Pasquale Frega guida il GEF, per il settore farmaceutico

Pasquale Frega

Il Gruppo Europeo e Nipponico di Farmindustria riunisce le maggiori 33 aziende a capitale europeo e nipponico operanti in Italia nel settore farmaceutico

Il country president #NovartisItalia e amministratore delegato Novartis Farma, Pasquale Frega, è stato nominato alla guida del GEF – Gruppo Europeo e Nipponico di Farmindustria.

Con oltre 25 anni di esperienza nel settore farmaceutico in Italia e all’estero, Pasquale Frega avrà la responsabilità di rappresentare oltre 30 aziende europee e giapponesi operanti in Italia che, per dimensioni, impegno produttivo e innovazione, ricoprono un ruolo determinante nel comparto farmaceutico del nostro Paese.

Secondo i dati elaborati da Farmindustria, le aziende di questo gruppo nel 2019 hanno generato 9 miliardi di euro di fatturato a ricavo industria, pari a circa metà del totale del mercato farmaceutico in Italia, anche grazie ai 40 siti produttivi operanti sul territorio nazionale, che contribuiscono in maniera fondamentale all’export di tutto il settore. Pasquale Frega s’impegna a portare avanti un eccellente progetto.


“Assumo con gratitudine, orgoglio e senso di responsabilità il ruolo che questa compagine mi ha affidato” ha affermato Pasquale Frega. “Ci aspettano sfide epocali e appuntamenti importanti, che mai avremmo immaginato di dover affrontare.

Oggi servono le migliori energie e le più alte competenze per sostenere il rilancio della competitività dell’Italia, la sua capacità di investire e di generare innovazione, e per rispondere alla necessità di riorganizzare il sistema salute per tutti i cittadini.

L’intera comunità è scossa dall’impatto della pandemia da Covid-19 e noi metteremo, collettivamente, ancora più energie e impegno per affermare un nuovo clima di fiducia e di dialogo con le istituzioni, i cittadini e i pazienti, alla ricerca di soluzioni condivise”.

Pasquale Frega. Experienced pharma executive with broad International experience. Currently Country President & Pharma Head at Novartis Italy. Previously VP for a Cluster of Countries for Celgene (Nordic Countries, BeLux, the Netherlands, Austria, Switzerland). Additional experiences in General Management, including leading 2 start ups in Sweden and Italy, strategic and global marketing roles, as well as M&A. 

B&R: avvicendamento al management

avvicendamento del management

Dal prossimo 1° agosto, Luca Galluzzi (52 anni) entrerà a far parte del Consiglio Direttivo di B&R e assumerà il nuovo ruolo di Chief Sales Officer

Galluzzi subentra a Peter Gucher, che andrà in pensione dopo 34 anni di carriera in azienda, carriera iniziata quando B&R era ancora una piccola start-up dell’Alta Austria con 60 dipendenti. Nel corso degli anni Gucher ha costruito una rete di vendita che oggi comprende 27 filiali e oltre 180 uffici in tutto il mondo.  

Nel suo nuovo ruolo, Galluzzi sarà responsabile di tutte le attività di vendita globalidi B&R e della crescita della compagnia nei nuovi mercati. Oltre alla nuova posizione nel team direttivo, manterrà le sue attuali responsabilità di Managing Director per la Regione del Sud Europa.

“Luca Galluzzi ha svolto un lavoro eccezionale nella regione dell’Europa meridionale”, ha detto Hans Wimmer, CEO di B&R, “dimostrando grande vocazione nello sviluppo del nostro business in questa regione. Sono molto lieto che il nostro team esecutivo possa ora beneficiare delle sue conoscenze e della sua esperienza”.

A sua volta, Luca Galluzzi passa il ruolo di guida della filiale italiana a Marzio Grattieri, che dal 1° agosto sarà quindi il nuovo direttore generale di B&R Italia, mentre Carlo Cuppini sarà il nuovo direttore vendite nel nostro Paese.

Grattieri ha spiegato che “anche se già nella seconda metà del 2019 si preannunciava una certa flessione nel mercato dell’automazione, B&R ha potuto chiudere l’anno con un +8%sul 2018. Sono stati aperti nuovi uffici a Padova e rinnovata la sede nel milanese con il trasloco nella nuova struttura di Cesate”.

