrutturali, evitando il “digital divide”, passare dalla logica del controllo a quella della responsabilità.

Occorre capitalizzare quanto imparato da questo shock e prevedere un diverso tipo di leadership, più trasparente e partecipativa, il lavoro di team sarà fondamentale in una organizzazione pervasa da concetti e culture che premino e incoraggino la solidarietà, la fiducia e la responsabilità. Serviranno filiere e processi più snelli per garantire una rapidità decisionale. Premiare e sfruttare la creatività e la flessibilità. 

Una crisi presenta sempre una componente di rischio e di opportunità

Marco Taisch: “Di base io sono un ottimista e quindi voglio subito iniziare con una nota positiva, questa ripartenza offre di sicuro delle grandi opportunità.  Se guardiamo al passato vediamo che puntualmente ogni crisi profonda che attraversa la storia dell’umanità, porta nuove chance o introduce nuovi modelli di business. Pensiamo alla seconda guerra mondiale che ha certamente costituito un incredibile elemento di disruption, portando a un significativo incremento della presenza delle donne nel mondo del lavoro e assegnando loro il fondamentale ruolo di motore di un’economia che doveva continuare a girare. Oppure, senza allontanarci troppo, pensiamo a come l’epidemia SARS abbia di fatto accelerato il consolidamento dell’e-commerce con il successo della piattaforma Alibaba e quindi di Amazon”.

Ciò che è necessario fare è fermarsi a riflettere sulle lezioni che abbiamo appreso e capire come sfruttare al meglio gli asset a nostra disposizione, quali innovazione tecnologica, know-how e risorse umane oggi arricchiti della conoscenza diretta e pratica delle tecnologie, sperimentata durante la quarantena e che ci ha permesso di superare la nostra diffidenza nei confronti del nuovo e dell’ignoto. Ciò fornisce lo spunto, ad esempio, per un nuovo modello di vendita della tecnologia.

La strategia della conoscenza diretta apre la strada a nuove modalità di proposizione al cliente che, prima di acquistare, vuole capire e per capire deve letteralmente provare a utilizzare. 

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