Gli obiettivi di Grattieri per il futuro sono chiari. “Squadra che vince non si cambia, per questo confermo il mio team come una squadra vincente. So di aver accettato questo ruolo in un momento non certo facile, ma guardo al futuro con ottimismo e so che abbiamo gli anticorpi adatti per ripartire. Nonostante il lockdown, in B&R siamo comunque andati avanti e abbiamo concluso alcuni progetti e delle nuove trattative”.

Gli elementi vincenti di B&R si confermano, come ha spiegato Grattieri, “il portafoglio prodotti, veramente unico ed estremamente vario, che sarà senz’altro una leva per la nostra ripartenza, oltre al percorso di formazione continua interna che viene confermata, con una particolare attenzione alla creazione di talenti futuri”.

Entrambi, Galluzzi e Grattieri, hanno concordato che restano vincenti, per affrontare al meglio il futuro, la valorizzazione dell’asset più importante – le persone – e il supporto tecnologico allo sviluppo di linee di produzione adattive, sulle quali si devono perfettamente integrare avanzati sistemi di motion, soluzioni di robotica, sistemi di visione e software evoluti.

La piattaforma robotica 5G da Qualcomm

robotica industriale

Una soluzione avanzata, integrata e completa, progettata specificatamente per l’industria della robotica

Basandosi sull’esempio di successo della piattaforma robotica Qualcomm Robotics RB3 e sulla sua ampia adozione in una vasta gamma di robot e droni oggi disponibili sul mercato, Qualcomm Robotics RB5 comprende un estensivo set di hardware, software e strumenti di sviluppo. La piattaforma è la prima nel suo genere a unire la profonda expertise dell’azienda nel 5G e nell’IA per facilitare sviluppatori e produttori nel creare la prossima generazione di robot e droni ad alta capacità di calcolo e a basso consumo energetico per consumatori, aziende e settori della difesa, industriali e servizi professionali.

Il Development Kit

Tutto questo è reso possibile grazie al Qualcomm Robotics RB5 Development Kit, che assicura agli sviluppatori i necessari livelli di personalizzazione e flessibilità per trasformare le loro progetti in realtà. Ad oggi, Qualcomm Technologies ha coinvolto diverse aziende leader nel settore, che hanno promosso la piattaforma Qualcomm Robotics RB5, includendo oltre 20 “early adopters” nel processo di valutazione della piattaforma.

Inoltre, oltre 30 player dell’ecosistema stanno sviluppando hardware e software necessari per attivare diverse applicazioni di robotica.

“Qualcomm Technologies è leader mondiale nell’innovazione della tecnologia wireless con una forte competenza in ambito IA, mobile computing e connettività. Applicando la nostra profonda expertise nei sistemi mobile all’industria della robotica, Qualcomm Technologies sta contribuendo alla creazione di robot più potenti, sicuri e intelligenti,” ha affermato Dev Singh, senior director of business development and head of autonomous robotics, drones and intelligent machines di Qualcomm Technologies, Inc.

“Grazie alla piattaforma Qualcomm Robotics RB5, Qualcomm Technologies supporterà l’accelerazione industriale in ambito robotico in segmenti quali robot autonomi mobili (Amr), robot e veicoli aerei senza pilota (Uav) per funzioni di consegna, ispezione, inventario, industriali e con caratteristiche di collaborazione, permettendo la realizzazione di casi d’uso per la robotica industriale 4.0 e gettando le basi per lo spazio Uav Traffic Management (Utm)”.

CHIMICA INDUSTRIALE: premiato un giovane talento italiano

Bracco Imaging

Una decina di candidature di alto livello, una short list di quattro semifinalisti eccellenti, un vincitore che è già rientrato in Italia

E’ Gianvito Vilé, 33 anni, il “cervello” selezionato tramite call internazionale rivolta a giovani studiosi di nazionalità italiana trasferiti all’estero, specializzati nel settore della “chimica in flusso”, e in particolare nella “trasformazione dei processi di sintesi chimica da modalità discontinua a continua”

Dedicato alla memoria del chimico Ernst Felder, a cui si devono grandi scoperte nel campo dell’imaging diagnostico, il premio, del valore di 1 milione di euro, ripartito in 5 anni, è stato lanciato da Fondazione Bracco e Bracco Imaging in collaborazione con il Politecnico di Milano e la Fondazione Politecnico di Milano.

L’obiettivo: permettere a un ricercatore di talento di tornare in Italia per lavorare a un programma di ricerca innovativo che può avere importanti ricadute in termini di sostenibilità, efficienza e sicurezza.

Vilé, che dal 2019 è inserito nella lista annuale degli “Scienziati più influenti in Ingegneria Chimica” della Società Chimica Americana e che quest’anno ha pubblicato uno studio sulla rivista Green Chemistry, potrà sviluppare nei nuovi laboratori del Politecnico di Milano e presso il Centro Ricerche Bracco di Ivrea la sua ricerca d’avanguardia. Sarà coadiuvato da Alessandra Sivo, giovane laureata in chimica farmaceutica al Politecnico di Milano, scelta da Vilé come ricercatrice junior per le sue ottime competenze in chimica di base e in ingegneria farmaceutica, che lo accompagnerà in questa nuova avventura tutta italiana.

“La mia attività di ricerca ha sempre integrato metodi di diverse aree della chimica e delle scienze ingegneristiche per progettare processi di sintesi ecologici applicati all’industria farmaceutica e a quella chimica”, spiega Gianvito Vilé, 33 anni, nato a Mesagne, in provincia di Brindisi, nel 1987.

“Tali processi usano principalmente materiali nanostrutturati e reattori in continuo, in modo da aumentare l’efficienza e la sicurezza delle reazioni e abbassare i costi di processo, raggiungendo al tempo stesso gli obiettivi di protezione della salute umana e dell’ambiente”.

 “Nell’anno in cui celebriamo il decimo anniversario della nostra Fondazione, siamo felici di aver permesso a un grande talento di rientrare in Italia e di aver gettato le basi per la nascita nel nostro paese di un nuovo centro di eccellenza”, afferma Diana Bracco, Presidente di Fondazione e Presidente e CEO del Gruppo Bracco.

“Insieme al Politecnico e alla Fondazione Politecnico di Milano, che ringrazio, abbiamo dato vita a un’iniziativa in netta controtendenza rispetto al fenomeno della cosiddetta fuga dei cervelli. Gianvito Vilé, ricercatore industriale che passa all’accademia, si occupa tra l’altro di una chimica sostenibile, sempre più attenta all’uomo e all’ambiente. Dopo ciò che abbiamo vissuto con il Covid-19, mi auguro che questo premio, che porta il nome del nostro indimenticabile Ernst Felder, possa contribuire a ridare fiducia ai giovani ricercatori italiani”, aggiunge Diana Bracco.

Trasmettitore industriale da VAISALA

Vaisala affermato produttore di trasmettitori di umidità, presenta il nuovo trasmettitore Indigo 520 che unisce la tecnologia più evoluta a eccellenti funzionalità

Capace di gestire fino a due sonde contemporaneamente, il trasmettitore industriale offre maggiore praticità, compatibilità e precisione, anche nelle applicazioni industriali più difficili.

Il trasmettitore industrale Indigo 520 è un trasmettitore con custodia metallica robusta, compatibile con l’ampia gamma di sonde intelligenti Indigo di Vaisala per la misura di umidità, temperatura, punto di rugiada, biossido di carbonio, perossido di idrogeno vaporizzato e contenuto di umidità in olio.

Può gestire contemporaneamente fino a due sonde di misura, misurando gli stessi o i diversi parametri simultaneamente.

Le sonde possono essere rimosse in modo semplice e rapido ogni volta che lo si desidera. Il trasmettitore industriale si presenta con un solido alloggiamento in metallo con grado di protezione IP66 e NEMA 4 ed è dotato di uno schermo touchscreen con vetro temprato.

Indigo 520 visualizza le misure in tempo reale e le trasmette ai sistemi di automazione tramite segnali analogici e contatti relè o, in digitale, tramite protocollo Modbus TCP/IP su rete Ethernet.

La connessione Ethernet del trasmettitore industriale, offre anche un’interfaccia web e una sicurezza informatica che risponde agli standard moderni.

La serie di prodotti Indigo by Vaisala, rappresenta la soluzione ideale per misure multiparametriche e connettività flessibile.

Il design modulare consente agli utenti di scegliere e combinare tra loro le informazioni necessarie, per operare negli ambienti industriali più esigenti.

La famiglia di prodotti Indigo comprende sonde intelligenti intercambiabili, trasmettitori robusti e il software Insight per PC.

Insieme creano una solida catena di dati per migliorare i processi industriali in termini di efficienza energetica, sicurezza e qualità del prodotto finale.

Le sonde utilizzano le rinomate tecnologie dei sensori Vaisala, come HUMICAP®, CARBOCAP®, DRYCAP® e PEROXCAP®, che Vaisala sviluppa continuamente per garantire prestazioni all’avanguardia.

Supportata dalle tecnologie costruttive di sensori di misura, affermata a livello mondiale, la serie Indigo copre una gamma completa di parametri di misura, quali umidità e temperatura, punto di rugiada, contenuto di umidità disciolta in olio, biossido di carbonio (CO2) e perossido di idrogeno vaporizzato (H2O2).

Innovazione tecnologica: il polo tecnologico “Noi Techpark” riapre a Bolzano

Techpark

Noi Techpark, il distretto dell’innovazione di Bolzano, ha riaperto le porte e va ripopolandosi di ricercatori, tecnici, giovani talenti e imprenditori.

La ripresa delle attività post Covid-19 avviene anche grazie all’apertura di 19 nuovi ingressi, dieci aziende e nove start-up, che portano così a 75 il numero totale di imprese presenti nel parco: aziende, start-up e spin-off che hanno scelto il polo tecnologico per connettersi a un ecosistema vitale, che proprio sull’interazione tra ricerca e impresa basa il suo successo.

Durante la pandemia il polo tecnologico non si è mai fermato, dimostrando con iniziative online come “Reagire alla crisi” di saper offrire supporto alle aziende anche “da remoto” – riapre le sue porte in totale sicurezza: 19 le nuove imprese accolte (11 insediate nel primo trimestre dell’anno, altre 8 presentatesi e selezionate durante il periodo di lockdown) che potranno interagire e lavorare a stretto contatto con le altre aziende già presenti, i centri di ricerca e l’università.

I nuovi ingressi, che portano a 75 il numero totale delle imprese insediate, potranno usufruire dei servizi di supporto all’innovazione forniti dal polo tecnologico Noi Techpark e, soprattutto, dei 40 laboratori attivi in settori tecnologici di punta che li aiuteranno a sviluppare, in stretta relazione con gli istituti di ricerca, nuove soluzioni in grado di aumentare know-how e competitività sul mercato.

“La crisi ha colpito parti dell’economia anche in Alto Adige. Proprio per questo l’insediamento di nuove aziende e start-up a Noi Techpark è un importante segnale di fiducia nel futuro di tutto il territorio – racconta Arno Kompatscher, presidente della Provincia Autonoma di Bolzano – È un momento in cui competenza e ricerca sono fondamentali”.

Al polo tecnologico Noi Techpark, le 19 nuove imprese e start-up potranno lavorare, confrontarsi e collaborare con i ricercatori di Eurac Research, Università di Bolzano, Centro di sperimentazione Laimburg, Fraunhofer Italia e Agenzia CasaClima.

Le aziende potranno così sviluppare e testare i propri prodotti condividendo il proprio know-how in un ambiente composto da altri innovatori e giovani talenti. 

La maggior parte delle imprese lavorano nell’ambito del Digital e delle tecnologie Green, due settori di punta nel prossimo futuro. Ci sono però anche nuove aziende che lavorano nel settore dell’Automotive & Automation e del Food.

Inoltre, ci sono quattro start-up, che negli ultimi tre anni sono diventate aziende di Noi Start-up Incubator, e si sono stabilite nel polo tecnologico, insieme alle 19 nuove aggiunte. La missione di Noi Techpark è proprio quella di coltivare ulteriormente questo terreno con servizi su misura come il programma di mentoring, i workshop e i servizi di supporto. “ Siamo onorati di essere parte del polo tecnologico Noi Techpark attraverso il Würth Innovation Hub che, tra i numerosi obiettivi, ci consente di intensificare i progetti di innovazione e di ricerca che rappresentano un pilastro fondamentale della strategia di crescita di Würth Italia – afferma Nicola Piazza, Amministratore Delegato di Würth Italia – Essere presenti a Noi Techpark, uno dei più dinamici parchi scientifico-tecnologici in Europa, ci offre la possibilità di conoscere e di collaborare con numerose start-up innovative, generando un interscambio fondamentale e determinante per sviluppare ulteriori progetti innovativi ed entrare in contatto con il mondo del futuro”.

Sicurezza dei macchinari industriali

Sicurezza dei macchinari industriali
La digitalizzazione al servizio degli operatori

La Sicurezza Funzionale dei circuiti di comando di sicurezza dei macchinari industriali è un aspetto che va considerato durante l’intero ciclo di vita operativo, come chiaramente indicato dalle  norme internazionali di riferimento

Per garantire quindi che i macchinari industriali conservino nel tempo l’adeguato livello di Sicurezza Funzionale, definito sulla base dei rischi associati, non è sufficiente che sia stato adeguatamente progettato, realizzato e messo in servizio: è necessario anche il fondamentale contributo da parte dell’operatore del macchinario che non si limita alla sola osservanza delle modalità di utilizzo definite dal costruttore.

I rischi per gli utilizzatori finali dei macchinari industriali

Un primo importante elemento da considerare è il mantenimento nel tempo dell’affidabilità dei sistemi di sicurezza presenti a bordo del macchinario. I fornitori di soluzioni di sicurezza acquisiscono i dati associati a tali dispositivi (a seconda dei casi i valori di MTTFD, PFHD, B10D, λ, SFF, …) in modo da poter permettere il calcolo del Performance Level (o del Safety Integrity Level) relativo ai sistemi di comando di sicurezza per le varie funzioni gestite.

Questi valori di sicurezza funzionale provenienti dai dispositivi sono però analizzati considerando l’intervallo di funzionamento specifico del componente (definito quale “ciclo di vita” e caratterizzato da parametri quali “TM” o “T1MAX” o “T10D”).

Per poter garantire il livello di affidabilità dichiarato senza degradazioni non accettabili, ogni dispositivo di sicurezza dovrà essere sostituito o, laddove possibile, riportato in condizioni di “come nuovo”, al più tardi allo scadere del proprio ciclo di vita. Molto spesso però i macchinari industriali non dispongono di sistemi di diagnostica che consentano all’utilizzatore finale di cadenzare in modo corretto questi interventi.

Il rischio è che l’utilizzatore finale, non conscio del raggiungimento dei limiti di tali componenti, continui a far utilizzare il macchinario anche oltre i limiti sopra indicati, senza tutelare adeguatamente i propri operatori ed esponendosi in prima persona alle conseguenze della violazione dell’obbligo di mettere a disposizione dei lavoratori attrezzature sicure, così come prescritto dal D.lsg. n. 81/08.

Un passo importante verso la sicurezza predittiva

La digitalizzazione industriale può offrire una soluzione concreta per aumentare la sicurezza degli operatori.

Le tecnologie e i componenti presenti sul mercato consentono infatti di dotare agevolmente qualsiasi macchinario con sistemi di acquisizione dati dei dispositivi di sicurezza, trasferendo questi dati in un adeguato punto di raccolta ed elaborazione (Cloud e Cloud Computing) nel rispetto di tutti i parametri di Cyber Security.

Si avranno così a disposizione statistiche, magari già in formato grafico, che consentano un continuo monitoraggio dello stato dei dispositivi, del loro restante tempo di vita e una previsione del raggiungimento dei loro limiti sulla base del loro storico di utilizzo.

La scalabilità dei parametri rappresentativi, a seconda della capillarità dell’infrastruttura di acquisizione dati, permette di raccogliere e analizzare i dati sia di un intero sito produttivo che del singolo dispositivo di macchinari industriali operanti in quel sito. Una tecnologia che consente quindi in modo concreto la pianificazione di una manutenzione predittiva come base di una garanzia oggettiva del mantenimento dell’adeguato livello di sicurezza per gli operatori.

Green economy: finanziamenti per le filiere strategiche

green economy

Investimenti di 50 miliardi l’anno fino al 2030 che contribuiranno a una crescita del PIL dello 0,5% ogni anno e ad oltre 5 milioni di posti di lavoro, nei settori della green economy 

Tutto questo in un programma di transizione energetica sulle filiere strategiche: idrogeno e rinnovabili con l’obiettivo di porre l’Italia come il soggetto trainante a livello europeo.

Sono queste le azioni e i numeri messi in campo da Ministero dello Sviluppo Economico e Confindustria che, nel corso di un incontro tra il Ministro Stefano Patuanelli e il delegato per l’Energia di Confindustria Aurelio Regina, hanno iniziato a delineare le strategie industriali del Green New Deal annunciato nei mesi scorsi dal Governo Conte.

 “Il Ministro Patuanelli – spiega una nota – ha dato il via libera alle misure per facilitare la transizione di importanti settori industriali  gasivori  ed evitarne la delocalizzazione.

Su questo punto saranno riavviate due misure, una di carattere nazionale e l’altra in corso di notifica alla Commissione UE che consentiranno di ridurre il differenziale di prezzo rispetto ai players industriali europei nel settore del gas.

Sul tema ETS, il sistema per lo scambio di quote emissione di gas a effetto serra dell’UE, sarà avviato un tavolo comune per dare attuazione delle norme emanate con la nuova Direttiva Emission Trading, i costi indiretti ETS e per una attenta valutazione delle proposte Comunitarie per la riforma della fiscalità energetica”.

Industrie pronte a investire ma servono regole chiare

Le misure annunciate dal ministero erano attese da tempo dalle imprese del comparto che chiedevano regole precise per un settore, quello delle energie rinnovabili e della green economy.

Un settore che è pronto ad investire, anche con operazioni di reshoring ma che, per farlo, necessita di un quadro normativo che deve essere chiaro e con un orizzonte temporale ben definito.

L’auspicio di Confindustria, quindi, è che questo piano possa colmare alcuni gap di competitività, come quello sul prezzo del gas naturale, rilanciare le filiere italiane, e risolvere crisi che ormai si trascinano da anni e che rischiano di cancellare interi comparti strategici, come l’acciaio.

Networking aziendale: cos’è e come funziona

networking aziendale

Il networking, oppure lavoro di rete, può essere sviluppato da più persone che svolgono dei lavori professionali, seppur diversi, ma all’interno della stessa azienda

Il concetto di networking si può interpretare a partire dalla sua stessa definizione. La parola è il frutto dell’unione tra “net” (che vuol dire rete) e working (che viene da lavorare).

Come ci suggerisce quindi la sua denominazione, il networking fa riferimento all’idea di lavorare cooperando (facendo appunto rete).

È importante però a proposito della denominazione di networking, concentrarsi sul suffisso “ing”, che in inglese suggerisce un senso di continuità.

Tutte le azioni che possiamo racchiudere in questo modo di lavorare, infatti, possono dare risultati solo se effettuate con costanza.

Come funziona il networking

Fare networking è possibile semplicemente prendendo parte a degli eventi. Esistono difatti dei veri e propri appuntamenti a cui partecipare: si tratta di convegni, fiere e meeting, strumenti pensati proprio come occasione di raduno per professionisti dello stesso settore.

Solitamente gli eventi di networking vengono inaugurati con una presentazione breve dei partecipanti: lo scopo di questi incontri è infatti quello di conoscersi, scambiarsi idee e promuovere i propri progetti.

L’obiettivo del networking è quello di cercare un confronto costruttivo e creare così uno spazio di formazione collettivo, a cui tutti possono attingere.

I vantaggi del networking aziendale

Fare networking vuol dire darsi la possibilità di crescere, allargare i propri orizzonti professionali e stringere partnership interessanti per il futuro. Il networking va infatti inteso come un prezioso strumento di business, attraverso il quale ascoltare esperti del settore, arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e affacciarsi ad un mercato nuovo.

Infine, il confronto garantito dagli eventi di networking è da vedere come un’occasione per stringere nuove amicizie, con le quali confrontarsi circa le diverse esperienze lavorative o i diversi modi di operare.

Possiamo quindi dire in definitiva che tra i vantaggi del networking aziendale troviamo la possibilità di:

  • Avere un ambiente di lavoro più creativo ed innovativo;
  • Raggiungere obiettivi condivisi con i colleghi;
  • Migliorare le capacità intellettuali;
  • Migliorare la propria soddisfazione e il proprio coinvolgimento nel proprio lavoro;

Automazione Industriale Intelligente e Life Science digitalizzate

life_science_digitale

Nei prossimi anni vedremo sempre più l’ascesa e la collaborazione tra nuovi attori nel panorama industriale: intelligenza artificiale (AI), machine Learning (ML) ed elaborazione del linguaggio naturale (NPL) per realizzare un’automazione intelligente con un approccio più opportuno e vantaggioso

Il comparto life science non scappa a questa regola, anzi!  

Deve essere tra i primi settori sempre aggiornati, sfidare nuovi limiti, ricercare molecole, terapie e dispositivi sempre più all’avanguardia per poter migliorare la vita dei pazienti.

In poco più di un secolo le scoperte in ambito farmaceutico hanno letteralmente doppiato e sommerso i progressi in ambito industriale.

Se da un lato abbiamo un ampio ventaglio di potenziali molecole interessanti da testare, dall’altro lato, i mezzi industriali, le tecnologie e l’automazione a disposizione non sono proprio al passo con la ricerca.

Ricerca e industrializzazione/automazione viaggiano su binari diversi

La ricerca è stata più libera di correre liberamente mentre dall’altra parte le compagnie farmaceutiche hanno trovato una strada molto più tortuosa per poter soddisfare la compliance in campo industriale.  Scenari regolatori in perenne movimento, problematiche legate ai brevetti e soluzioni tecnologiche datate.

Ancora oggi molte attività sono appesantite da processi di compliance rigidi.

Inoltre, è sempre più visibile la frattura esistente tra la gestione e la comprensione critica che le aziende dovrebbero utilizzare per gestire in maniera ottimale gli aspetti di sicurezza e collaborazione del paziente.

Le aziende dovranno necessariamente in futuro adottare soluzioni più integrate e affidarsi sempre più all’automazione per allinearsi a tali aspetti e risolvere le sfide più critiche in maniera efficace. L’automazione è pertanto vitale per ottenere successo nell’industria farmaceutica.

Le compagnie stanno affrontando ogni giorno grandi flussi di cambiamenti soprattutto nella gestione dei dati per salvaguardare la compliance e la sicurezza dei prodotti immessi in commercio.

Numerosi dati provengono da fonti multiple, sempre più prodotti sono distribuiti in paesi differenti che cambiano continuamente i propri requisiti regolatori.

Per esempio, l’utilizzo di una intelligenza artificiale integrata a sistemi di farmacovigilanza consentirebbe l’ottimizzazione e l’elaborazione simultanea dei dati da svariate fonti (email, social media, banche dati online, files audio, video) e renderebbe i trials clinici più consistenti, sicuri e vantaggiosi, riducendo di gran lunga le tempistiche.

Nonostante l’automazione sia spesso stato ingiustamente sinonimo di disoccupazione (Machines replacing Humans), in realtà anche nel pharma worldcome in altri campi, porterà ad un restyling vero e proprio del lavoro traducendosi in nuove posizioni lavorative, l’accento di sposterà sempre di più sull’aspetto data science.

Il coinvolgimento umano non scomparirà ma sarà trasformato ed integrato sempre più in un unico processo automatizzato tra AI, ML e NPL.

Ciò porterà a setacciare le voluminose quantità di dati processati più velocemente ed efficientemente. Il risultato finale? Le aziende libereranno più tempo e risorse che potranno essere investite in miglioramenti ed innovazione invece che in compiti ripetitivi senza valore aggiunto. Anche i dati stessi, hanno subito una loro “evoluzione” e continueranno ad evolversi e ad espandersi.

L’industria dovrà necessariamente adattarsi alla loro trasformazione per poter far fronte ad un volume di dati in continua crescita da fonti più disparate.

Prima i dati erano abbastanza puntiformi, statici, e ricavabili da fonti standard e tradizionali (report, banche dati collaudate, laboratori) adesso invece possiamo ricavare dati da dispositivi indossati direttamente dai pazienti, questo porta ad assumere sempre più dati e in maniera più dinamica.

Da un punto di vista tecnico si arriverà ad ottenere dati più consistenti, un legame sempre più forte tra pazienti ed i professionisti dell’ambito sanitario e la trasformazione della sanità stessa nell’era digitale.

Sempre più dati a disposizione provengono da canali non tradizionali, meno statici e più fluidi, come social media e siti online, e sono spesso utilizzati dai pazienti per scambiare informazioni, transitare dati e comunicare: tutto ciò porta ad un ampio raggio d’ azione. È compito della tecnologia e dell’automazione dunque, riuscire a captare i dati utili nel mezzo dello “tsunami digitale” e contestualizzarli, confrontarli anche con i vecchi dati più “analogici” e tradizionali per poter analizzare e migliorare la qualità di vita dei pazienti, la compliance e la qualità del prodotto.